Metro: Last Light - review
Una luce in fondo al tunnel.
Dopo un aprile non propriamente entusiasmante sul fronte delle nuove uscite, tocca a Koch Media chiudere ufficialmente la stagione 2012-2013. E lo fa con uno dei progetti di punta della defunta THQ, salvatosi dalle macerie di un fallimento che fortunatamente non ha trascinato con sé i pezzi migliori del suo catalogo. Metro: Last Light segue l'ottimo e per certi versi piuttosto inatteso Metro 2033, giunto su PC e Xbox 360 nella primavera del 2010. Dopo gli anni passati con S.T.A.L.K.E.R. a preparare il terreno, era piuttosto ovvio che qualcun altro avrebbe continuato a sfruttare il contesto postatomico russo con uno sparatutto più immediato e guidato rispetto all'RPG a navigazione libera di GSC Game World.
Le premesse della trama non presentano novità eclatanti rispetto a quando raccontato in Metro 2033: il protagonista è sempre Artyom, un giovane combattente solitario ben allenato alla sopravvivenza nelle miserevoli condizioni in cui è costretto quel che resta della capitale sovietica. Dopo l'apocalisse del 2013 circa duecentomila persone riuscirono a trovare rifugio nella rete di tunnel della metropolitana: il fallout nucleare ha reso la superficie in larga parte impraticabile lasciando i sopravvissuti in balia di un'economia basata completamente sul riciclo e il recupero di risorse non compromesse dal tempo e dalla radioattività.
Già in Metro 2033 la loro scarsa disponibilità aveva messo le une contro le altre quattro fazioni di umani, e l'ideologia distorta di comunisti e nazisti non aveva fatto altro che rendere ancora più fragili i rapporti diplomatici. I beni consumabili pre-olocausto sono quindi una rarità e, vista la costante minaccia dei mutanti, si capisce perché la moneta di scambio corrente sia rappresentata da munizioni di qualità prodotte prima della guerra.
Proprio le belve che infestano la superficie e le profondità del sottosuolo aggiungono disperazione alla situazione di due generazioni di sepolti vivi dalla nascita. La trama di Last Light approfondisce in modo efficace la caratterizzazione delle fazioni perennemente in lotta tra loro non solo per le risorse di cui sopra, ma anche per un obiettivo di lunga portata che presuppone il possesso di un bunker antiatomico in cui dovrebbe essere stoccato un arsenale di tale potenza da permettere al suo possessore di dominare quel che resta del pianeta, sopra e sotto la sua superficie.
"Le belve che infestano la superficie e le profondità del sottosuolo aggiungono disperazione a due generazioni di sepolti vivi dalla nascita"
Gli scopi che muovono gli attori di questo dramma postatomico sono quindi piuttosto chiari: la cieca furia omicida per i mutanti contrapposta all'istinto di sopravvivenza per gli umani, costretti a una vita da reclusi degna del miglior horror movie. In questo contesto si muove il ranger Artyom, alla ricerca degli Oscuri che aveva cercato di sterminare in Metro 2033 a colpi di testate nucleari facendo affidamento sulla sua capacità di maneggiare le armi e di nascondersi nell'ombra. Dopo cinque o sei ore di gioco è abbastanza evidente la duplice natura di Metro: Last Light: alle sparatorie più brutali si possono, in determinate situazioni, preferire approcci più discreti che lascino in vita molti più nemici ma anche un maggior numero di proiettili nei nostri caricatori.
La componente stealth di Metro: Last Light è infatti più sviluppata di Metro 2033, mutuando dai concetti di base di Thief e Splinter Cell la possibilità di usare zone d'ombra per avvicinarsi ai nemici e sistemarli con una coltellata o un'arma silenziata, grazie all'eccezionale uso della luce che viene fatto in ogni livello del gioco. I visori e mirini notturni sono funzionali a queste situazioni, ma il vero valore aggiunto deriva dalla buona programmazione dei nostri avversari nel percepire ogni nostro rumore o movimento incauto e dal level design di quasi tutti i livelli. Prima della sparatoria è quasi sempre possibile, dedicandosi a un minimo d'esplorazione preventiva, tentare l'approccio silente che prevede (in pochi casi) anche l'elusione completa dei nemici senza nemmeno provocare una vittima.
Se lo stealth evoluto di Last Light rispetto al gioco originale è stato una bella sorpresa negli scontri con gli umani, assolutamente ineccepibile è la solidità del gameplay inteso come sparatorie brutali: quando si tratta di mutanti la tensione sale a mille a causa del numero, della velocità e dell'occasionale resistenza ai proiettili, che bilanciano un'intelligenza tattica del tutto trascurabile. Gli abomini che ci arrivano addosso, stupendamente caratterizzati e animati nella loro letale aggressività, sono presenti soprattutto per farci sprecare ampi quantitativi di munizioni: i loro incontri, soprattutto nelle zone più buie della Metro, sono ad alto tasso di tensione, riuscendo in più di un'occasione a far fare al giocatore un bel salto sulla sedia.
