Mass Effect Infiltrator - review
Peggio di Galaxy non può certo essere...
È già disponibile la guida di Mass Effect 3 di Eurogamer.it, che verrà costantemente aggiornata nei prossimi giorni con trucchi, strategie e il walkthrough completo del gioco.
Mass Effect e iOS, a quanto pare, non riescono a stare lontani l'uno dall'altro. E dopo le recenti disavventure di Mass Effect Galaxy, permettetemi di dirlo, è un fatto quantomeno curioso: quante volte avete visto un publisher costretto a ritirare un titolo dall'App Store per l'eccessiva pioggia di critiche ricevute?
Forti del "andrà meglio la prossima volta" e con un coraggio da leoni, i ragazzi di Electronic Arts tentano nuovamente il colpaccio sui dispositivi Apple con Mass Effect Infiltrator, affidando le redini dello sviluppo ai ragazzi di IronMonkey Studios (già saliti alla ribalta con l'ottima revisione iOS di Dead Space) con un solo e semplice obiettivo: evitare un secondo, imperdonabile disastro.
iPad 2 alla mano ci siamo dunque addentrati in questa nuova avventura dal sapore BioWare, nutrendo in cuore la speranza di assistere ad un titolo capace di annullare i brutti ricordi e dare alla saga di Mass Effect una più che meritata credibilità anche nell'universo mobile.
Ma sono bastate una manciata d'ore per accorgersi di come questa si sia rivelata una lontana chimera per i possessori di iDevice: gli obbrobri di Galaxy sono lontani anni luce, ma nonostante i numerosi passi avanti qualcosa in più poteva e doveva essere fatto.
Ma bando alle ciance. A fare gli onori di casa in Mass Effect Infiltrator è Randall Ezno, veterano di casa Cerberus passato dall'altra parte della barricata dopo anni di disonorevole servizio in seguito alla scoperta di una serie di inquietanti piani con i quali l'organizzazione pro-umani mira al potere supremo. Braccato dagli ex-colleghi, il buon Randall sarà costretto a mettere le ali ai piedi, cercando di uscire vivo dalla base Cerberus in cui si trova e, cosa più importante, di liberare l'amica (e non solo) Inari.
Come potete intuire da questa breve sinossi, Mass Effect Infiltrator non presenta particolari raccordi narrativi con la serie principale, se non il nome di Illusive Man pronunciato in qualche circostanza pur senza mai apparire.
L'intera storia viene raccontata attraverso una non così florida serie di linee di dialogo (Inari, nella prima parte del gioco, rappresenta il nostro interlocutore preferenziale), che si alternano agli immancabili "Continua a correre" o "Ammazzali tutti!", a cui il giocatore si abitua in fretta.
"L'intero impianto narrativo scricchiola parecchio con dialoghi superficiali e una storyline al minimo sindacale"
L'intero impianto narrativo, a dirsela tutta, scricchiola parecchio: dialoghi superficiali, storyline al minimo sindacale e un finale che si dimostra troppo precipitoso, incapace di dare degna spiegazione alle comunque poche informazioni reperite nel corso dell'avventura. Non che la cosa rechi troppo fastidio al giocatore, vista la mediocrità della sceneggiatura complessiva, ma un pizzico di impegno in più non avrebbe certo guastato.
Anche l'esplorazione degli scenari, alla lunga, lascia il tempo che trova. Per la quasi totalità dell'avventura il giocatore si trova rinchiuso all'interno della base Cerberus, snocciolando chilometri di corridoi identici pullulanti nemici armati a festa.
Anche questi ultimi non brillano per varietà di tipologia, nonostante sia sottolineata la provenienza da pianeti e galassie differenti: la presenza di boss fight regala un minimo di appeal in più, riuscendo a diversificare il fronte nemico. Il livello di sfida si alza sensibilmente ma individuare pattern d'attacco e conseguenti strategie non ruberà più di qualche game over.
Il sistema di controlli eredita quanto visto nel già citato Dead Space, pur non raggiungendo il medesimo livello di sensibilità e accuratezza: uno swipe sul lato sinistro dello schermo determina il movimento dell'alter ego, demandando la gestione della telecamera alla parte destra dello stesso.
Particolare attenzione è stata riversata nella gestione delle coperture: per ripararsi dietro uno specifico elemento basterà effettuare uno swipe in sua corrispondenza, mentre per cambiare copertura - rotolando automaticamente verso quella più vicina - basterà sfiorare lo schermo con un movimento verso destra o sinistra.
Un movimento verso l'alto, infine, permette di scavalcarla e di tornare in assetto "normale". Tutto abbastanza intuitivo, specie se non siete nuovi agli IronMonkey, anche se la precisione talvolta lascia a desiderare. Quando la concentrazione di nemici sale, infatti, scavalcare una copertura anziché scivolare fino a quella più vicina potrebbe costar caro.
