Medal of Honor: Warfighter Multiplayer - prova
Dove vai se un amico non ce l'hai?
Stoccolma - Durante il nostro recente viaggio a Stoccolma abbiamo potuto passare qualche ora in compagnia della modalità multiplayer di Medal of Honor: Warfighter, lo sparattutto che Electronic Arts ha intenzione di schierare per contrastare il dominio della serie Call of Duty.
Nel frattempo, mentre tornavamo dalla capitale svedese, è uscita su Xbox 360 la beta multigiocatore, grazie alla quale potrete anche voi cominciare a prendere confidenza con le meccaniche dello shooter di Danger Close.
Durante la nostra prova abbiamo potuto sperimentare ognuna delle sei classi che saranno messe a disposizione, oltre alle modalità Hotspot e Homerun. Le mappe che abbiamo potuto provare sono Somalia Stronghold, Al Fare Cliffside e Sarajevo Stadium, tutte ispirate a livelli che vedremo nella campagna, ma come il Senior Level Designer di Danger Close Elisabetta Silli ci ha confermato, completamente riviste per riadattarsi alle necessità del multiplayer.
A differenza del gioco del 2010 in Warfighter è evidente la mano dello sviluppatore californiano anche nel comparto multiplayer. Nel precedente Medal of Honor questo era stato affidato a DICE, ma ciò aveva reso la modalità un ibrido tra il gameplay di Call of Duty e quello di Battlefield, finendo per scontentare un po' tutti.
In Warfighter invece si è prediletto un approccio più classico, rinunciando a uno spropositato numero di giocatori e alla distruttibilità degli ambienti (anche su PC) per confezionare un'esperienza più diretta e veloce, del tutto e per tutto simile a quella che sperimenteranno gli utenti console.
Il fulcro di Medal of Honor: Warfighter, oltre alla possibilità di farvi vestire i panni di alcune delle più celebri forze armate mondiali (nessuna italiana, sfortunatamente) è incentrato sulla meccanica del Buddy. In altre parole il gioco vi assegnerà automaticamente, nel caso non ve lo foste già scelto in autonomia, un compagno.
Con lui dovrete instaurare un rapporto di collaborazione per sfruttare al massimo le meccaniche studiate dagli sviluppatori. Per fare un esempio, sarà possibile rinascere solo presso la base della squadra o a fianco del Buddy, si guadagneranno punti esperienza anche dalle sue azioni e sarà sempre possibile vederlo segnato sulla mappa. Col vostro compagno sarà possibile scambiare delle munizioni nel caso abbiate consumato tutto il caricatore, mentre grazie al suo intervento potrete recuperare immediatamente la salute. Inoltre, quando sarà ucciso, potrete seguire la sagoma del suo uccisore per alcuni secondi, anche attraverso le pareti.
In una modalità come Home Run, nella quale si hanno tre minuti per recuperare una delle due bandiere situate nei pressi della base avversaria, ovviamente per riportarla nel proprio campo, avere la possibilità di individuare un avversario anche dietro a un muro è un vantaggio formidabile, che potrebbe decretare la vittoria o la sconfitta. Questo perché non sono previsti respawn e dunque ogni kill ha un peso fondamentale per l'evoluzione del match.
In questa modalità le mappe saranno piccole e piuttosto articolate, così da spingere i giocatori ad avanzare con prudenza o a tentare strategie di squadre per accerchiare gli avversari asserragliati in un angolo. Le meccaniche del Buddy danno quindi il meglio di sé quando vi è già una certa affinità col compagno o una certa propensione alla comunicazione. Per fare un esempio a Stoccolma abbiamo inizialmente giocato con un collega italiano col quale siamo riusciti subito a imbastire una discreta intesa, grazie alla quale coprirsi le spalle a vicenda per provare ad avanzare minimizzando i rischi.
