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Papo & Yo - review

Un'inaspettata sorpresa dal papà di Army of Two.

Sono sicuro che molti di voi non avranno mai sentito parlare di questo gioco, nato dalla mente di Vander Caballero, un ex dipendente di EA Canada che ha ideato le serie di Army of Two e contribuito al successo di serie quali FIFA, Need For Speed, The Sims e molte altre. Nel 2010 Vander decide di lasciare Electronic Arts e fondare lo studio Minority, team che ora vanta quasi venti persone al suo attivo.

Durante l'ultima GamesCom appena conclusasi in quel di Colonia, ho avuto la fortuna (è proprio il caso di dirlo) di incontrare Vander che gironzolava nello stand Sony e di chiedergli perché mai un girettore creativo come lui avrebbe dovuto lasciare una società come EA per fondare il proprio studio.

"Mi sentivo come un uccellino in gabbia. Volevo spiccare il volo ma i piani alti non mi hanno mai voluto dare questa possibilità. Oramai si preferisce dare seguiti a brand già collaudati piuttosto che rischiare di lanciare prodotti nuovi e originali".

Ecco Mostro, la creatura che dovremo aiutare per buona parte del gioco. Oltre ad essere sempre affamato è pigro e… non ama le rane.

"Avendo ottenuto una buona maturità artistica, ho voluto lasciare EA e fondare il mio studio insieme ad amici e collaboratori. Avevo voglia di raccontare storie nuove, in particolare la mia storia, vista sotto gli occhi Quico".

Il mondo di Papo & Yo trasuda sangue latino e lo si capisce dalle sue centinaia di case ammucchiate in ogni dove, col sole tropicale che acceca il giocatore e le splendide note delle chitarre acustiche che riecheggiano per le strade.

"Papo & Yo è una splendida avventura in terza persona che propone un interessante mix tra esplorazione e puzzle"

Quico (pronunciato Chico) è il ragazzo protagonista di questa splendida avventura in terza persona, che propone un interessante mix tra esplorazione e puzzle, il tutto racchiuso in alcune delle migliori ambientazioni che abbiamo mai visto in un videogioco.

Lo scopo di Papo & Yo è quello di aiutare Mostro, un'enorme creatura (o forse sarebbe meglio chiamarla "metafora") sempre in cerca di frutta da mangiare e decisamente pigro. Ben presto però capiremo che Mostro non è un personaggio da sottovalutare e anzi, in più di un'occasione ci metterà il bastone tra le ruote.

La nostra avventura inizia in questo splendido e soleggiato paese latino dove, dopo una breve esplorazione, incontreremo una ragazza che pare avere degli stani poteri. Essa è infatti in grado di creare varchi nei muri e di attraversarli di conseguenza. Ed è proprio da questo incontro che inizia il gioco, una sezione camuffata da tutorial che ci introduce alle meccaniche base che consistono nel poter interagire con tutti gli elementi luminosi che troveremo.

Il piccolo robot Lula è in azione per stivare l'ennesimo interruttore. Il suo aiuto sarà indispensabile per risolvere gli enigmi più complicati.

Anche le scatole di cartone che troviamo adagiate sul pavimento hanno molteplici utilizzi, e se il più delle volte ci ficcheremo dentro la testa per scovare interessanti indizi su come risolvere un puzzle, altre serviranno come oggetto-metafora per spostare delle intere costruzioni. Nelle battute iniziali ci troveremo infatti nell'assurda situazione di dover attraversare un burrone, e solo spostando delle scatole per terra riusciremo a creare un ponte per raggiungere l'altra estremità del precipizio.

Alcuni enigmi però sono impossibili da completare senza il prezioso aiuto di Lula, un simpatico robottino che porteremo sulle nostre spalle per quasi tutta la durata del gioco. Lula può infatti raggiungere zone da noi inaccessibili semplicemente premendo il tasto triangolo, a patto che sia lui stesso a indicarci le sezione con cui può interagire con un raggio laser indirizzato verso l'obbiettivo.

Nonostante la presenza di molti puzzle, solo alcuni di essi richiedono un buon uso della materia grigia per essere risolti. Se i primi si limitano a premere ingranaggi, tirare corde, molle e quant'altro, solo verso la metà del gioco inizieremo far funzionare a dovere il nostro cervello. A darci ulteriori grattacapi sarà però Mostro, che dovremo guidare attraverso grandi piazze, piattaforme volanti e altre magiche costruzioni.

Se per la maggior parte del tempo Mostro se ne starà appisolato sopra delle scatole di cartone o in cerca di frutta (facilmente reperibile sopra le palme sparse per il gioco), nel caso gli capiti sotto mano una delle gigantesche rane che popolano il mondo di Papo & Yo le cose si faranno particolarmente ostiche.

"Solo alcuni enigmi richiedono un buon uso della materia grigia per essere risolti"

Mostro infatti si trasformerà in una terribile creatura infuocata e perderà il senso della ragione cominciando ad inseguirci. Inutile dire che tutto ciò renderà la nostra missione un piccolo inferno, anche perché in quello stato Chico sarà l'unico obiettivo nella sua testa.

Se a tratti questo può rendere frustrante portare a termine il proprio lavoro, esiste comunque una maniera per calmare l'ira del gigante e il solo modo di farlo è recuperare un frutto azzurro e farglielo mangiare. Come prevedibile questi frutti sono molto rari e bisognerà utilizzarli solo in determinanti momenti.

