The War Z - review
No, non è il seguito di DayZ.
Da tempo la copia del lavoro altrui è considerata la più alta forma di adulazione: questo vale soprattutto nel mondo dei videogiochi dove, nel giro di pochi anni, nascono e muoiono trend allettati dalla promessa di facili guadagni. Questo vale per i grossi studi di sviluppo ma anche per i piccoli produttori indipendenti, ed è sicuramente il caso di The War Z. Una produzione chiaramente ispirata a DayZ, un mod per ArmA 2 che negli ultimi tempi ha reso l'espansione Operation Arrowhead una tra le più acquistate su Steam.
Il concept del mod è semplice: il giocatore viene letteralmente abbandonato a se stesso a vagare sulla superficie giocabile dell'ArmA 2 originale. Il fatto è che al posto di militari russi, la zona è infestata da zombie affamati ma soprattutto di altri giocatori umani col nostro stesso obiettivo: trovare armi, munizioni e rifornimenti per sopravvivere un altro giorno. Si tratta esattamente dello stesso contesto di The War Z, con la differenza che quest'ultimo è un gioco "stand alone" acquistabile su Steam per quindici euro e sorretto dalle microtransazioni. Anche se ci si muove su una mappa di dimensioni inferiori ambientata in Colorado, è piuttosto chiaro che il gameplay è una copia quasi identica in tutto e per tutto a quella del mod cui The War Z è ispirato.
Il giocatore rischia costantemente di venire sbranato da frotte di zombie che infestano i centri abitati, fattorie isolate e grosse installazioni industriali o militari che caratterizzano questa zona collinare. Restare tranquilli tra i boschi serve a poco, visto che il vostro alter ego deve sostentarsi trovando da mangiare o da bere e tale genere di rifornimenti sono disponibili soltanto nelle zone abitate di cui sopra insieme a medicinali, protezioni e soprattutto armi di ogni genere come coltelli, mazze, ascie e, ovviamente, armi da fuoco.
Se siete appassionati della letteratura zombie in generale, saprete benissimo che le armi da fuoco non sono sempre l'ideale per affrontare un'invasione di non morti: tendono ad essere rumorose attirando altri cadaveri ambulanti, ma soprattutto finiscono le munizioni che in un gioco come The War Z sono difficili da trovare. Eppure, chi possiede una pistola o una carabina si può considerare un benestante, mentre gironzolare con tanto di fucile d'assalto equivale ad essere dei veri e propri nababbi. Questo perché il vero pericolo mortale non sono tanto gli zombie quanto gli altri umani che circolano nell'area di gioco: nulla impedisce a chicchessia di seguirvi di soppiatto, attendere che vi siate riforniti a dovere aggirando legioni di cadaveri, per poi piantarvi un machete nella schiena e spazzolare il contenuto del vostro zaino, che andrà perso definitivamente. Avete capito bene: al respawn, sarete di nuovo in mutande e dovrete ricominciare la vostra ricerca di rifornimenti e armi di qualsiasi genere.
"La libertà totale concessa ai giocatori permette qualsiasi cosa vi possa venire in mente"
La libertà totale concessa ai giocatori permette qualsiasi genere di "finezza" vi possa venire in mente, come accompagnarvi a un gruppo di due o tre novellini, aspettare il momento buono e fargli saltare la testa. Oppure, nel caso riusciate a trovare un'arma a lunga gittata, potrete piazzarvi in una posizione sopraelevata nelle aree cittadine e aspettare che arrivino altri giocatori per poi cecchinarli in tutta tranquillità, andando a recuperare il bottino una volta che le acque si sono calmate.
In linea di massima la regola generale da tenere presente, quando si gioca con degli sconosciuti che hanno accettato di collaborare con noi tramite la chat, è quella di guardarsi sempre le spalle: i compagni di disavventura sono infatti funzionali alla vostra sopravvivenza in relazione al contenuto del loro zaino, visto che il numero di server presenti (circa trecento, suddivisi tra America, Europa, e Russia) e la tipologia di gameplay, rendono piuttosto remota la possibilità di incontrarli nuovamente.
Le occasioni in cui durante le mie peregrinazioni ho felicemente concluso una sessione di gioco senza venir giustiziato a tradimento, si possono contare sulle dita di una mano, per non parlare delle morti improvvise a causa di un camper appostato chissà dove e, soprattutto, la frequente presenza di cheater che, fin dai primi giorni della pubblicazione, infestano ogni server.
