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Shin Megami Tensei: Devil Summoner Soul Hackers - review

A caccia di demoni, nuovamente.

La serie di Shin Megami Tensei, nonostante sia stata in grado di rapire il cuore di migliaia di giocatori occidentali, non è mai riuscita a imporsi anche commercialmente, un elemento fondamentale per trovare un canale distributivo continuo e stabile anche nel Vecchio Continente. Solo recentemente, infatti, quasi tutti gli episodi ed i remake usciti stanno trovando modo di arrivare in Europa (anche se ancora con cospicuo ritardo), andando a colmare alcuni buchi che negli anni si sono andati a formare.

Nella speranza che l'acquisizione di Atlus da parte di SEGA migliori le prospettive future dei MegaTen, oggi dobbiamo ringraziare Namco Bandai per aver portato Shin Megami Tensei: Devil Summoner Soul Hackers su tutti i Nintendo 3DS nostrani. Per chi non lo conoscesse, questo capitolo è la riedizione, più che il remake, del gioco uscito nel lontano 1997 su SEGA Saturn, non facente parte del filone principale ma dello spin-off della serie principale Devil Summoner.

I filmati sono tanti e tutti ottimamente realizzati.

Gli amanti di Persona, Devil Survivor o coloro che attendono il quarto capitolo non devono preoccuparsi di questo dettaglio, dato che Soul Hackers è un episodio a sé stante nel quale torneranno quasi immutati tutti gli elementi tipici della serie. Le novità principali sono riscontrabili nell'ambientazione futuristica, nel sistema di combattimento molto originale fondato sulla contrattazione e nella possibilità di esplorare i livelli in tempo reale.

Shin Megami Tensei: Devil Summoner Soul Hackers vi calerà nei panni di un silenzioso ragazzo che verrà coinvolto in una guerra tra tecnologici evocatori di demoni. Un conflitto possibile solo nella futuristica e utopica città di Amami, il logo più evoluto del mondo dove tutto e tutti sono connessi alla rete. Parallelamente ad Amami esiste però anche Paradigm X, una sorta di universo virtuale nel quale i protagonisti saranno costretti a immergersi e che presenta delle reminiscenze dei classici di fantascienza firmati Gibson e Stephenson.

Le tematiche trattate, infatti, risalgono al 1997 e per quanto ben scritte e visionarie potrebbero apparire un po' ingenue nel 2013. Nonostante ciò, presto verrete rapiti dalle vicende degli Spooky, il gruppo di hacker di cui il protagonista fa parte, anche perché il cast di personaggi, a partire dalla vostra amica d'infanzia Hitomi, è decisamente ben costruito, oltre che caratterizzato molto bene dall'ottimo doppiaggio in lingua inglese, una delle novità dell'edizione 3DS.

Come dicevamo gli elementi cardine della serie ci sono tutti, dalla possibilità di evocare oltre 300 demoni da schierare al proprio fianco in battaglia ai combattimenti a turni a suon di magie, corpo a corpo e attacchi elementali. Rispetto agli ultimi capitoli di Megaten e Persona, il gameplay di Soul Hackers mostra chiaramente i segni del tempo, sia nel design dei menù, poco comprensibili e confusi, sia nelle meccaniche, un po' troppo statiche e prive di mordente. Mancano, infatti, tutti quegli elementi 'dinamici' che donano maggior profondità al sistema di combattimento degli ultimi capitoli, come la possibilità di avere un turno supplementare nel caso in cui si colpisca il punto debole avversario, o un attacco di squadra nel caso di K.O. di tutti i nemici.

Rispondendo correttamente potrete sia evitare lo scontro,sia acquisire nuovi membri del vostro party.

"Il gioco vi calerà nei panni di un silenzioso ragazzo che verrà coinvolto in una guerra tra tecnologici evocatori di demoni"

Sul campo di battaglia potrete schierare un massimo di sei personaggi, tra esseri umani ed evocazioni, organizzati in due linee differenti. I tre personaggi in prima fila saranno liberi di agire in qualsiasi modo, ma di contro faranno da scudo agli attacchi nemici, assorbendo la maggior parte dei danni. I lottatori schierati nelle retrovie saranno più riparati, ma non potranno utilizzare gli attacchi diretti durante il loro turno. Un altro elemento distintivo di Soul Hackers è la fiducia, ovvero un parametro che determina la capacità di farsi rispettare dai demoni evocati. In poche parole, più saranno soddisfatti della vostra guida, maggiori saranno le probabilità che eseguano un vostro ordine anche se non li soddisfa per nulla.

