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The Elder Scrolls V: Skyrim

Date un nuovo significato all'aggettivo "epico".

Per la totalità dell'avventura il funzionamento di questo sistema sarà assolutamente invisibile e si tradurrà semplicemente in un fluire morbido e continuo della narrazione. Forse proprio in questo aspetto l'influenza di un gioco come Fallout 3 si è fatta sentire maggiormente, o almeno questa è l'impressione che ne ho ricavato io.

Fin da subito vi sarà chiaro che nella trama di questo nuovo Elder Scrolls ci sono due fazioni principali, contrapposte tra loro: Imperiali e Ribelli... e se in questo vedete qualcosa che ha a che fare con Star Wars, beh, siamo in due. La storia tuttavia segue più che altro quella della dinastia Dragonborn, un'antica casta di guerrieri in grado di utilizzare un potere micidiale; ovviamente non starò qui a rivelarvi tutto, perché rischierei di trovarmi una schiera di minacciosi sìcari sotto casa.

L'altro tema portante del gioco è ovviamente rappresentato dai draghi, ma questo lo sapevamo già, viste le decine di immagini e filmati che hanno preceduto l'uscita del gioco. Ve ne ritroverete uno davanti quasi subito ma almeno inizialmente non potrete fare altro che fuggire per non diventare una porchetta croccante. Tranquilli, avrete diverse occasioni nel corso del gioco per rifarvi e le ricompense ricevute saranno grandi almeno quanto le ali del nemico che avrete abbattuto.

Scassinare serrature è inizialmente più ostico rispetto ad Oblivion, ma quando avrete capito il meccanismo tutto diventerà più semplice.

Nel corso dell'avventura gran parte dei corsi e ricorsi storici della serie vi verranno a trovare di tanto in tanto, sia in positivo che in negativo. Per quanto mi riguarda non mi sono fatto mancare un paio di classici glitch come "la missione doveva iniziare qui, ma dov'è finita?", oppure "il personaggio che sto cercando si è preso una vacanza, riprovare più tardi". Non sono neanche mancati alcuni problemini tecnici come caricamenti delle texture avvenuti con qualche secondo di ritardo e piccoli rallentamenti, nonostante avessi installato il gioco nella mia console. Nessuno di questi nei però ha avuto la benché minima possibilità di rovinare l'esperienza di gioco, che rimane tanto meravigliosa dal punto di vista visivo quanto appagante, dall'inizio alla fine.

La colonna sonora è uno degli aspetti che maggiormente è cambiato rispetto al gioco precedente. Alcune musiche pompose e orchestrate come quelle ascoltate in Oblivion sono ancora presenti e danno il giusto contrappunto musicale alle fasi più epiche e "atmosferiche" del gioco. Ad esse lo storico compositore della serie, Jeremy Soule, ha affiancato pezzi più tenui e in un certo senso tristi e malinconici. Il risultato finale è eccezionale e merita ancora una volta almeno una nomination agli MTV Video Music Award, vinti peraltro nel 2006 proprio con il quarto Elder Scrolls.

"Il sistema di combattimento è rimasto in gran parte uguale a quello di Oblivion."

Al contrario della soundtrack, il sistema di combattimento è rimasto in gran parte uguale a quello che avevamo utilizzato in Oblivion, almeno per quanto riguarda il "corpo a corpo". Si fa comunque notare una maggiore possenza delle armi nell'impatto e un'Intelligenza Artificiale un po' più raffinata da parte dei nemici, che almeno ogni tanto abbozzano una sorta di difesa e tentano (più raramente) di sorprendere con attacchi laterali. Siamo ancora lontani dalla perfezione, ma almeno un passo avanti c'è stato.

Le animazioni e gli incantesimi in The Elder Scrolls V: Skyrim.

A proposito di armi ed equipaggiamenti, oltre che dai normali mercanti e negli shop presenti nei villaggi, in Skyrim è anche possibile utilizzare forge e laboratori da alchimista per creare nuovi strumenti o migliorare quelli già disponibili... tutto sta nell'avere gli ingredienti giusti al momento giusto e ricordate che la pratica rende perfetti. Anche se questi elementi non aggiungono granché a livello di gameplay, devo dire che dà una certa soddisfazione maneggiare uno spadone che ci si è creati da soli.

Discorso diverso invece per quanto riguarda la gestione delle magie (disponibili praticamente per ogni classe): essa è più semplice e la possibilità di combinarne più di una per ottenere effetti combo le rende molto più divertenti da utilizzare. La possibilità poi di mappare i diversi tipi di attacco sul d-Pad consente cambi di strategia più repentini e quindi combattimenti più fluidi e spettacolari... e credetemi quando vi dico che in almeno una mezza dozzina di occasioni ringrazierete il cielo di questo.

"Stati fatti passi avanti da parte del team di sviluppo nella gestione della visuale in terza persona."

Per chi volesse giocare con una visuale in terza persona, poi, anche in questo ambito sono stati fatti passi avanti da parte del team di sviluppo. Il protagonista è ancora estremamente legnoso rispetto a un normale action-game, ma risulta nettamente migliorato rispetto ai suoi predecessori. Quantomeno ora è dotato di animazioni decenti, ma la visuale in soggettiva è sempre stata e rimane la scelta migliore per chi vuole vivere questa saga nel modo più immersivo possibile.

Una delle cose che mi aveva più indisposto in Oblivion era la gestione delle gilde a cui ci si poteva affiliare. La possibilità di entrare e lavorare in più di una svolgendo missioni anche in totale contrapposizione tra loro, faceva storcere il naso e rendeva alcune fasi del gioco addirittura comiche.

In Skyrim questo aspetto è stato curato maggiormente, ma non è ancora oliato a dovere. Il sottoscritto ha preferito non immischiarsi contemporaneamente in troppe organizzazioni, per non far diventare la storia un minestrone particolarmente indigesto. Ho apprezzato assai, invece, la possibilità di potenziare alcune abilità (combattimento a due mani, con l'arco, alchimia, difesa e altro ancora) imparandole da alcuni membri delle suddette gilde... ovviamente dopo aver sborsato il giusto prezzo.

Di cose da dire su Skyrim ce ne sarebbero ancora un'infinità, ma la parte migliore di questo gioco risiede proprio in quello che ancora non si è visto o vissuto. Il continuo senso di scoperta e la sensazione di avere davvero nelle mani il destino di un regno sono ancora più spiccati rispetto ai precedenti Elder Scrolls.

Chi cerca in questo gioco le emozioni "estreme" di un Daggerfall o di un Morrowind probabilmente rimarà con un po' di amaro in bocca, ma se quello che cercate è un Oblivion ancora più vasto, spettacolare ed appagante, allora accomodatevi pure, avete trovato ciò che cercavate.

9 / 10