Anche dei portali ci renderanno la vita più facile con quella creatura infuriata nei dintorni, ma badate che saranno davvero esigui e bisognerà aguzzare un poco la vista per scovarli. Eventualmente (e fidatevi, vi capiterà più di una volta), si potrà tranquillamente riavviare il gioco per poi ricominciare dall'inizio della sezione appena interrotta.

Uno scorcio del mondo di Papo & Yo: case accatastate in ogni dove, murales e tanto sole.

A grandi linee Papo & Yo si limita a tutto questo: esplorare, risolvere puzzle, passare alla sezione successiva e via di seguito. Ciò che però rende questo progetto davvero unico è far esplorare a Quico le splendide ambientazioni. Ci troveremo spesso ad ammirare i giganteschi murales (realmente esistenti), a fare un paio di tiri col pallone nel campetto di calcio, oppure a prendere in braccio le gigantesche e colorate rane che ogni tanto incontreremo.

"La storia gioca un ruolo molto importante e svelerà quale rapporto c'é tra il ragazzino e la creatura rosa"

La storia poi gioca un ruolo molto importante, e piano piano svelerà quale rapporto c'é tra il ragazzino e la cornuta creatura rosa. Senza stare a svelarvi troppo della trama, preparatevi a un finale davvero emozionante che potrebbe rispecchiare alcune esperienze vissute da voi stessi.

Passando al fattore longevità, la prima tornata vi porterà via anche 6 o 7 ore, ma tutto dipenderà dalla vostra abilità nel risolvere enigmi e se deciderete di utilizzare le scatole che contengono i suggerimenti per risolverli. Purtroppo non ci sono molti incentivi per rigiocarlo, se non quello di trovare tutte le bambole col cappello che vi permettono di sbloccare un trofeo. Concludiamo infine col dire che in questo gioco non esiste game over: se dovesse capitarvi di precipitare verrete tranquillamente riportati sulla piattaforma più vicina a dove siete caduti.

Veniamo ora ai difetti di Papo & Yo, che pur non essendo molto rilevanti potrebbero far storcere il naso ad a qualcuno. Partiamo subito col parlarvi del comparto grafico, che pur essendo di buona fattura non eccelle e fa fatica a competere con altre produzioni del genere. Sebbene sfoggi delle ottime texture (sopratutto se ammiriamo da vicino gli splendidi murales o il viso di Quico), è un peccato che il gioco non sia stato molto curato sotto questo punto di vista.

Una delle coppie più strane che ci sia capitato di vedere in uno dei contesti meno usati. Bravo Vander Caballero ad averci pensato.

A peggiorare ulteriormente le cose ci si mettono dei sostanziosi rallentamenti del motore del gioco, soprattutto quando Mostro inizia a dare di matto. Fortunatamente per quasi tutta la durata della nostra avventura non avremo problemi del genere, ma è doveroso segnalarvelo per dovere di cronaca.

Anche le collisioni non sono da premio Oscar e ogni tanto ci capiterà di cadere nel limbo pur avendo raggiunto una piattaforma. Questo genere di bug è capitato tre o quattro volte durante il corso della nostra prima run, e sinceramente non l'abbiamo trovato un problema di grande spessore.

La colonna sonora invece è uno degli aspetti più riusciti in Papo & Yo, essendo composta da brani solari e dalla forte caratterizzazione latina. Le chitarre acustiche e le percussioni suonate a mano rendono l'esperienza davvero suggestiva, e non vi ritroverete mai a pensare che questo o quel brano siano ripetitivi o monotoni. Anche i motivi più tristi sono molto azzeccati e sottolineano i momenti più emozionanti con grande effetto. Sotto questo punto di vista un applauso dunque va fatto a Vander Caballero.

"Se riuscite a chiudere un occhio sui difetti grafici potrete gustarvi una splendida avventura che vi toccherà il cuore"

È arrivato quindi il momento delle considerazioni finali, e mai come in questo caso sono stato indeciso sul voto da affibbiare a questo gioco. Forse definire questo Papo & Yo il "nuovo Ico" dell'attuale generazione è esagerato, ma dietro il lavoro svolto da Vander Caballero e dal suo studio Minority si nasconde una delle migliori esperienze videoludiche che si possano trovare su PlayStation 3 (piattaforma che al momento gode dell'esclusività del prodotto).

Se riuscite a chiudere un occhio sui difetti grafici potrete gustarvi una splendida avventura che vi toccherà il cuore in più di un'occasione. Se siete in cerca di un gioco capace di farvi emozionare compratelo ad occhi chiusi e aggiungete tranquillamente un punto al voto qua sotto. A tutti gli altri invece consiglio di provare la demo già disponibile sul PSN, sufficientemente lunga per farvi assaporare le atmosfere che si respirano in questo unico esperimento.

8 / 10
Avatar di Manuel Stanislao
Manuel Stanislao: Manuel muove i primi passi nel mondo videoludico all’età di 8 anni, dopo essere rimasto stregato dal NES del vicino di casa. Nel 2010 entra a far parte di JAVS, per poi approdare ad Eurogamer nel tardo 2011 grazie a un'ignota congiunzione astrale.

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Papo & Yo

PS3, PC

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