Per far crescere la fiducia dovrete usarli nel miglior modo possibile: un demone con una personalità gentile non vorrà attaccare gli altri, mentre uno con quella calma sarà in grado di decidere da solo le proprie mosse. Questo approccio si sposa magnificamente col cuore del gioco che risiede non tanto nei combattimenti quanto nella contrattazione coi vari demoni che infestano tutta Amami City. Teoricamente è possibile completare Soul Hackers combattendo solo una manciata di boss, dato che i restanti incontri casuali possono essere risolti semplicemente chiacchierando. I fattori da tenere in considerazione sono molteplici, come la personalità dei mostri, il loro allineamento e i loro desideri.

Rispondendo alle loro richieste potrete sia arruolarne di nuovi tra le vostre fila, sia ottenere delle preziosissime risorse con le quali irrobustire il vostro team. Nel gioco esistono infatti tre tipi di moneta: i classici Yen, coi quali comprare nuovi oggetti, i Mag, fondamentali per evocare nuovi demoni o per utilizzare le loro capacità e infine la D-Souls, una speciale valuta di questa edizione 3DS necessaria per far crescere Nemechi, uno strano demone verde, e per acquistare ulteriori evocazioni. Questa speciale moneta sarà ottenibile incrociandoaltri giocatori di Soul Hackers tramite Street Pass o spendendo le Monete di Gioco Nintendo nel caso in cui siate dei solitari.

Il design dei menù non è molto chiaro e il combat system non ha la freschezza degli ultimi capitoli.

Il gameplay di Shin Megami Tensei: Devil Summoner Soul Hackers è dunque piuttosto profondo, complesso e originale nonostante i tanti anni intercorsi dalla sua uscita, e denota una cura e dei livelli produttivi tipici di un gioco da salotto e dunque piuttosto rari su di una console portatile. I tanti filmati che fanno da collante tra una scena e l'altra sono, infatti, di ottima fattura e la grafica tridimensionale, per i tempi e la console di riferimento, era davvero all'avanguardia.

"Gli sviluppatori non sono riusciti a rendere più chiara e immediata l'interfaccia di gioco"

Oggigiorno non possiamo che guardare con simpatia a quel tentativo di offrire dungeon completamente esplorabili in tre dimensioni, soprattutto dopo aver visto Persona 4 e Shin Megami Tensei IV in azione, ma nondimeno il gioco di Atlus rimane piacevole da giocare nonostante gli anni.

Assolutamente riconoscibile è il design dei mostri e dei personaggi, non a caso frutto dell'immaginazione di Kazuma Kaneko, colui che ha caratterizzato il design della serie Atlus sin dai suoi albori.

Quello che gli sviluppatori non sono riusciti a fare è rendere più chiara e immediata l'interfaccia di gioco: non sempre è facile comprendere i punti di forza e di debolezza dei vostri avversari, così come navigare tra i vari menù è piuttosto scomodo. Ormai siamo abituati a cose più semplici. Per questo motivo gli sviluppatori hanno aggiunto alcune opzioni alla versione 3DS del gioco utili a semplificarvi la vita, come la possibilità di alzare o abbassare a piacimento il livello di difficoltà o di avere immediatamente una scansione dei nemici, in modo da colpire sempre nel loro punto debole.

Gli amanti della serie e dei JRPG in generale troveranno in Shin Megami Tensei: Devil Summoner Soul Hackers un prodotto valido e ancora gradevole, che è invecchiato benissimo in alcuni aspetti, come il gameplay originale o le ottime scene animate, o meno in altri, come la visione un po' naif della realtà virtuale o il design dei menù di gioco. Il gioco di Atlus non è però destinato a tutti, un po' per via delle atmosfere pesanti e cupe, un po' per le tematiche e il taglio, decisamente meno spigliato e leggero delle ultime uscite.

Da valutare solo se si è disposti a dedicargli un cospicuo numero di ore.

7 / 10