"Se lo stealth evoluto di Last Light rispetto al gioco originale negli scontri con gli umani è stato una bella sorpresa"
Anche la programmazione degli umani che ci troveremo a combattere è degna di apprezzamento: le dimensioni ristrette dei livelli hanno permesso uno stretto controllo da parte degli sviluppatori sul loro comportamento, che si rivela sempre plausibile e ben scriptato quando la sparatoria si evolve in una direzione o nell'altra. Quando riescono a percepire la nostra presenza si mettono in copertura, tentando stanarci a suon di granate. Al livello normale la sfida è già discreta mentre salendo ad hardcore occorre muoversi con una certa cautela, sfruttando il più spesso possibile ripari, oscurità e armi silenziate.
Come in Metro 2033 ogni luogo dev'essere attentamente ripulito di munizioni, medikit e armi speciali come coltelli dal lancio, mine o granate; le munizioni di pregio possono essere usate solo in momenti di vera emergenza ma è meglio conservarle per i mercanti che periodicamente si trovano nelle zone abitate della metro. Qui è possibile rivendere a prezzi da ladrocinio tutto il superfluo che siamo riusciti a recuperare nelle nostre peregrinazioni, ma soprattutto acquistare munizioni e modificare armi a seconda delle nostre esigenze. L'articolo più importante del gioco tuttavia non è in vendita e per un motivo ben preciso: si tratta dei filtri delle maschere antigas, che permettono di attraversare aree pericolose senza morire soffocati dalle emissioni radioattive.
Questo fattore, riproposto senza particolari cambiamenti da Metro 2033, è assolutamente cruciale per far sperimentare al giocatore quel genere di tensione che solo l'attraversamento di una zona contaminata può garantire. Ci si trova infatti spesso nella situazione di dover perlustrare zone in cui il transito è reso difficoltoso da edifici diroccati, acquitrini radioattivi, mutanti allo stato brado e sopratutto un tempo limite scandito dalla durata residua del filtro.
"La mancanza di un qualsiasi supporto alla navigazione muterà la tensione muti in disperazione quando il fiato diventerà sempre più corto"
Aggiungete a questo la mancanza di un qualsiasi supporto alla navigazione e di colpo vi troverete ad apprezzare come la tensione muti in disperazione quando il fiato inizia diventare sempre più corto. Tra il soffocare mentre state correndo per cercare la fine del livello e lo scoprire un filtro che vi regali uno o due minuti di autonomia in più, sta la differenza nell'approccio ai livelli in superficie. In questo caso si tratta in genere di ampie zone all'aperto, nettamente più labirintiche e meno lineari rispetto ai tunnel nel sottosuolo in cui è meglio non fermarsi troppo ad ammirare il paesaggio.
Il gameplay di Metro: Last Light è quindi un'evoluzione dell'originale, sopratutto grazie a un sistema stealth meglio concepito: non si tratta però dell'unico passo in avanti, visto che 4A Games ha compiuto molti progressi anche nella realizzazione tecnica di un gioco che sovrasta nettamente il suo predecessore. Questa nuova iterazione del 4A Engine (di cui i creatori avevano programmato l'originale X-Ray Engine di S.T.A.L.K.E.R.) è infatti una spanna buona sopra quella vista in Metro 2033 per tre validi motivi. Il primo riguarda il raggiungimento di un livello di dettaglio eccellente, che deriva uno studio dei modelli tridimensionali e delle texture superiore a quello di Metro 2003. A questo si affianca un'implementazione fenomenale della luce, l'ottima fisica garantita dal Physix di Nvidia e un uso strepitoso degli effetti alpha, evidenti quando usiamo le granate negli spazi ristretti.
L'ultimo aspetto è anche il più importante e riguarda la solidità del frame rate, che rende Metro: Last Light assolutamente godibile anche su PC non particolarmente potenti. Metro 2033 è stato infatti per lungo tempo uno dei benchmark più gettonati per testare la potenza di rendering delle moderne schede video.
"Ogni PC di fascia media moderno può far girare stabilmente il gioco sopra i 30 fotogrammi al secondo"
L'evidente pesantezza dell'engine in molte situazioni portava il frame rate a oscillare in modo eccessivo, al punto da renderlo talvolta ingiocabile. Sicuramente l'evoluzione della potenza delle moderne schede video ha permesso di migliorare questa situazione ma è palese come, una volta trovata la giusta scala di valori, ogni PC di fascia media possa permettersi di farlo girare stabilmente sopra i 30 fotogrammi al secondo a dettagli alti o massimi.
