Spider-Man: Edge of Time - recensione
La tela del ragno perde i pezzi.
Probabilmente Activision non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per far uscire questa nuova avventura di Spider-Man. Non solo ci troviamo nel periodo più affollato di uscite dell'anno, ma quasi in contemporanea è uscito un certo Batman: Arkham City, che da solo è in grado di placare molto a lungo la fame di supereroi anche del fan più accanito.
A questo punto i fan di Spidey mi avranno già insultato a sufficienza, ma è proprio a loro che mi rivolgo principalmente in questa recensione: non siete un po' stufi di vedere il vostro eroe preferito spremuto come un limone con titoli che ormai hanno cadenza quasi annuale? Certo, Shattered Dimensions è stato un gran gioco, ma come dicevo pochi giorni fa "ripetersi o superarsi è un traguardo che davvero in pochi possono vantare".
Purtroppo, a differenza del suo collega DC Comics, il carismatico arrampica muri di quartiere non è riuscito in questa impresa e questo Spider-Man: Edge of Time risulta nettamente inferiore al suo predecessore sotto tutti i punti di vista.
La formula di partenza è simile: raccontare le storie di diversi Spider-Man in diverse epoche, facendole intersecare tra loro con continui cambi di scena e colpi a effetto. In questo caso gli eroi coinvolti nella vicenda sono "solo" due e non quattro come nel gioco precedente. Andate le tinte Noir e Alternate, sono rimaste le versioni classica, ovvero il buon Peter Parker, e futuristica, i cui panni sono vestiti da Miguel O'Hara.
Il solito scenziato pazzo (tale Walker Sloan) ha deciso di giocare con la tessitura temporale e il rischio, ancora una volta, è che l'intero universo venga distrutto (o quantomeno risucchiato nel nulla, che è molto più consolante) da un'enorme paradosso. Le due versioni dell'Uomo Ragno devono far sì che questo non accada, ma al tempo stesso Spider-Man 2099 deve fare in modo che il suo antenato non venga ucciso altrimenti... ok, spiegare le distorsioni temporali è sempre complicato, quindi lascio i dettagli della trama a voi.
Ciò che ci interessa sapere è se questo Spider-Man: Edge of Time sia divertente da giocare e se le sue meccaniche siano state rinfrescate rispetto al solito e oliate a dovere. Iniziamo con il dire che dal punto di vista tecnico il gioco non si discosta molto dal quello che lo ha preceduto. L'engine che lo muove è lo stesso e le differenze praticamente non si notano, quindi possiamo dire che sia graficamente che a livello di sonoro, il titolo di Beenox risulta tutto sommato piacevole ma forse un po' datato.
Il discorso è simile anche per quanto riguarda le suddette meccaniche di gameplay, che per il 90% rimangono pressoché uguali, fatta eccezione per la possibilità di utilizzare i famosi "sensi di ragno", che nello Spider-Man classico si traducono in una maggiore velocità di movimento, mentre nel 2099 consentono di utilizzare un clone virtuale per ingannare i nemici.
Questa piccola novità, combinata con i differenti set di attacchi dei due protagonisti, dovrebbero in teoria rendere le alterne fasi di gioco sufficientemente varie e invece così non è, perché a parte i cambi di scenario alla fine le due avventure seguono identici binari, paralleli ed estremamente lineari.
Ricordo ancora con piacere alcuni dei vecchi Spider-Man in cui era possibile gironzolare a piacimento per New York, affrontando missioni secondarie e scovando tonnellate di collezionabili. Questi ultimi sono presenti anche in Edge of Time, sebbene in maniera nettamente minore, ma l'ambientazione principale (una sorta di mega-edificio-laboratorio) è estremamente più noiosa e a tratti addirittura claustrofobica: non proprio quello che ci si aspetterebbe per un eroe in grado di coprire chilometri di distanza con un solo balzo e uno spruzzo di ragnatela.
Una delle caratteristiche del gioco più sbandierate prima della sua uscita era la possibilità di cambiare gli eventi del futuro in base alle azioni che venivano intraprese nel presente. Sinceramente se queste non fossero state sottolineate da un effetto "Picture in Picture", nel quale una versione di Spidey chiede aiuto all'altra per proseguire, probabilmente non mi sarei quasi accorto di questa trovata di game design. Detto in parole povere, lo scorrere delle missioni è quasi sempre lo stesso se si eccettua la necessità, di tanto in tanto, di portare a termine l'azione "X" per poter proseguire nell'altra dimensione temporale.
Anche le battaglie con i boss, che hanno sempre rappresentato uno dei punti di forza di questa serie videoludica, sono decisamente sottotono. L'unico degno di nota è Anti-Venom, ma appare fin troppo spesso nel corso del gioco, al punto che alla lunga diventa addirittura fastidioso.
Dopo l'ottima prova fornita con Shattered Dimensions, quindi, Beenox fa quindi un deciso passo indietro con Spider-Man: Edge of Time, che risulta poco ispirato sotto ogni punto di vista e tecnicamente tutt'altro che indimenticabile.
In attesa di vedere cosa questo team riuscirà a fare con il tie-in di The Amazing Spider-Man, previsto per il 2012 in contemporanea con il film, i fan dell'arrampicamuri possono comunque valutarne l'acquisto ma senza aspettarsi nulla di memorabile. La serie ha ora bisogno di una seria rinfrescata, altrimenti rischia la cancrena definitiva.