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The Starship Damrey - review

Enigmi spaziali claustrofobici

Se non sapete chi sono i Level 5, allora forse Eurogamer non è il sito che fa per voi! Questi ragazzi sono responsabili di alcuni dei videogiochi più interessanti degli ultimi anni. Titoli originali e diversificati che, come obiettivo primario, si prefiggono di interessare ed emozionare il giocatore creando videogame senza compromessi... o almeno così recita la loro mission aziendale. Una filosofia portata avanti con una certa coerenza grazie anche a due titoli che di sicuro ricorderete: Professor Layton e Ni No Kuni. Due titoli di grande impatto, in grado di presentare ai giocatori mondi coerenti, interessanti e ben lontani dall'azione concitata e ripetitiva di molti videogiochi odierni, ma che differiscono non poco da questo The Starship Damrey.

Questa ragazzina vi accompagnerà per buona parte del gioco. Chi sia, e cosa ci faccia su una nave spaziale… beh, di certo non ve lo diremo.

Quello di cui vi parleremo non è infatti uno dei loro prodotti di punta, ma un piccolo sprazzo d'originalità destinato alla distribuzione digitale su Nintendo 3DS. Un gioco che s'introduce in un programma più ampio, dedicato alla pubblicazione di videogame indipendenti indirizzati ai portatili e alla digital delivery. Della stessa gamma fanno parte anche Liberation Maiden e Chrimson Shroud, già trattati precedentemente. Peccato che recensire The Starship Damrey non sia altrettanto facile...

Un'avventura cruda, senza spoiler e senza aiuti, dove nulla è come sembra e tutto dipende solo dalle nostre azioni.

Il titolo, ben conscio della sua scarsa longevità e della necessità di differenziarsi dai vari titoli indie distribuiti online, punta tutto su una sola semplice premessa, quella di creare un'avventura cruda, senza spoiler e senza aiuti, dove nulla è come sembra e tutto dipende solo dalle nostre azioni.

Nessun tutorial, nessun accenno alla trama, nessuna spiegazione. Il giocatore viene catapultato sin da subito nell'azione senza essere prima coccolato o tenuto per mano. Un approccio che al giorno d'oggi è difficile ritrovare ma che, proprio per questo, può fare la differenza e creare un nuovo livello d'immersione nel mondo di gioco.

La vicenda stessa, spesso oscura e centellinata, la necessità di dover scoprire come funzionino i comandi del gioco, lo stesso scopo dell'avventura, sono parte integrante del design di questo videogioco un po' atipico che da un lato ricalca i canoni dell'avventura grafica classica e dall'altro tenta in tutti i modi di discostarsene per creare qualcosa di nuovo.

In uno scenario del genere è difficile potervi parlare della storia di The Starship Damrey senza spoilerare nulla, ma un accenno di trama possiamo pur sempre darvela, rispondendo a una semplice domanda: come inizia il gioco? La situazione da cui tutto prende piede è, come spesso accade nella fantascienza videoludica, un semplice (si fa per dire) viaggio intergalattico. Perché siate lì, cosa ci facciate, chi dobbiate interpretare... beh, questo non ci è dato rivelarvelo, non senza togliervi il gusto di giocare. Sta di fatto che ci siete e il vostro scopo è riuscire a sgarbugliare questa intricata matassa.

La situazione da cui tutto prende piede è, come spesso accade nella fantascienza videoludica, un semplice viaggio intergalattico.

Uno dei primi enigmi che incontrerete, forse anche il più interessante, vi richiederà di ricalibrare un terminale di bordo. Avremmo preferito più rebus del genere e meno backtracking.

Per far ciò dovrete muovervi all'interno di angusti corridoi in pieno stile Doom risolvendo una lunga serie di enigmi contestuali che, se all'inizio ricordano un po' quelli dell'acclamato Professor Layton, ben presto se ne discostano per proseguire attraverso una direttrice completamente diversa. Gli enigmi logici lasciano ben presto spazio all'esplorazione dei metallici cunicoli che compongono l'astronave, aiutati solo da una piccola torcia e dalla possibilità di portare con voi un oggetto, e uno soltanto. Questa limitazione, fin da subito chiara nella mente dei giocatori, serve a stimolare un costante backtracking, spingendo il giocatore a muoversi ossessivamente tra le varie stanze sbloccate alla ricerca di nuovi indizi, piccoli dettagli non notati precedentemente e, magari, oggetti più utili di quello in vostro possesso.

