Spy Hunter - review
Un reboot poco curato.
All'inizio degli anni '80 i telespettatori erano bombardati dalle serie TV dell'epoca, ossia Starsky & Hutch, l'A-Team e, ovviamente, Supercar. Un telefilm che introduceva nel genere poliziesco inseguimenti in stile 007, con gadget fantascientifici, armi nascoste e un'auto che avrebbe popolato i nostri sogni.
Non è un caso che in quegli stessi anni Spy Hunter facesse la sua comparsa in sala giochi, catturando i giocatori dell'epoca. Finalmente ci si poteva cimentare in tutte quelle scene che solo Roger Moore (il James Bond di allora) si poteva permettere. Allo stesso modo, non è un caso che Midway abbia provato a riproporlo qualche anno dopo, nel 2001, con un controverso remake multipiattaforma, e poi di nuovo ai giorni nostri, con un rifacimento dedicato per PS Vita e 3DS. Ma ne sentivamo davvero il bisogno?
La versione odierna, testata su PS Vita, prende piede dal solito presupposto. L'Interceptor, l'auto definitiva per la vera spia, sta per essere testata su strada da un anonimo agente e il suo team di supporto. Qualcosa va male, qualcuno tradisce e, per difendere il congegno, il gruppo diserta e inizia a dare la caccia ai cattivi di turno. Degli individui che, a quanto pare, non hanno nulla di meglio da fare che dipingere tutte le loro auto dello stesso colore. Forse per rendersi bersagli più facili, chi lo sa.
Sta di fatto che trama e coerenza non sono un punto forte della vicenda. E questo è chiaro fin dall'inizio quando, accompagnato da una voce metallica, arriva alle nostre orecchie il discorsetto del cattivo della situazione, un non meglio specificato criminale che ci comunica, di missione in missione, i dettagli del suo piano malefico.
"Un gameplay semplice, suddiviso in tre fasi distinte e ciclicamente proposte al giocatore nel corso delle missioni"
Questo è più o meno ciò che accade nei primi minuti di gioco, che ci offrono la presentazione della vicenda, un breve tutorial per assorbire le meccaniche di Spy Hunter e poi ci mette direttamente sulla strada. Filmati e trama non interromperanno più l'azione e, fatta eccezione per le comunicazioni via radio del nemico, potrete cimentarvi indisturbati in qualche ora di adrenalinici inseguimenti e di spettacolari esplosioni. Un gameplay semplice, suddiviso in tre fasi distinte e ciclicamente proposte al giocatore nel corso delle missioni. Si va dagli ovvi inseguimenti a bordo dell'Interceptor a sessioni di sparatutto su rotaia per proteggere il camion blindato che vi fa da base mobile. Passando, per aggiungere un po' di pepe, per dei minigiochi in cui guidare un missile o un drone radiocomandati per colpire particolari obiettivi.
Le sessioni di guida rappresentano però il nocciolo del gameplay. Ogni missione prende piede da un obiettivo diverso, con varie minacce che vanno da ordigni termonucleari da disinnescare a nemici da inseguire senza essere visti. Per quanto dissimili i presupposti dei vari livelli, il tutto si riduce però a una serie di strade dritte su cui sfrecciare, difendendosi al contempo da furgoni corazzati, auto spia, ATV kamikaze e fastidiosi elicotteri.
Le corse su strada sono emozionanti e impegnative, quindi, ma ripetitive. In breve tempo ci si rende conto che la maggior parte degli scenari si assomigliano. Ben poco cambia tra un'autostrada e l'altra, tra una pista sterrata e l'altra. Si ha sempre l'impressione di star seguendo lo stesso percorso, di star giocando lo stesso livello, ripetuto ancora e ancora. Per ovviare al problema, gli sviluppatori hanno inserito diversi bivi nei vari livelli, semplici snodi o scorciatoie che ci consentiranno di esplorare diversi spezzoni del tracciato.
