The Banner Saga - prova
Stoic Studio ci porta tra i vichinghi.
Stoic Studio è una di quelle realtà sempre più comuni ma che fino a pochi anni fa non avremmo mai pensato di veder proliferare come sta avvenendo. Formato da tre veterani dell'industria provenienti da BioWare, questo team indie ha deciso di sganciarsi dai classici generi dopo aver lavorato a Star Wars: The Old Republic, e trovato in Kickstarter il proprio mecenate.
Partito alla ricerca di 100.000 dollari di finanziamento, The Banner Saga ne ha raccolti ben 723.886, dando allo studio di Austin una solida base su cui far fiorire le proprie idee. Ora che la data di lancio del gioco dista poco meno di un mese, abbiamo saggiato questa interessante variante del genere che affonda il proprio folclore nelle leggende vichinghe.
The Banner Saga è atipico non solo per il particolare stile grafico che salta subito all'occhio ma anche per la struttura narrativa. Ci sono personaggi centrali ma finora, almeno nella build che abbiamo provato, nessuno sembra emergere come il protagonista assoluto, il classico prescelto tipico di molte produzioni. Il mondo in cui si muovono gli Umani e i Varl, i giganti cornuti che compongono parte del cast, è attanagliato dalla morsa del gelo nordico e riscaldato a malapena da un sole sospeso in un eterno tramonto.
In questo scenario inospitale, le storie di numerosi personaggi si intrecciano durante la lotta per la sopravvivenza contro i Dredge, misteriosi nemici oscuri pronti a riversarsi sugli insediamenti umani e varl. Far ricadere The Banner Saga in una descrizione breve è difficile: il gioco è un po' GDR, un po' avventura, un po' libro-game, un po' gestionale e altro ancora. Le prime fasi fanno intuire una notevole profondità quanto a diramazioni, man mano che alcuni dialoghi si svolgono permettendoci di scegliere tra una serie di risposte che possono avere ripercussioni più avanti.
"Il sistema di combattimento prevede turni garantiti, con l'alternanza tra personaggi del party e nemici"
Le conseguenze delle varie scelte possono presentarsi in maniera abbastanza prevedibile, con l'aggiunta di un personaggio al party o con più ripercussioni a cascata. In un playthrough, ad esempio, lasciare un umano fuori del combattimento ha evitato la sua morte e più avanti il personaggio in questione ha suggerito una via alternativa per entrare in una città fortificata.
Altre volte, al contrario, abbiamo perduto un guerriero o risorse nello stesso modo: Stoic ha inserito ampie possibilità di scelta e relative conseguenze per creare un legame tra giocatori e cast, che effettivamente sembra sempre a rischio di prematura dipartita in seguito a una decisione poco felice.
Gli eroi non sono però l'unico elemento di cui preoccuparsi: gli spostamenti avvengono in caravan, com'è logico che sia viste le aspre terre che fanno da cornice a The Banner Saga. I valori da tenere in considerazione in questo caso sono numero di guerrieri e gente comune, scorte di cibo e morale. Le lunghe marce vengono scandite da eventi come incontri con armate nemiche o imprevisti di vario tipo in cui verremo chiamati, come spesso accade, a prendere una decisione.
"L'assenza di capacità curative di sorta rende i combattimenti diversi dal classico schema di attacchi e recuperi a cui siamo abituati"
Il morale influenza sia la capacità di combattimento che la velocità di spostamento, e per tenerlo alto è necessario riposare, consumando però al contempo scorte di cibo preziose. Sembra proprio che anche in questo caso ci troveremo a scegliere tra il minore dei due mali nella sopravvivenza del caravan. Gli eroi godono di una schermata di gestione separata accessibile da città o accampamenti, utile a farli salire di livello o accessoriarli con gli oggetti acquistabili o recuperabili in varie circostanze.
I combattimenti sono naturalmente una parte centrale del titolo di Stoic e si svolgono a turni come nei più classici GDR strategici come Final Fantasy Tactics, per fare un nome citato dagli stessi sviluppatori. Il sistema prevede turni garantiti, con l'alternanza tra personaggi del party e nemici. L'unica eccezione riguarda la modalità Pillage, che si attiva quando uno dei due gruppi resta con un singolo guerriero senza turni assicurati.
Gli elementi da tenere in considerazione vanno dalle singole statistiche in diversi campi alle dimensioni: i Varl e alcuni Dredge occupano più caselle, un po' come i tank di XCOM, e muoversi in maniera assennata può voler dire lasciare un paio di guerrieri bloccati nelle retrovie con conseguenze disastrose. Abilità speciali, punti speciali di forza di volontà in grado di dare un boost a movimento e attacchi, sono altri fattori che pesano nel complesso dell'equazione, così come le varie abilità speciali.
"L'inizio è promettente, ma mancano ancora molti tasselli al mosaico"
Ogni guerriero è caratterizzato da un valore di armatura e uno di forza: quest'ultimo funge sia da HP che da valore di attacco, per cui è vantaggioso pensare a come bilanciare i danni e a volte causare danni minori alla forza del nemico semplicemente per limitarne le capacità offensive e non concentrarsi semplicemente sulla sua uccisione.
Assenti, almeno finora, capacità curative di sorta che da un lato rendono i combattimenti diversi dal classico schema di attacchi e recuperi a cui siamo abituati, ma che dall'altro rendono la sconfitta sempre incombente. È facile fare un errore veramente disastroso in queste condizioni ma l'approccio sembra intrigante. Resta da vedere quanto si riveleranno vari gli scontri nel corso di un'intera campagna, ma in fase di review avremo sicuramente modo di parlarne.
Nonostante la build permetta di fare la conoscenza con molte delle meccaniche di The Banner Saga, l'intreccio principale e altri elementi sono infatti ancora inafferrabili. In diversi playthrough siamo arrivati allo stesso punto finale con diverse composizioni del party e dei caravan, nonché in possesso di differenti oggetti. Le diramazioni sembrano davvero tante come promesso e sarà interessante verificare le ripercussioni a lungo raggio delle varie scelte.
La mappa, inoltre, è veramente ampia ma finora abbiamo potuto solo osservarne gran parte solo da lontano, e non possiamo fare a meno di chiederci se sarà totalmente e liberamente esplorabile. La descrizione di ogni locazione testimonia l'attenzione riposta nei dettagli, che si evince a colpo d'occhio soprattutto dall'ottimo stile artistico della produzione di Stoic, che vi lasciamo giudicare dalle immagini.
L'inizio è quindi promettente ma mancano ancora molti tasselli al mosaico. Il dubbio maggiore riguarda il ritmo molto pacato dello svolgimento della storia, che sembra assimilabile a quello di un libro game. In sede di review, non troppo distante, avremo comunque modo di vivere a fondo questa affascinante storia e scoprire se il viaggio di The Banner Saga possa andare a buon fine.