Veniamo dunque alla fase di combattimento, la prima novità rilevante insita in questa revisione touch di Mass Effect. Il titolo abbandona gli stilemi più tradizionali dello sparatutto in terza persona, affidandosi al controllo tattile caratteristico di casa Apple: un tap sull'avversario da eliminare e in luogo della consueta pioggia di proiettili comparirà un reticolo intorno al malcapitato, che evidenzia il suo punto debole (solitamente la testa) verso il quale fare fuoco.
"Ogni arma ha uno specifico raggio d'operatività che determina quali nemici attaccare"
Originale, non c'è che dire, ma non esente da piccole imperfezioni. Ogni arma ha uno specifico raggio d'operatività (fucile a pompa e sniper coprono una gittata del tutto diversa), che determina univocamente quali nemici attaccare: non c'è "libertà" nell'attacco, essendo impossibile far fuoco verso un soldato al di fuori di tale area. Piuttosto che impedire il reticolo (che, tra l'altro, richiede d'essere in linea con l'obiettivo designato), una riduzione del danno inflitto avrebbe rappresentato una soluzione più adeguata.
Non possono mancare attacchi melee ravvicinati, un run & gun attivabile da un'apposita abilità del personaggio e, più importante, un set di skill biotiche. Delle quattro di cui Randall è dotato, solo due sono quelle interessanti: la prima, analoga alla Singolarità di Liara, permette di bloccare a mezz'aria i malcapitati e di finirli mentre fluttuano inermi.
La seconda, che chiameremo fantasiosamente Guinzaglio, permette di afferrare a distanza l'avversario e strangolarlo: la spettacolarità è garantita, ma assistere ad una sequenza di quasi cinque secondi, durante i quali il nostro eroe non può essere colpito, ne riduce il fascino già dopo un paio di utilizzi.
Tempo impiegato, salute residua e stile di combattimento sono i parametri di valutazione per ogni scontro: migliori sono i risultati ottenuti, maggiore sarà la quantità di denaro ricevuto da investire nell'utile negozio in game, dove trovare nuove armi, armature, poteri biotici e altre abilità tutte rigorosamente potenziabili.
Dimenticatevi di skill tree e di qualsiasi cosa vagamente inerente al mondo RPG: Mass Effect Infiltrator adotta una struttura freemium per la gestione degli oggetti/abilità, che permette di evolvere le capacità del personaggio sia col soldo virtuale (badate che gli armamenti migliori avranno costi astronomici) sia con quello reale, che accelera sensibilmente tale processo.
A rendere le cose più interessanti contribuisce una serie di file segreti reperibili dai cadaveri dei nemici abbattuti: tali informazioni, oltre a poter essere vendute nello store per guadagnare un quantitativo extra di denaro sonante, possono essere uploadate direttamente su Mass Effect 3 al fine di aumentare la Galactic Readiness di Shepard.
Concludere il capitolo maggiore con tale attitudine al massimo ne sbloccherà automaticamente il finale migliore (perfezionisti, siete avvisati), anche se per raggiungere l'obiettivo non è obbligatorio arrivare i credits di Mass Effect Infiltrator.
"Il comparto tecnico dimostra solidità nella sola veste grafica: il livello di dettaglio è impressionante"
Il comparto tecnico, dal canto suo, dimostra solidità nella sola veste grafica: il livello di dettaglio è impressionante, così come la cura delle animazioni e la texturizzazione globale. Gli scenari, seppur eccessivamente ripetitivi, denotano un'ottima pulizia, peccato solo per il frame rate, stabile in generale ma destinato a crollare nelle scene più concitate.
Insufficienza totale invece per il voice over, fiore all'occhiello dei capitoli maggiori che raggiunge proprio in questa revisione portatile il suo punto più basso: la voce di Randall è piatta e priva di emozioni, avulsa dal contesto narrativo anche nei frangenti più delicati. Non possiamo certo pretendere una qualità hi-fi da un iPad, ma un tale doppiaggio rasenta pericolosamente il limite dell'offensivo.
Il risultato finale? A malincuore, ma è una sufficienza davvero striminzita. Gli orrori di Galaxy sono sì un brutto ricordo, ma lo stesso Mass Effect Infiltrator non fa poi molto per confermarsi un brand di spessore anche in questa seconda vita portatile.
L'assenza pressoché totale di un canovaccio narrativo e il distacco dalla sceneggiatura principale pesano forse più della mancanza di un impianto ruolistico e di un sistema di reputazione, da sempre fondamentale nell'esperienza console e qui soltanto abbozzato e inutile ai fini dell'epilogo.
Gli amanti irriducibili del brand potranno trovare un leggero spin-off col quale intervallare l'epica battaglia finale contro i Razziatori: ma se siete arrivati sino ad oggi ignorando il nome di Shepard, non sarà certo Mass Effect Infiltrator a farvi cambiare idea.