The Dark Eye: Memoria - review
Quando il seguito è meglio dell'originale.
Seguire il numero di titoli sfornati a ciclo continuo da Daedalic comincia a diventare un lavoro nel lavoro: con cadenza quasi mensile la casa tedesca sforna infatti un'avventura grafica dopo l'altra e spesso dalla durata superiore alle sette, otto ore. Chi si lamenta ancora che non vengono più prodotti punta e clicca è servito!
Il numero di giochi pubblicati peraltro non è inversamente proporzionale alla loro qualità, e anzi con questo The Dark Eye: Memoria posso affermare che i ragazzi teutonici hanno saputo superarsi, sfornando quello che ritengo essere il loro miglior titolo.
Le vicende riprendono in parte quanto avevamo lasciato nel primo capitolo, con l'aspirante eroe Geron alle prese con la sfortunata maledizione che ha colpito la sua Nuri e poche idee su come venirne fuori. Quello che non si aspetta è che le sue (dis)avventure si intrecceranno con quelle di Sadja, una maga vissuta cinquecento anni prima in un mondo costellato di magie, demoni e un insolito (per il genere) campionario di classici dell'universo fantasy.
Uno dei più importanti punti a favore di The Dark Eye: Memoria emerge così fin da subito proprio dal doppio binario narrativo introdotto da un enigma che sembra essere il collante fra questi destini incrociati. Le vicende s'intrecciano infatti in maniera coinvolgente, senza mai scadere nel banale, e rendono il giusto merito al fantastico mondo di The Dark Eye. Se spesso ci siamo lamentati dei soliti cliché e delle minestre riscaldate, questo decisamente non è il caso, con tutta una serie di sorprese e di dettagli curati con generosità lungo l'intero arco dell'avventura.
"Le vicende s'intrecciano in maniera coinvolgente, senza mai scadere nel banale"
Il lavoro svolto dal punto di vista della scrittura emerge peraltro in più di una circostanza: vuoi i spesso fantastici comprimari, vuoi l'attenzione a come vengono fornite informazioni e motivazioni al giocatore, vuoi infine la suspance con cui ci si avvicina alla conclusione di The Dark Eye: Memoria, viene facile pensare che la deriva fantasy sia decisamente nelle corde dei ragazzi tedeschi.
Due protagonisti diversi comportano inoltre abilità e modi di giocare leggermente differenti, soprattutto per le magie che rappresentano il punto di rottura rispetto alle classiche azioni permesse usualmente nelle avventure grafiche. Da una parte abbiamo infatti i poteri magici di riparazione di Geron, dall'altra la capacità di Sadja di controllo delle creature e di illuminazione dell'ambiente circostante.
Giusto per darvi un riferimento, se ricordate Gray Matter e il suo sistema di magie, considerate che qui la situazione è molto più fluida e soprattutto più contestualizzata a quelle che sono le dinamiche narrative del gioco. Fin dalla prima occasione in cui farete ricorso alle vostre abilità speciali dovrete infatti usare una sorta di pensiero laterale per venire a capo dei vari puzzle e la cosa, posso assicurarvi, saprà darvi parecchia soddisfazione. La speranza è che questo utilizzo non resti un caso isolato a questa tipologia di avventura.
"Il lato enigmistico offre un deciso miglioramento rispetto al capitolo precedente"
Il lato enigmistico offre peraltro anche un deciso miglioramento rispetto al capitolo precedente, frutto diretto della (ipotizzo) maggiore cura dell'ambito narrativo: ad esempio, finalmente, con The Dark Eye: Memoria tornano alla ribalta puzzle legati ai dialoghi e alle diverse scelte a disposizione quando dovrete interagire con altri personaggi.
Certo, rispetto all'uso dei poteri magici qui sono più visibili dei margini di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda gli indizi impliciti alla trama legati a quelle che dovrebbero essere le risposte corrette, ma per una volta il trial and error non risulta fastidioso, ma anzi è legato con un filo rosso alla storia raccontata e motivato dal contesto.
Considerate inoltre che il livello di difficoltà risulta essere più elevato rispetto ad altre occasioni, aspetto che credo farà piacere a tutti gli avventurieri navigati; se poi doveste rimanere impantanati non dovrete preoccuparvi e questo grazie al non invasivo sistema di aiuti integrato all'interno del gioco.
Da applausi convinti tutto quello che ha a che fare con la grafica: gli scenari dove i nostri protagonisti si muoveranno sono dei piccoli capolavori disegnati a mano e, in alcuni passaggi, sono abbastanza convinto che resterete a bocca aperta, persi in un mondo dove la magia sembra quasi a portata di mano.
"Solo il comparto tecnico paga lo scotto del ritmo produttivo imposto da Daedalic"
Solo il comparto tecnico paga, sebbene in misura minore rispetto ad altri titoli, lo scotto del ritmo produttivo imposto da Daedalic: a fianco alla sopra citata qualità dei fondali troviamo infatti delle animazioni dei personaggi un po' "scivolose" e qualche piccolo bug che, anche se non eclatante, mina la qualità complessiva del prodotto.
Se però il team riuscisse a limare anche questi piccoli particolari potremmo definire il tutto davvero vicino alla perfezione e questo senza poter contare sui grossi budget di cui proprio Daedalic si lamentava qualche settimana fa, alla notizia dello slittamento di Broken Age.
L'ultima annotazione è dedicata alla lingua di gioco. Davanti a voi avrete (al momento) tre opzioni: Inglese, Tedesco e Russo. Come potrete intuire dell'Italiano al momento non se ne parla e qualora non abbiate un buon vocabolario al vostro fianco, temo dobbiate considerare questo aspetto fra i punti negativi.
The Dark Eye: Memoria riesce a fondere la qualità di un contesto ricco di spunti con una narrazione che non si attesta sul già visto o sullo scontato come in altri titoli passati, e nel farlo mette anche sul piatto qualche deciso passo in avanti dal punto di vista del gameplay. Certo, permane qualche puzzle abusato in maniera quasi maniacale, ma nel complesso ci sono buoni spazi per affermare che, finalmente, si è imboccata una via autoriale che può portare Daedalic a risultati eccellenti.
Il difficile a questo punto sarà ripetersi, ma dopo aver visto The Dark Eye: Memoria posso dirmi decisamente ottimista.