Skip to main content

World of Warcraft: Mists of Pandaria - preview

Panda e Pokémon nel futuro di Blizzard.

Siamo forse dunque di fronte a quel gioco da sempre atteso e purtroppo mai realizzato che, seppur incentrato sul tema dei conflitti razziali, sino ad ora non ha mai brillato nella guerra PVP su larga scala? Piano con l'ottimismo, nessuno ha ufficialmente promesso che questo tipo di guerra sarà realizzata in termini di gameplay da Mists of Pandaria. In quella che Metzen chiama "la quiete prima della tempesta", le sole caratteristiche PVP presentate sono una nuova Arena e delle interessanti varianti dei Battleground tra cui spicca una curiosa rielaborazione della celebre mod di Warcraft 3, DOTA.

Quindi no, WOW non si trasformerà certo in un mostro del PVP nel corso di una sola notte, non ancora e nemmeno per un bel po' di tempo. Ma se la mettiamo in termini tematici, Mists of Pandaria segna un primo passo significativo in questa direzione.

Il nostro personaggio potrà volare solo una volta raggiunto il livello 90: una scelta di Blizzard per non facilitarlo sin da subito nelle quest.

Esplorando Pandaria, una terra rimasta nascosta alle genti per oltre diecimila anni, sarà possibile conoscere non solo i nobili Pandaren ma anche un discreto nugolo di razze indigente. Nel tentativo di conquistare Pandaria, ambita per le numerose risorse su cui può fare affidamento, Orda e Alleanza finiranno per schierarsi con alcune di queste e dando il la a una serie infinita di immancabili problemi.

Recentemente, Metzen ha affermato di pensare a WOW come a "uno studio sul tracollo delle società, sul perché i popoli debbano colpirsi vicendevolmente e sul perché l'odio si preservi di generazione in generazione". Il messaggio di Mists of Pandaria non può essere certo pacifista ma è impossibile non notare un significato quasi filosofico nascosto in quest'espansione, che in prima battuta sembrerebbe estremamente rilassata e dai toni alquanto leggeri.

Mists of Pandaria in realtà è molto più "sobria" di quanto sembri. Ovvio, l'animazione associata alla corsa dei panciuti Pandaren è a dir poco esilarante, e non mancheranno altre situazioni divertenti piazzate con intenzione strategica da parte degli sviluppatori. Bastano pochi minuti di gioco per accorgersi di quanto il gioco scorra alla perfezione, impreziosito da un senso dell'umorismo contenuto e moderato, laddove Cataclysm, nonostante una sceneggiatura incentrata sull'Apocalisse, spesso si abbandonasse a satire più pacchiane, battute banali e quest spesso quasi farsesche.

Nei panni di un giovane Pandaren, il giocatore si ritrova nel mezzo di una tribù che abita in armonia sul dorso di una tartaruga oceanica grande quanto un'isola e chiamata Shen-zin Su. La vita scorre tranquilla tra le serrate lezioni di arti marziali impartite da un vecchio saggio dall'aforisma facile (i dialoghi, a tal proposito, rasentano la perfezione) e le missioni per salvare l'armonia del villaggio, in rumorosa compagnia di Aysa e Ji. I problemi, però, sono come sempre dietro l'angolo.

Vediamo le ambientazioni di Mists of Pandaria.

Partito alla volta di un viaggio in mongolfiera dopo la morte del maestro, il nostro alter ego raggiunge la testa della Tartaruga, che a sorpresa rivela quanto essa stia soffrendo per una "terribile spina che affligge il suo fianco". Non passerà molto tempo prima di accorgersi che questa "spina" altri non è che una nave dell'Alleanza, piena zeppa di prigionieri dell'Orda, che ha ben pensato di trasferirsi in queste terre pacifiche devastando parte del guscio della tartaruga e popolando la zona di terribili mostri marini. E indovinate un po' chi dovrà scendere in campo, schierandosi in prima linea con una delle due fazioni belligeranti?

La rappresentazione dei Panda, in Cina, è regolamentata da leggi particolarmente severe, trattando animali sacri della propria cultura. Dopo il blocco burocratico affrontato da Blizzard in Cina per la faccenda di Wrath of the Lich King, basare un'intera espansione sulle avventure di goffi panda dalle fattezze umane, potrebbe sembrare la più classica zappa sui piedi, specie se l'obiettivo previsto è portare il gioco al successo anche in quel paese.

I Pandaren sono personaggi nobili e dal senso dell'umorismo, che partecipano alla battaglia per un senso d'onore e d'avventura.

Inaspettatamente, però, le cose sono andate per il verso giusto. I Pandaren sono rappresentati come personaggi filosofici, nobili e dal senso dell'umorismo, che partecipano alla battaglia più per un senso d'onore e d'avventura che per la semplice sete di sangue. Il bilanciato misticismo della mitologia Orientale è omaggiato persino dalle musiche, che ricordano molto le atmosfere della pellicola de La tigre e il Dragone. Se dicessimo che questa espansione è stata creata strizzando l'occhio ai fan cinesi, probabilmente non ci discosteremmo di molto dalla verità.

"Ritengo che inserire un minimo di cultura cinese nel nostro gioco sia un'opportunità da non perdere", afferma il presidente di Blizzard Mike Morhaime, "ma sono sicuro che tutto ciò sarà apprezzato anche al di fuori della Cina". Blizzard non sarebbe comunque la prima software house che cerca di ingraziarsi i giocatori asiatici in questo modo: un segno sin troppo eloquente dell'importanza (non solo per Blizzard) dell'emergente mercato orientale.

Ma c'è dell'altro nella colorata Pandaria, qualcosa che la avvicina più ai nordici continenti di Northrend di Wrath of the Lich King piuttosto che alle fantasie disgiunte di The Burning Crusade e Cataclysm. Il tutto per la gioia del lead designer Tom Chilton, che si dice "particolarmente stanco di addentrarsi nelle zone di Stormwind od Orgrimmar alla ricerca dei più svariati oggetti".