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Voodoo - prova

Tra Shadow of the Colossus e un survival? Una sfida tutta italiana.

Come spesso dimostrano le classifiche di vendita di Steam e il sempre maggiore interesse anche del mondo console, uno dei generi più in voga degli ultimi anni è quello survival. Le varianti sono ovviamente parecchie, ma quasi tutti propongono una struttura prettamente incentrata sul multiplayer (alcune alternative singleplayer degne di nota sono The Solus Project, The Flame in the Flood e The Long Dark) e sul costante rischio di perdere tutte le proprie risorse e i progressi effettuati da un momento all'altro.

I survival sul mercato sono ormai diversi e quindi la domanda potrebbe sorgere spontanea: perché scomodarsi per un progetto solamente in pre-alpha e che si trova evidentemente in uno stadio dello sviluppo, almeno nella build proposta, piuttosto arretrato? Perché parlare di questo Voodoo? La risposta è semplicissima e perfino banale: perché Voodoo è un gioco indipendente creato dal team tutto italiano di Brain in the Box e perché il titolo arriva da una campagna Kickstarter (€32.153 raccolti a fronte di un obiettivo di €30.000 richiesti) recentemente andata a buon fine.

La possibilità di dare un'occhiata a cosa bolle nella pentola dell'industria videoludica made in Italy non può che alimentare parecchia curiosità, ma dietro a questo survival ci sono anche alcune idee piuttosto interessanti e un potenziale che se espresso a pieno potrebbe dare vita a un prodotto da tenere d'occhio. Potenziale, una parola chiave per una prova che ci costringe immediatamente a distinguere tra ciò che Voodoo è e ciò che invece potrebbe essere quando le tante idee dello studio italiano verranno finalmente implementate.

Per quanto il mondo di gioco sia limitato sono già presenti un paio di biomi diversi.

Cosa propone la build che abbiamo potuto provare? Ci siamo trovati di fronte a un menu piuttosto limitato che ci consente di entrare senza particolari problemi all'interno di un server in grado di ospitare fino a 32 giocatori (il team pensava anche di proporre server più grandi nelle versioni successive del gioco) e che ci mette di fronte a una mappa discretamente vasta e composta da tre biomi principali: uno desertico, la classica savana africana e una sorta di piccola oasi caratterizzata da una vegetazione maggiormente rigogliosa.

Sin da questo primo impatto ci si trova di fronte a uno degli elementi chiave del progetto: l'ambientazione africana. Si tratta di una scelta sicuramente curiosa e originale che al momento non è supportata da un lavoro tecnico eccellente (il pop-up è fin troppo evidente) ma che nel prosieguo dello sviluppo riuscirà a rivelarsi sicuramente più efficace a livello di impatto generale. In questa ambientazione, attraverso una visuale in terza persona, abbiamo vestito i panni di un personaggio dotato di diverse tipologie di armi.

Il combattimento ricorda per certi versi l'impostazione utilizzata dai souls-like con attacco rapido, attacco pesante, una schivata, una parata che sfrutta uno scudo, la possibilità di utilizzare anche un arco per gli scontri dalla distanza e una barra della stamina da tenere costantemente d'occhio. È possibile combattere contro altri umani e andare a caccia per ottenere delle risorse, anche se le meccaniche del crating, della costruzione di villaggi e di sopravvivenza non sono ancora implementate e verranno rese disponibili solo successivamente. Si tratta di elementi che in forme diverse sono già presenti in altri esponenti del genere ma ciò che distingue il lavoro del team italiano da altri titoli è la presenza degli Izimu.

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Gli Izimu sono ciò che nelle idee di Brain in the Box dovrebbe avvicinare Voodoo a Shadow of the Colossus. Si tratta di particolari creature gigantesche che i giocatori potranno incontrare nel mondo di gioco e che sono sostanzialmente impossibili da sconfiggere in solitaria. La nostra prova ci ha permesso di affrontare una versione provvisoria di Ibamba-Khulu, uno di questi temibili colossi. Si tratta di un gigante che è affrontabile solo colpendo dei punti deboli sfruttando l'arco ma che nelle intenzioni degli sviluppatori potrà essere sconfitto in maniera molto diversa anche arrampicandosi su di esso, una possibilità presente proprio nel titolo di Team ICO.

Ma perché eliminare gli Izimu? Per ottenere delle specifiche parti di totem, che garantiscono un avanzamento tecnologico al villaggio che le ospita. L'idea alla base della struttura del titolo è, quindi, quella di formare delle sorta di piccole tribù e di allearsi con altri gruppi per eliminare il gigante. Le alleanze saranno inevitabilmente precarie dato che dopo o durante questa sezione PvE ci si troverà di fronte a un pressoché inevitabile scontro per riuscire ad accaparrarsi la preziosa parte di totem e per far progredire il proprio villaggio (ogni giocatore del villaggio beneficerà dell'avanzamento garantito dal totem).

Questa progressione rimane attualmente una semplice idea esattamente come il crafting, la componente survival e la costruzione di strutture e villaggi. Altro interessante aspetto di cui per il momento non è stato mostrato nulla concretamente è la presenza di una discreta quantità di lore con delle stele che andranno a rivelare delle informazioni sugli Izimu, le loro origini e in generale sul mondo di gioco.

Ibamba-Khulu è l'Izimu protagonista di questa build pre-alpha.

Attualmente Voodoo è inevitabilmente un titolo fatto più di ombre che di luci, di parecchio potenziale e di, comprensibilmente, poca sostanza. Parte dell'infrastruttura base di ciò che probabilmente verrà pubblicato in Early Access è già intuibile e visibile ma al momento ci troviamo di fronte a un'opera troppo acerba per essere giudicata. L'ambientazione africana di sicuro fascino e la volontà di unire il survival a combattimenti contro i giganteschi Izimu, prendendo spunto da quanto fatto in Shadow of the Colossus, sono idee molto interessanti che cozzano con l'inevitabile scetticismo derivante da una build troppo precoce.

Sicuramente varrà la pena di tornare ancora a parlare del lavoro di Brain in the Box in prossimità del lancio in accesso anticipato per capire davvero quali siano le ambizioni di questo indie tutto italiano. Spiccare all'interno del panorama survival non è cosa di tutti i giorni, ma Voodoo può contare su un concept e su alcune originalità che lo rendono un progetto da tenere d'occhio in questo 2017, a patto che il piccolo team riesca davvero a realizzare buona parte delle proprie idee e che non incappi in tutte le inevitabili insidie del modello Early Access, un modello che troppo spesso ha mostrato il fianco a non poche problematiche.

Avatar di Alessandro Baravalle
Alessandro Baravalle: Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.
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