Per darvi un'idea delle prestazioni di Metro: Last Light, tutti i filmati che vedete a corredo di questa recensione sono stati presi su un sistema dotato di una GTX560 da 1 GB di Nvidia montata su un processore quad-core Intel 3.1 GHz con 4 GB di RAM. Tutti i dettagli erano attivati al massimo tranne la sincronia verticale e l'antialias SMAA, impostato a 2X. A 1920x1080 il frame rate oscillava tra i 30 e i 45 fotogrammi al secondo: è bastato aggiungere allo stesso sistema una scheda video più performante come la Radeon HD 7790 da 2GB di RAM per restare quasi sempre ancorati alla fascia dei 50-60 FPS con l'antialias a 4X. Purtroppo in questo abbiamo dovuto sacrificare gli effetti Physix, che devono essere disattivati per gli utenti dotati di schede video AMD, per quanto questo non penalizzi eccessivamente l'esperienza di gioco.
Il livello qualitativo delle versioni console (su cui torneremo nei prossimi giorni con un'apposita Digital Foundry) sarà presumibilmente inferiore ma il rapporto prestazioni/qualità di Metro: Last Light su PC è un'ulteriore conferma della crescita del know-how tecnico, che consacra una volta per tutte gli sviluppatori russi ai vertici dell'industry. Freddi dati a parte, quello che traspare dalle cutscene e dalle sezioni di contorno al gameplay vero e proprio, è l'eccellente lavoro svolto nel caratterizzare le numerose zone di Metro: Last Light.
"Metro: Last Light è uno sparatutto di alto livello, tecnicamente ineccepibile e rifinito al punto giusto"
La bravura con cui 4A Games passa da tunnel infestati di ragni a sezioni della metro permanentemente allagate, o da quicktime event frenetici ad azioni nell'oscurità, è evidente nella cura riposta nel caratterizzare fin nei minimi dettagli le zone abitate come quelle abbandonate ai mutanti. Ogni centimetro della metropolitana e delle aree all'aperto è plausibile nella sua disperata decadenza e questo contribuisce a rendere Last Light ancora più affascinante del suo predecessore, nonostante si tratti di un seguito ambientato fondamentalmente nello stesso luogo.
Giunti al capolinea di questo viaggio nella Mosca del giorno dopo, non possiamo far altro che apprezzare lo sforzo compiuto da 4A Games nel confezionare uno sparatutto di alto livello, tecnicamente ineccepibile e rifinito al punto giusto. Metro: Last Light sarà solo singleplayer e, come per Bioshock Infinite, non possiamo che sottoscrivere questa scelta: è infatti evidente quanto la qualità complessiva ne abbia giovato, vista la minore dispersione di risorse nel creare un multiplayer magari piacevole, ma destinato a soccombere di fronte alle produzioni pensate espressamente per l'online.
Pur riproponendo gli stessi concetti e ambientazioni, gli sviluppatori russi hanno migliorato il gameplay potenziando le sezioni stealth e rifinendo le sparatorie con mutanti e umani. Quest'ultimi purtroppo mancano di quella coordinazione che, tramite aggiramenti e coperture reciproche, ci avrebbe reso la vita difficile facendo di Metro: Last Light un titolo perfetto. La varietà delle situazioni impegnative è comunque garantita da un level design molto competente e mai ripetitivo, che rende le 12-15 di ore di esplorazione e combattimenti sempre tese e mai banali.
"Il consiglio che vi possiamo dare è di affrontare il gioco al livello di difficoltà hardcore"
Il consiglio che vi possiamo dare per trascorrerle in modo produttivo è di affrontarle al livello di difficoltà hardcore: a dispetto del nome, si tratta di una modalità assolutamente alla portata di tutti gli appassionati con un minimo d'esperienza sul campo. Questa sensazione è confermata anche dalla decisione di 4A Games di rendere disponibile il reale livello di difficoltà più elevato intitolato Ranger Mode come DLC acquistabile separatamente e che proveremo tra qualche giorno, rendendo un secondo passaggio ancora più interessante.
Questa scelta commerciale è forse opinabile ma non cambia la sostanza della valutazione finale di Metro: Last Light: pur senza innovare il genere in modo sostanziale, si conferma un FPS tecnicamente eccellente e dal gameplay vario e ben strutturato, che ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati di sparatutto. Chi era rimasto affascinato da Metro 2033, lo faccia suo senza nemmeno controllare preventivamente la confezione con un contatore geiger.