The Book of Unwritten Tales
Le avventure grafiche battono un colpo...
Nel codice che ci è stato fornito abbiamo così potuto provare due dei cinque capitoli di cui è composta la storia e, all'interno di questo segmento narrativo, abbiamo potuto riscontrare che la struttura di fondo che fa da corpo all'intera avventura è fedelmente aderente ai canoni del genere, con l'unica novità, rispetto al recente passato, rappresentata dal numero di oggetti con cui verrete a contatto.
A dispetto degli striminziti inventari a cui oramai siamo abituati, in The Book of Unwritten Tales vi verrà infatti chiesto di prendere per mano un numero notevole di piccoli e grandi oggetti; si parla di oltre duecento elementi, particolarità che va a impattare direttamente con gli enigmi con cui verrete a contatto, la maggior parte dei quali basati su giochi di associazione più o meno logica.
Da una struttura così statica neanche l'amante più ottimista del punta e clicca si aspetterebbe qualcosa di buono, ma invece complice anche la presenza di rompicapo che ci vedranno utilizzare i tre eroi in maniera alternata e congiunta, il tutto risulta per ora avere un ottimo ritmo, come raramente mi è capitato di vedere in epoche recenti.
Anche i dialoghi si occupano poi di mantenere questa impressione positiva, grazie a una struttura a scelta multipla particolarmente brillante e fresca, e a un mondo che fa da sfondo alla storia ricco di richiami e rilanci per i confronti fra i personaggi.
Se guardiamo infine direttamente al fattore longevità, il tempo necessario per riuscire a portare a termine il codice a nostra disposizione si è attestato sulle sei ore abbondanti, un risultato di tutto rispetto visto e considerata la longevità media attuale. Bisogna ovviamente ancora vedere a gioco concluso se la velocità di avanzamento dell'avventura subirà un'impennata, ma per ora le premesse per un gioco corposo ci sono tutte.
Strano a dirsi, poi, anche il mondo delle avventure grafiche può forse vantarsi di avere un impianto grafico degno di questo nome: tralasciando infatti i risultati poco più che discreti che solitamente questa soluzione raggiunge nell'ambito del punta e clicca, The Book of Unwritten Tales mette sullo schermo una grafica in due dimensioni e mezzo capace allo stesso tempo di offrire un buon dettaglio e una buona giocabilità, senza perdere per strada carattere e carisma.
Sia i personaggi tridimensionali che gli sfondi disegnati a mano sono ricchi di particolari che concorrono a dare vita ad un mondo credibile e particolareggiato, quasi che il "non scritto" del titolo sia davvero il vero protagonista del gioco.
Dopo la prova dei primi capitoli, le impressioni sono quindi ampiamente positive: longevità decisamente sopra la media, dialoghi brillanti ed enigmi che, pur ricadendo all'interno del classico schema oggetto-inventario, mantengono viva l'attenzione del giocatore.
Se le premesse saranno mantenute credo potremo trovarci davanti a un serio candidato alla sfida dei mostri sacri del genere, totem divinatori da troppo tempo considerati come irraggiungibili dai più.
Appuntamento quindi ai prossimi mesi, con la speranza che una buona localizzazione (qualora prevista) possa essere la classica ciliegina su una torta che forse non tutti si aspettavano di trovare.