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Tom Clancy's Splinter Cell: Blacklist - prova multiplayer

Abbiamo portato Sam Fisher online. Ecco com'è andata.

Nonostante qualche difetto Tom Clancy's Splinter Cell: Blacklist è stata una gradita sorpresa, coadiuvando stili tanto diversi quanto quelli dei primi capitoli e quello dell'ultimo della serie. Era dunque d'obbligo dedicare, ora che abbiamo avuto modo di provare approfonditamente il multiplayer, il dovuto spazio anche al comparto online, senza dubbio uno degli aspetti più interessanti del titolo.

Ben lungi dall'essere stato stravolto, il multiplayer di Splinter Cell: Blacklist è la necessaria evoluzione di quello del precedente episodio, dividendosi ancora una volta in due metà ben distinte. Da un lato c'è il comparto competitivo, dall'altro una nuova e migliorata coop. Proprio quest'ultima presenta il maggior numero d'innovazioni.

Abbandonato il vecchio approccio, che vedeva la cooperativa procedere con una storia a sé, parallela alla vicenda principale, gli sviluppatori hanno deciso di intrecciarla a filo doppio con la campagna, garantendo una maggiore immedesimazione nella trama. Le missioni secondarie della modalità single player diventano quindi il cuore della cooperativa e, sebbene possano essere talvolta giocate anche in singolo, sono state realizzate per dare il meglio di sé quando affrontate con un amico.

Non solo dovrete cooperare per portare avanti la missione, ma anche per superare diversi ostacoli. Attenzione quindi a lasciare troppo indietro il vostro compagno, potreste ritrovarvi completamente bloccati.

Per accedere a tali livelli il giocatore dovrà prima sbloccarli parlando coi vari comprimari che popolano il Paladin (la base operativa di Fourth Echelon). Ciascuno di questi personaggi, dopo un breve briefing, vi proporrà una missione adeguata al proprio background. Charlie, l'hacker della squadra, vi chiederà di gettarvi in una zona di guerra per recuperare degli importanti dati; Grimm invece, quale ufficiale di collegamento col presidente USA, vi chiederà di risolvere alcune gravi crisi internazionali. E così via, per una serie di obiettivi piuttosto vari che includono persino un'immancabile missione "orda" dove, abbandonando ogni remora, dovrete aver ragione di svariate ondate di nemici utilizzando armi, gadget e le grandi doti acrobatiche di Sam e Briggs (il nuovo compagno del protagonista).

"Gli sviluppatori hanno deciso di intrecciare a filo doppio la coop con la campagna"

Sulle stesse doti sono tarate le missioni, sviluppate in modo tale da consentire al giocatore non solo di scegliere che approccio perseguire (Pantera, Fantasma o Assalto, come nel single player) ma anche se affrontare le varie situazioni facendo fronte unito o dividendosi. In ogni sezione del livello potrete cioè decidere se passare per il centro, abbattendo i vari nemici che vi si pareranno davanti, o dividervi per attaccare dai due lati, con una strategia più creativa e talvolta necessaria.

Ci è ad esempio capitato di dover arrivare all'entrata di un edificio, sorvegliato da diverse guardie e due cecchini. In questo caso era possibile evitare le prima ma non i secondi, posti uno di fronte all'altro. L'unico modo per affrontare una situazione del genere è stato dividersi e colpire contemporaneamente entrambi i nemici, per poi sgattaiolare silenziosamente nel complesso evitando di attirare troppa attenzione. Queste situazioni rendono la cooperativa divertente e, a tratti, molto emozionante, sopperendo peraltro alla brevità e all'eccessiva linearità delle missioni, molto più corte e guidate di quelle della campagna in singolo.

L'arsenale dei mercenari comprende tanto le varie armi presenti nel single player, quanto vari tipi di sensori utili a scoprire più facilmente le spie, che d'altro canto possono contare su tutti i gadget di Fourth Echelon.