"I report di giocatori dotati di wallhack, aimbot e cheat in generale, non si contano"
I report di giocatori dotati di wallhack, aimbot e cheat che permettono loro correre, volare o essere semplicemente invulnerabili non si contano, e le probabilità che finiscano per rovinare la community di un gioco già piagato da notevoli problemi sono molto elevate, vista anche l'attitudine degli sviluppatori di cui parleremo verso la fine della recensione.
Tornando al succo del gameplay, si capisce dopo poche ore che, allo stato attuale delle cose, The War Z è strutturato per ricavare il massimo dal divertimento solo dall'anarchia che regna sui server, legandolo proprio alle situazioni da far west che un mondo di gioco così ostile propone.
Non sono presenti missioni di alcun genere capaci di tener viva l'attenzione del giocatore o che possano spingerlo ad associarsi in gruppi: lo scopo dichiarato è, infatti, quello di allearsi coi buoni o i cattivi attualmente presenti su un server, e dare il via a una guerra tra fazioni per il controllo dei rifornimenti che appaiono casualmente nei centri abitati.
Per farlo occorre fondamentalmente aumentare le capacità della propria fazione, portando i rifornimenti ritrovati in delle zone designate: fattibile, non fosse per il fatto che chiunque vi può fare secchi in qualsiasi momento facendovi perdere il bottino accumulato dopo lunghe ore di appostamenti. Volendo, spendendo parecchi soldi, è anche possibile procurarsi dei sacchetti di sabbia e dei reticolati da posizionare strategicamente per creare delle zone escluse agli zombie, ma praticamente nessuno si azzarda ad investire in questo genere di elementi che invece avrebbero potuto dare al gameplay di The War Z un notevole bonus sotto il profilo della persistenza del mondo di gioco.
"Chi vuole provare a giocare in relativa tranquillità è costretto a vagare prima tra server vuoti"
In un contesto del genere, pochi sono disposti a mettere in comune i beni trovati e le conseguenze sono evidenti: chi vuole provare a giocare in relativa tranquillità è costretto a vagare prima tra server vuoti, in cui le possibilità di incontrare qualcuno sono remote. Solo dopo aver trascorso ore a strisciare nell'erba per infilarsi di soppiatto tra i caseggiati schivando zombie, e dopo avere messo insieme un bel gruzzoletto di armi, munizioni e rifornimenti, si può provare a cercar fortuna (e ne serve parecchia) all'interno di un server popolato.
Vi basti sapere che dopo circa dieci ore di questa solfa, due volte sono stato "spawnkillato" non appena apparso, mentre la terza l'ho trascorsa facendo il tiro al piccione a due cheater volanti e invulnerabili prima di finire accoltellato da uno dei membri della mia stessa "fazione". La quarta partita è invece filata liscia ma mi sono reso conto molto presto che anche una volta trovata una buona posizione e iniziato a cecchinare tutti i poveracci che mi si paravano davanti, il divertimento non arrivava perché, oltre alla montagna di problemi che lo caratterizzano, a The War Z manca un elemento fondamentale, ovvero l'obbiettivo finale che non si può sintetizzare nella sola sopravvivenza e nell'accumulo di rifornimenti fino all'inevitabile dipartita.
A innervosire ancora di più il giocatore pensa il sistema di microtransazioni con cui è strutturato The War Z: in un gioco così pesantemente dipendente dai consumabili, i prezzi praticati per gli oggetti che si possono perdere sono assolutamente da ladrocinio, al punto da far venire il sospetto che si tratti di un modo per mungere semplicemente i giocatori e non di un sistema veloce per bypassare la fase di ricerca. Acqua e cibo si trovano con facilità, ma anche un misero coltello o una mazza da baseball arrivano a costare fior di euro, per non parlare delle armi da fuoco, munizioni e protezioni di qualità, che rendono i quindici euro richiesti per The War Z uno specchietto per allodole.
