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Resident Evil: Operation Raccon City PC - review

Capcom fa sparire le prove dai nostri personal computer.

La storia di Resident Evil, tra titoli pubblicati per le più svariate piattaforme e un trittico di film che ha ben immortalato su celluloide le vicende dell'infezione più famosa nel mondo dei videogiochi, è come l'albero della cuccagna: la concatenazione di eventi e il numero di personaggi è tale e tanta che basta scuotere la trama per far cadere con facilità lo spunto per un nuovo capitolo.

Il che è esattamente quanto accaduto con questo Resident Evil: Operation Raccoon City, uno spin-off del gioco originale pubblicato da Capcom ma realizzato da Slant Six Games recensito dal nostro Kommissario qualche tempo fa.

Le sequenze scriptate sono poche e non molto varie: in genere occorre scappare da prototipi Umbrella quasi impossibili da stendere a fucilate.
Gli assaltatori delle forze speciali pepano un gameplay altrimenti troppo lineare. L'intelligenza artificiale non è però esaltante.

Poiché i laboriosi giapponesi sono impegnati con la realizzazione di Resident Evil 6, e anche per occidentalizzare il brand per renderlo adatto anche ai nostri palati, occorreva affidare il progetto a un team esterno che seguisse le indicazioni del committente e realizzasse un gioco completamente diverso dal survival horror come l'abbiamo sempre conosciuto la serie. Ecco quindi che a distanza di qualche settimana è arrivata anche la versione PC, che abbiamo ripreso in questa sede.

Con Resident Evil: Operation Raccoon City siamo infatti nel territorio degli sparatutto in terza persona in cui, con l'aiuto di altri tre amici connessi via Internet e rete locale, dobbiamo portare a termine cinque missioni con un obbiettivo ben preciso: far sparire tutte le prove del coinvolgimento della Umbrella Corporation nel disastro di Raccoon City prima che sbirri ficcanaso e forze speciali inchiodino la multinazionale della mutazione.

Le bombe nucleari tattiche sono comode ma tendono ad essere poco discrete e difficili da giustificare agli occhi del governo: meglio quindi inviare sul posto un team di specialisti ad occuparsi delle informazioni "sensibili".

"Il giocatore dovrà impersonare uno degli otto membri dell'unità U.S.S., contraddistinto da caratteristiche passive e abilità particolari"

Il giocatore dovrà quindi impersonare uno a scelta tra otto membri dell'unità U.S.S. contraddistinto da caratteristiche passive e abilità particolari che permettano al gruppo, previa coordinazione, di cavarsela nel mezzo ad un'apocalisse zombie fatta e finita. Si va dall'assaltatore ben protetto e con grande capacità di fuoco al cecchino con abilità stealth, al medico, all'esperto in demolizioni e allo scienziato in grado di violare i terminali.

Si può scegliere di portare a termine le cinque missioni della modalità storia da soli o in compagnia di altri tre amici: nel caso siate non abbiate proprio nessuno con cui condividere l'apocalisse, dei bot prenderanno il loro posto. Tuttavia, com'è facilmente intuibile, è nell'affrontare in modalità cooperativa le missioni della trama che ORC dà il meglio di sé.

Ecco una collezione di situazioni calde affrontate in singleplayer.

I bot se la cavano ma nelle situazioni più intricate ma tendono a lasciar fare al giocatore la parte più corposa del lavoro: la CPU rileva, infatti, il numero di giocatori umani e bilancia la difficoltà di conseguenza. Meglio quindi connettersi e trascorrere qualche minuto in più nella lobby aspettando compagni d'arme in carne ed ossa, visto che la qualità del gameplay ne guadagna notevolmente.

Anche se interrotte da cutscene realizzate con il motore del gioco che s'inseriscono nella trama di Resident Evil 2, le situazioni sono tutto fuorché assimilabili a quanto giocato nei precedenti titoli della serie: zombi come se piovesse e qualche nuova entrata vanno abbattuti facendo abbondante uso dell'armeria in proprio possesso. Anche la parte dell'esplorazione e degli enigmi è stata sostituita da livelli lineari attraversabili molto velocemente.

Le animazioni splatter non sono fatte per niente male: non mancano anche arti e teste che saltano.
Le situazioni più divertenti sono decisamente queste: peccato non ci siano molti tatticismi da mettere in campo.

"Per quanto alcune sparatorie per la sopravvivenza siano divertenti, le sorprese sono poche"

Oltre alle creature generate dal diffondersi del T-Virus, durante l'arco dei vari livelli avrete a che fare occasionalmente con forze speciali che non mancheranno di presentarsi senza invito nel bel mezzo di sparatorie furibonde con cui il nostro gruppo cerca di farsi strada verso l'obiettivo successivo. Una scelta di gameplay saggia, visto che a lungo andare l'orda di non morti inframmezzati a Licker e Tyrant tende a perdere appeal, vista l'abbondanza di munizioni e la potenza di fuoco di cui si dispone.