Gli sviluppatori hanno dedicato molta attenzione anche alla componente multiplayer competitiva di Splinter Cell: Blacklist, riprendendo la modalità Spies vs. Mercs che, introdotta nella serie la scorsa generazione, era stranamente assente in Conviction. Tale, particolarissimo multiplayer, divide il giocatore in due squadre, separandoli in spie (essenzialmente simili a Sam Fisher e Isaac Briggs) o mercenari, che si controllano in prima persona come un qualsiasi FPS. Lo scopo, almeno nella modalità classica, è per i mercenari di difendere degli obiettivi (terminali di solito) mentre le spie tentano di violarli. Alla fine del primo turno però i giocatori che prima impersonavano i Mercenari divengono Spie, garantendo a ciascuno di ricoprire entrambi i ruoli in ogni partita. Vince ovviamente chi viola più terminali durante il proprio turno, mentre le kill dei mercenari vengono conteggiate solo per quel che riguarda classifica, esperienza e denaro, ma non incidono direttamente sul punteggio della squadra.

"Un gameplay fluido che, quasi come una versione digitale di guardie e ladri, viene naturale sin dalle prime partite"

Un'apparente complessità che nasconde però un gameplay fluido che, quasi come una versione digitale di guardie e ladri, viene naturale sin dalle prime partite. Tanto più che il gioco ci guida attraverso un sistema di crescita a livelli ben bilanciato, utile anche a evitare ai novizi di scontrarsi con la ripida curva di difficoltà tipica del gioco online. Non potrete infatti accedere a tutte le varie modalità di Spies vs. Mercs ma dovrete prima sbloccarle giocando alcune partite alle modalità classiche (più semplici) e livellando il vostro profilo. Tale scelta, pur inizialmente costrittiva, rende possibile anche a chi è sia digiuno di gioco online di avvicinarsi al multiplayer, limitando l'impatto che si avrebbe peraltro con le modalità più complesse.

Sam Fisher ha un partner in Splinter Cell: Blacklist.

Sono infatti state implementate diverse variazioni sul tema, in grado di porre l'accento sulla strategia e sulla personalizzazione, o semplicemente di stravolgere i ruoli. Extraction, ad esempio, pone i mercenari in posizione d'attacco, assegnando loro il compito di assediare i terminali, mentre sono le spie a difenderli. A ciò ovviamente si affiancano anche i più ovvi DeathMatch, che non sarebbero potuti mancare in un'esperienza multiplayer che si rispetti.

"Le varie sottoclassi, completamente personalizzabili, si differenziano spesso per un gadget particolare"

Interessante anche il modo in cui è stato migliorato ulteriormente il sistema di personalizzazione del personaggio. Se non c'è infatti troppo da fare dal punto di vista estetico, non si possono ignorare tutte le varie sottoclassi che, completamente personalizzabili, si differenziano spesso per un gadget particolare, utile a fornire un importante vantaggio strategico durante la partita. E se le spie possono contare sui gadget, lo stesso non possono fare i mercenari, che sopperiscono con poteri in grado di aumentare la loro resistenza o velocità e utili sensori (movimento, sensori magnetici, ecc.) da utilizzare per avere la meglio sulle spie.

Tirando quindi le somme, dopo questa seconda analisi possiamo dire che in Splinter Cell: Blacklist ciò che sembrava essere il tallone d'Achille della serie è diventato uno dei suoi punti di forza. La forte compenetrazione del single player con la modalità cooperativa, la possibilità di spendere i fondi guadagnati nella campagna per personalizzare i propri avatar per l'online e viceversa, nonché la stessa decisione di mantenere il gameplay del multiplayer competitivo inalterato rispetto alle prime iterazioni, sono tutte scelte che competono alla creazione di un'esperienza completa e divertente, all'altezza della serie.

Avatar di Fabio Davide
Fabio Davide: Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.

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