"In breve tempo ci si rende conto che la maggior parte degli scenari si assomigliano. Ben poco cambia tra un'autostrada e l'altra"
Una mossa disperata? Forse, se si considera che tutti i percorsi portano poi a quello principale e, quindi, allo stesso obiettivo finale. Ma si tratta anche di un modo per introdurre nel gameplay una meccanica piuttosto interessante. A seconda che si stia attraversando una strada sterrata o un canale, la nostra auto sportiva si trasformerà in un fuoristrada o in un motoscafo. In questo modo, non solo si modifica lievemente il sistema di guida ma anche i nemici da affrontare.
ATV e mezzi corazzati sugli sterrati, navi ed elicotteri sui corsi d'acqua: questo tentativo ha però scarso successo e ben presto sarete attanagliati dalla noia. Non vale la pena giocare e rigiocare gli stessi livelli, né è necessario più di un passaggio per sbloccare i pochi extra e ottenere un buon punteggio. Persino i nemici a un certo punto diventano ripetizioni di sé stessi. Dal combattere contro 14 tipi di mezzi diversi, nell'arco di una trentina di livelli, dovrebbe conseguire una certa varietà. Purtroppo non è così e gli avversari sono più che altro variazioni degli stessi temi: cambia un dettaglio, un armamento, ma sono tutti molto simili e facilmente distruttibili.
Lo stesso si può dire delle armi. Destinate a quattro slot diversi (retro, cofano, fiancate e tetto), sono più di una decina e vanno dai classici missili e mitra, a più fantasiosi cannoni laser e lame rotanti. Anche qui però si tratta modeste variabili che, una volta sperimentate, abbandonerete per tornare alla vostra configurazione prestabilita.
"Il multiplayer presenta un'unica modalità, con scelta casuale di armi e tracciati"
L'unico motivo che potrebbe spingervi a provarle tutte è il comparto multiplayer, che presenta un'unica modalità, con scelta casuale di armi e tracciati, che vi mette in competizione in una missione standard con fino ad altri tre giocatori. Un po' poco per salvare questo titolo che non si sforza nemmeno di sfruttare le peculiarità di PS Vita, se non con uno scomodissimo sistema di sterzata via Sixaxis.
Pur essendo quindi ripetitivo, poco curato e alla lunga noioso, Spy Hunter non sarebbe automaticamente da cestinare, perché il fascino che l'idea alla base del gioco riesce a suscitare è piuttosto forte. A piccole dosi diverte e, in qualche rara occasione, dà anche un po' di filo da torcere, proponendoci sezioni davvero impegnative. Perché ciò accada bisogna però giocare, appassionarsi. Peccato che il comparto artistico non aiuti.
Ci si ritrova sempre più spesso a leggere le indicazioni della missione tramite i baloon di un fumettoso generale da cartone animato e il design dei personaggi mal si adatta allo stile e alle tematiche di gioco. Si assiste di continuo a esplosioni ed effetti grafici da PSP o da Nintendo DS (il primo), per non parlare di modelli 3D e delle texture, più vicini alle produzioni medie di smartphone e tablet che a quelle delle moderne console portatili. Il che non può che allontanare il giocatore se si considera che gli stessi sono molto, molto più economici.
Che dire quindi di questo Spy Hunter? Che a parte il titolo, dell'originale per sala giochi o anche del discreto remake per PlayStation 2 non ha molto. Riprende i temi della serie, certo, ma lo fa in modo approssimativo.
Manca di cura, e non solo per i dettagli. Che il design dei nemici mancasse di brio, potevamo aspettarcelo, ma che lo stesso accadesse con l'auto del protagonista, questo proprio no. E ciò che fa più male a un vero giocatore è che, tutto sommato, le potenzialità c'erano. Sarebbe bastato curare di più il comparto grafico, ramificare di più i linearissimi livelli, offrire magari qualche bivio narrativo o delle armi meglio congeniate. Bastava anche solo qualche texture in più per mascherare i livelli, rendendoli visivamente più vari.
Un minimo di cura, insomma, che non è stata profusa in un gioco che, dopo un paio di pomeriggi, probabilmente riporterete al negozio dove l'avete comprato per scambiarlo con qualcosa di meglio, senza pensarci troppo su.