La struttura di gioco, pur non avendo di per sé nulla di originale è però ben presentata, con una realizzazione tecnica non eccelsa, ma sicuramente più che decente. Il comparto grafico invece, non stupisce particolarmente. Pur non presentando evidenti bug, compenetrazioni di poligoni o altri problemi tecnici di varia natura, ci siamo ritrovati di fronte a parecchie scelte non proprio felici. I modelli poligonali dei personaggi secondari per esempio, sono quasi tutti identici, indipendentemente dal sesso dei vari personaggi. La spiegazione? Hanno tutti indosso una particolare tuta spaziale. Un po' poco per giustificare un'ingiustificabile pigrizia da parte degli sviluppatori, che non hanno creato modelli un minimo più particolareggiati. Possiamo accettare difatti che le ambientazioni siano tutte uguali e indifferenziate, serve anche a trasmettere un miglior senso di claustrofobia e tensione, ma avremmo preferito una maggior cura nel design dei personaggi, che vengono mostrati in una sola, unica occasione: una fotografia disegnata in stile manga in cui, sinceramente, ci è risultato persino difficile discernere i volti dei veri personaggi.

La struttura di gioco, pur non avendo di per sé nulla di originale è però ben presentata, con una realizzazione tecnica non eccelsa, ma sicuramente più che decente.

Uno dei membri della ciurma, rigorosamente in tuta spaziale. Abituatevi a questa tuta, la vedrete più e più volte.

Lo stesso discorso vale per gli effetti sonori. Anch'essi presentati come parte essenziale del gioco da un brevissimo messaggio iniziale, sono sì ben realizzati, ma decisamente ridondanti. È da apprezzare invece la discrezione della colonna sonora che, con pochi ma azzeccati brani, riesce a sottolineare i momenti salienti, ammutolendosi completamente durante l'esplorazione della nave. Anche questa una scelta di design riuscita e ben precisa, che mira tanto a conferire atmosfera, quanto a creare scene di tensione, di suspanse e di quando in quando di divertimento, in grado di spezzare un ritmo altrimenti monotono.

Se una critica su tutte può essere mossa al titolo e agli sviluppatori è che, nel tentativo di creare hype e atmosfera, ci si è dimenticati dei dettagli. Il gioco inizia bene, ma finisce peggio. L'idea da cui prende fondamento, quella di rivelare persino il modo in cui si gioca pian piano, come fosse parte integrante della trama, è più che valida, ma è la trama in sé che non funziona. Mano a mano che si scopre un piccolo dettaglio, che si arriva a un colpo di scena, ci si rende conto di quanto la sceneggiatura sia trita e stantia. C'è la misteriosa bambina che corre per la nave, i corridoi deserti... tutto quel che ci deve essere in un titolo del genere, ma nulla di realmente originale. Tutto ricalca gli stilemi del genere horror nipponico, senza far troppo attenzione a inserire qui e lì i tocchi di classe tipici degli altri titoli Level 5. Lo stesso cadenzare della vicenda è fin troppo simile a quello delle avventure classiche e, mano a mano che si procede nel gioco, gli enigmi presentati non diventano più interessanti, ma più semplicistici, come se a un certo punto si fosse deciso di darci un taglio e inserire un finale a caso. Il gioco infatti non vi terrà occupati per più di due o tre ore, mezz'ora in più se vi perderete tra i meandri della nave o deciderete di sbloccare anche i pochi bonus presenti, utili a comprendere meglio la trama, ma tutt'altro che indispensabili.

Gran parte del tempo lo trascorrerete alla ricerca di antiquate keycard, da utilizzare per sbloccare le varie porte della nave.

The Starship Damrey è comunque un buon gioco, divertente, in grado di tenervi per un po' col fiato sospeso, ma privo di quella scintilla di genio che potrebbe portare al capolavoro. Un titolo da 7 insomma, ma unite ciò al prezzo un po' troppo elevato, alla scarsa longevità e al non proprio eccelso comparto tecnico e il titolo precipita inesorabilmente di un punto. Consigliato soprattutto agli appassionati del genere.

6 / 10
Avatar di Fabio Davide
Fabio Davide: Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.

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The Starship Damrey

Nintendo 3DS

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