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Steam vs. Origin: chi vincerà?

EA, GOG, Gamersgate e Gabe Newell dicono la loro.

Senza dubbio, se qualcuno avesse il coraggio di sfidare Valve, sicuramente dovrebbe anche poter contare su una montagna di soldi, non esiste altra soluzione. Quando a Graeme Struthers, capo di Get Games, hanno chiesto cosa farebbe per lanciare una sfida concreta, la sua risposta è stata: "Se volessi veramente sfidare Steam, andrei a cercare una grandissima somma di denaro e li comprerei".

Non solo un eventuale concorrente dovrebbe prendersi la briga di corteggiare tutti gli sviluppatori, offrendo margini di guadagno migliori, ma dovrebbe anche garantire agli utenti sconti altrettanto forti. E visto quanto è brava Steam a spillarci i nostri sudati risparmi, sarebbe un bancone a cui non molti avventori potrebbero essere in grado di sedersi.

Neppure l'ex Blizzard e attuale boss di Runic Games, Max Schaefer è in grado di prospettare uno scenario migliore per un eventuale pretendente al trono. Secondo lui, l'unico scenario in cui si potrebbe verificare un cambiamento prevede che Valve scivoli sulla classica buccia di banana, alienandosi così in un solo colpo gran parte della sua utenza.

"Credo che Steam tragga grande beneficio dall'essere una piattaforma egualitaria", spiega Schaefer, "promuovono i giochi degli altri esattamente come i loro. Le cose potranno cambiare solo se faranno qualcosa di così orribile da deludere profondamente gli utenti. Il pubblico tende a non sviluppare forti legami emotivi col programma su cui cliccano per comprare i giochi. Per adesso tutto ciò che vogliono è su Steam, quindi si è creato una sorta di circolo vizioso. Visto che lì c'è tutto, tutti vanno lì.

Rendere nel 2003 l'abbonamento a Steam obbligatorio per Counter Strike ha impresso alla piattaforma un'accelerazione folgorante.

Tuttavia, nell'impenetrabile muro di Steam c'è un punto in cui gli eventuali concorrenti potrebbero trovare una crepa. L'oscura ed essenziale interfaccia di Steam è senza dubbio orientata verso gli utenti hardcore di sesso maschile, ovvero coloro che erano più inclini a usarlo quando è nato, e questo lascia fuori una discreta fetta di potenziali clienti il cui profilo potrebbe farsi sempre più importante col passare del tempo. Almeno così la pensa Theodore Bergquist, CEO del rivale di Steam, Gamersgate.

"Steam ha sempre guardato al mercato degli utenti hardcore. Ma guardando la faccenda da un altro punto di vista, se Steam ha cinque milioni di iscritti, e ci sono 90 milioni di PC solo negli Stati Uniti, è facile capire dove dobbiamo andare a pescare".

"La prossima generazione di persone che compreranno su internet non sarà composta da giocatori hardcore ma da casual gamer, che potrebbero non apprezzare alcuni aspetti della piattaforma. Potrebbero non voler scaricare un client software o non capire perché il sistema debba essere chiuso. Vogliono che le cose siano semplificate al massimo, scaricare e giocare, e si preoccupano molto di prezzi, ampiezza del catalogo, ricompense e supporto, fattori su cui Gamersgate si sta concentrando".

L'altro fattore determinante per il successo di Valve sono i contenuti. Legare una killer application alla piattaforma in esclusiva, come è successo con Counter-Strike, ha funzionato alla grande, e cercare di replicare la stessa tattica potrebbe essere una interessante strategia d'attacco.

Ed ecco che entra in gioco EA con il suo Origin. Ovviamente è presto per capire se l'atteso MMO di Bioware, Star Wars: The Old Republic, possa essere il gioco giusto per farcela, ma senza dubbio la sua mancanza nel catalogo di Steam sarà un duro colpo per Valve.

QUOTE

""Non ci è mai servito a molto concentrarci su un eventuale concorrente, cercando di valutare noi stessi rispetto a lui". Gabe Newell, Valve"

Al momento Origin potrebbe essere un assaggio di ciò che ci aspetta in futuro o rimanere semplicemente uno dei tanti store che si spartisce le briciole lasciate da Steam. Via via che il digital delivery si afferma come standard per il mondo PC, è assolutamente normale che i publisher, i quali fino ad oggi sono stati fin troppo a guardare, cerchino di riprendere il riprendere il controllo dei canali distributivi. Visto che Valve si prende una discreta fetta degli introiti per ogni titolo, chi può biasimare Riccitiello per volersi riappropriare di quella relativi ai suoi giochi?

"Nel mercato classico il distributore deve cedere il 35% dei titoli più prestigiosi per garantire un margine ai negozianti. È una convenzione ormai consolidata, anche perché i distributori non possono farcela senza i negozi", spiega l'analista di EEDAR, Jesse Divnich.

"In un ambiente digitale tuttavia, gli ostacoli che impedisco la creazione un proprio canale distributivo sono decisamente inferiori. Chiunque può aprire il proprio negozio digitale e intascarsi la cifra che normalmente dovrebbe cedere a Steam, magari reinvestendola in sconti per gli utenti.

EA non solo pensa di avere il legittimo diritto di "sporcarsi le mani", ma pensa che l'arrivo di Origin sulla scena sia un evento positivo per il settore.

"Sono fermamente convinto che la competizione sia sempre positiva per il consumatore", sostiene il boss europeo di EA, Uwe Intat.

"Non è solo una questione di prezzi che si abbassano, può succedere ma non è obbligatorio, ma di sicuro la competizione alimenta la creatività, perché i concorrenti sono costretti a innovare continuamente. Di solito, per avere successo devi porre il cliente al centro dei tuoi pensieri e del tuo sviluppo, quindi se ci sono più concorrenti gli utenti ne traggono un sicuro beneficio".