Quando però si sono mischiate le squadre ci siamo trovati accoppiati con dei giornalisti stranieri meno inclini al dialogo, elemento che li ha fatti essere poco più che punti di respawn mobile, svilendo in questo modo tutti gli sforzi degli sviluppatori. In quest'ultima occasione Medal of Honor: Warfighter ha perso parte della sua verve e della sua originalità, apparendo, perlomeno in questo primo incontro, piuttosto convenzionale.
Hotspot infatti ricorda la modalità principe di Battlefield, ovvero Corsa, nella quale la squadra in attacco deve distruggere tre punti di controllo sui cinque a disposizione. I difensori devono impedirlo, resistendo il tempo necessario a consumare progressivamente tutti i rientri degli avversari.
"La strutturazione delle sei classi sembra piuttosto convincente, grazie a uno stile piuttosto marcato di ognuna di esse"
In questo caso le mappe proposte sono piuttosto ampie e discretamente disegnate, grazie a diversi punti dai quali dominare l'area sottostante che potrebbero consentire anche ai cecchini di trovare discrete linee di tiro.
La mancanza della distruttibilità e dei mezzi di Battlefield rende Hotspot meno intenso e spettacolare di Corsa, nonostante lo stile di Medal of Honor: Warfighter prediliga un approccio più veloce e dinamico agli scontri, con un tempo di respawn quasi azzerato e persino le killstreak da attivare dopo una serie di azioni convincenti.
La strutturazione delle sei classi sembra piuttosto convincente, grazie a uno stile piuttosto marcato di ognuna di esse e a mappe in grado di valorizzarle tutte. L'introduzione di 'mosse speciali' specifiche contribuisce a differenziare l'offerta e spinge i giocatori a combinare le proprie caratteristiche con quelle del Buddy, per creare un duo invincibile.
Uno potrebbe infatti scegliere di essere un Demolitore, in modo da corazzarsi dietro il suo scudo, mentre il compagno di vestire i panni di un Point Man, in grado di abbattere più velocemente i nemici grazie alla sua potenza di fuoco superiore. Anche in questo caso è evidente come tutto il gioco sia strutturato intorno alla meccanica del compagno, in grado di essere un vero e proprio valore aggiunto se sfruttato correttamente.
La versione di Medal of Honor: Warfighter che abbiamo potuto provare nella capitale svedese girava su Personal Computer. Su questa piattaforma il gioco Danger Close potrà sfoggiare tutte le sue qualità, con dettagli settati al massimo, texture di buona qualità e senza tentennamenti di sorta per quanto riguarda il framerate.
Particolarmente apprezzabile è la resa estetica dei soldati, bene animati e pieni di dettagli, peccato per qualche strana reazione del ragdoll. Buone invece le ambientazioni, che evidenziano un ottimo design e qualche abbellimento grafico piacevole.
L'assenza della distruttibilità e le dimensioni delle mappe molto minori, fanno comunque sì che Battlefield 3 rimanga più spettacolare e curato del lavoro dei Danger Close, nonostante l'ottimo utilizzo di effetti luce, fumo ed esplosioni di questi ultimi. Talvolta si sono notati dei problemi di tearing, ma si spera siano risolti in queste ultime fasi di ottimizzazione del codice di gioco.
"Medal of Honor: Warfighter arriva nei negozi con un comparto multigiocatore sufficientemente solido e variegato"
Medal of Honor: Warfighter arriva nei negozi con un comparto multigiocatore sufficientemente solido e variegato da garantire diverse ore di divertimento a coloro che vi si avvicineranno. Le modalità di gioco presentate, soprattutto Homerun, sono ben strutturate e divertenti, le mappe ben disegnate e le classi sufficientemente varie e bilanciate. La meccanica del Buddy funziona e dovrebbe spingere due amici a collaborare in maniera efficace per la vittoria del proprio team.
Il problema è che quando non si ha un compagno col quale condividere tutti gli elementi studiati dagli sviluppatori, Medal of Honor: Warfighter perde gran parte della verve e dell'originalità, presentandosi sotto molti aspetti troppo convenzionale. È però presto per dare dei giudizi, dato che il gioco è previsto per il 25 ottobre su PC, PS3, Xbox 360 e PS Vita.