Per quanto alcune sparatorie per la sopravvivenza siano divertenti, le sorprese sono poche: a parte qualche porta che si spalanca con una stanza piena di zombie ed assalti combinati delle forze speciali (tranquilli, l'IA del primo Half-Life è un lontano ricordo), non si va. Il level design dei livelli è discreto ma non eccezionale poiché le mappe sono state pensate anche per il multiplayer e non offrono spunti di esplorazione o appigli tattici degni di nota.

Alla lunga il gameplay in solitario tenderebbe a stufare, se non fosse per il fatto che le cinque missioni, anche giocate a livello hard, si bruciano nel giro di tre ore. Troppo poco per costruire una trama consistente in grado di appassionare come gli originali survival horror della saga Resident Evil.

A questi difetti si aggiunge anche qualche problema tecnico che nelle versioni console non abbiamo notato: a volte i bot rimangono indietro non assistendoci a dovere nelle sparatorie più importanti, salvo poi ricompattarsi miracolosamente nel gruppo una volta che la via è libera. Nonostante il formato 16:9, poi, non ci ha fatto impazzire la visuale che nelle sparatorie più confuse, a causa del campo visivo limitato dall'eccessiva vicinanza del personaggio, limita eccessivamente la visuale periferica.

"A bilanciare i difetti del singleplayer troviamo il multiplayer"

A bilanciare i difetti del singleplayer troviamo il multiplayer: la collezione di quattro modalità competitive non si limita a mettere contro due squadre da quattro elementi, ma condisce le missioni con abbondanti orde cadaveriche pronte a entrare in azione per scompigliare i piani dei due schieramenti.

Vediamo le modalità multiplayer più giocate. Da provare rigorosamente con tre amici connessi via Teamspeak o Skype.

Il deathmatch è proposto in due varianti, ossia nella normale eliminazione della squadra avversaria o nella salsa VIP, in cui i vari membri sono personaggi famosi della serie Resident Evil. Molto più giocati e divertenti sono decisamente il recupero di campioni del virus (un capture the flag mobile) e soprattutto la corsa all'elicottero (assimilabile al king of the hill) entro un certo tempo limite, mentre la città si riempie progressivamente di zombie mugolanti.

Per il resto, nulla cambia rispetto alle versioni console: vincere round su round, eliminare nemici umani e raccogliere dati sparsi per le mappe, permette infatti di accumulare esperienza da spendere tra un round e l'altro per sbloccare armi e abilità attive e passive per le classi preferite.

Operation Raccoon City dà sicuramente il meglio di sé in multiplayer: sarebbe auspicabile la pubblicazione di qualche nuova mappa e modalità aggiuntiva.

"La versione PC è la migliore delle tre ma non è al passo con le migliori produzioni moderne"

Dunque, come si pone nel mercato attuale, la versione PC di Resident Evil: Operation Raccoon City? La versione PC, grazie a risoluzioni più elevate e frame rate più spinti, è sicuramente la migliore delle tre: rimane il fatto che tecnicamente non siamo al passo con le migliori produzioni moderne e che il non sfruttare al massimo le capacità di un computer da gioco di fascia media lascia l'amaro in bocca su quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Il singleplayer a tratti è molto divertente ma si conferma troppo corto e di maniera per poter competere con altri titoli cooperativi di rilievo come Dead Island o Gears of War 3. Il multiplayer aiuta a risollevarne le sorti con un paio di modalità indovinate e situazioni che meritano di essere sperimentate con altri tre amici con cui sfuggire in compagnia all'apocalisse. Anche in questo caso però ci si diverte finchè dura, ma è chiaro che non ci si trova di fronte al Call of Duty dei survival horror cooperativi per profondità del gameplay, sviluppo dei personaggi e probabili dimensioni di una community in grado di superare la prossima estate senza putrefarsi.

In un mercato competitivo come quello PC, difficilmente questa versione di Resident Evil: Operation Raccoon City avrebbe potuto andare oltre la sufficienza se posizionata nella stessa fascia di prezzo di quella console in quanto si tratta di un semplice porting che non sfrutta le capacità di PC moderni. I trentanove euro cui viene venduto su Steam gli permettono di agganciare con nonchalance la valutazione della versione console, in attesa dell'inevitabile price drop da acquisto a cuor leggero o dell'arrivo di Resident Evil 6.

7 / 10