"Molti giocatori hanno iniziato da riempire i forum ufficiali di proteste, cercando anche un rimborso"
Di questo approccio un po' troppo disinvolto si sono accorti molti giocatori, che hanno iniziato da riempire i forum ufficiali di proteste, cercando un rimborso anche a causa di caratteristiche solo sbandierate e mai introdotte come mappe multiple, uno skill tree del tutto inesistente, la possibilità di poter creare clan poi rivelatasi a pagamento, e così via.
Per questi e altri problemi (sono frequenti i ban per cheating spesso inesistente) la rabbia ha iniziato, e continua, a serpeggiare all'interno alla community, i cui membri sono persino stati ripresi in malo modo dagli sviluppatori stessi sui forum ufficiali. Non solo: in occasione di post di critica si è arrivati persino a minacce agli utenti in PM, ban o discussioni chiuse senza dare alcuna spiegazione.
Fortunatamente di tali spiacevoli situazioni si sono accorti anche gli admin di Steam, che hanno interrotto il supporto al gioco togliendolo dagli scaffali prima di Natale. Ne è scaturita una lettera aperta da parte dell'ideatore del gioco, Sergey Titov, che tuttavia non ha contribuito a calmare le acque, in quanto è ormai chiaro a molti che Hammerpoint Interactive non è propriamente uno degli sviluppatori più affidabili della scena.
"The War Z non è quello che si dice una perla di programmazione"
Come potete vedere chiaramente dai filmati di contorno, The War Z non è poi quello che si dice una perla di programmazione dal punto di vista estetico. Colline, prati e boschi sono tutto sommato piacevoli e decentemente realizzati: è tuttavia la qualità degli edifici, per quanto riguarda gli esterni ma sopratutto gli interni, a lasciare molto a desiderare a causa di ambienti spogli e texture degne di una quindicina d'anni fa. Anche le animazioni del protagonista non sono eccezionali ma è la corsa degli zombie e la compenetrazione dei loro corpi quando si assiepano nelle nostre vicinanze a raggiungere vette di bruttezza come non se ne vedevano da tempo in un prodotto commerciale.
Buona parte del divertimento che deriva dalla capacità del giocatore di infilarsi nelle zone più infestate per raccogliere il bottino è infatti rovinata dalla pessima intelligenza dei non morti, e anche da qualche baco. Il concetto di fondo è piuttosto semplice: gli zombie hanno una percezione visiva e uditiva di ciò che succede in relazione a quanto ci facciamo vedere e al rumore che generiamo. Strisciare per minuti interi tra l'erba alta passando attraverso la cortina di cadaveri ambulanti di solito paga: il problema è che nei piccoli centri o nelle abitazioni isolate è facile commettere una disattenzione che porterà ben presto alla formazione di un codazzo di poligoni ululanti (e tremolanti) alle nostre spalle.
Nel caso il fiato ce lo permetta potremo seminarli facilmente ma di solito la tattica è quella di salire su una posizione sopraelevata in cui non possano raggiungerci per recuperare le forze. Da qui si può iniziare a prenderli a bastonate sulla testa fino a che non sono stati tutti sistemati o ricominciare a correre; il problema è che spesso, in modo completamente casuale, qualcuno riesce a salire causando morti improvvise capaci del peggiore attacco isterico.
In conclusione, non possiamo dire di aver trascorso ore particolarmente liete giocando a The War Z: il potenziale di questo genere di gameplay, adatto esclusivamente a un pubblico hardcore, s'intravede in più di una situazione e potrebbe trovare interessanti sviluppi qualora la struttura si evolva in un prodotto completo con tanto di missioni, obiettivi a lungo termine ed elementi in grado di variarne la giocabilità. Al momento però ci troviamo di fronte alla versione alpha di un titolo che avrebbe bisogno di almeno un anno di sviluppo in più e di competenze tecniche superiori.
Certo, si potrebbe eccepire che anche DayZ soffre di molti dei difetti che abbiamo elencato, ma giova ricordare che si tratta di un mod gratuito da cui gli autori non hanno guadagnato nulla, rapportandosi con la community in modo esponenzialmente migliore. Se poi pensiamo che The War Z è arrivato a copiare DayZ anche nel nome, probabilmente per far credere ai possibili estimatori del genere che si tratta della sua versione commerciale, ci si rende conto che anche una semplice insufficienza data sulla fiducia di sviluppi futuri, potrebbe favorire una prossima fuga col bottino da parte degli Hammerpoint Interactive, dei quali preferiamo non essere complici.