Wakfu
Un mondo nuovo.
Esistono MMO che si possono dividere per meccaniche di gioco: ci sono quelli orientati al PvP o al farming, con ambientazione fantasy o futuristica. Oppure per stile grafico, ricercando il realismo o quasi. Wakfu è un MMO con grafica "puccettosa" (neologismo che da ora in poi apparterrà ad Eurogamer.it)
Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sui ragazzi di Ankama Games quando, nel 2004, hanno lanciato Dofus nella terra dello champagne e delle escargot (se non l'avete capito sto parlando della Francia), che ha aperto di fatto una via. Un titolo con molte (e complicate) classi tra cui scegliere, tanti mestieri e di un sistema di combattimento a turni che gridava "prodotto di nicchia" a gran voce.
Peccato per gli scettici che questo prodotto di nicchia abbia ottenuto in poco tempo un numero di abbonamenti tale da trasformare la Ankama Games in una compagnia crossmediale pronta a lanciare serie animate, fumetti e, ovviamente, videogiochi come Wakfu (che è per l'appunto il sequel di Dofus). Wakfu si svolge nello stesso universo del predecessore infatti: stesse razze, stesso sistema di combattimento, stesse professioni. Eppure sposta le lancette di mille anni avanti in un futuro in cui Ogrest, un potente ogre (strano dal nome avrei giurato fosse un unicorno dagli occhioni grandi e l'aria benevola) ha raccolto tutti e sei i Dofus (che dalla regia mi suggeriscono essere uova di dragone), per conquistare il cuore della sua amata. Peccato che l'amata fosse quella che gli americani chiamerebbero una "gold digger" e fosse più interessata alle uova di dragone che ad un enorme bestione somigliante ad un monolite con gli occhi (immaginatevi cosa non dev'essere preparargli colazione pranzo e cena tutti i giorni).
Da questo fraintendimento ne è nato un piccolo diverbio che è finito come tutte le discussioni in cui è coinvolta una creatura magica alta parecchi metri: con la morte della controparte. Sconvolto per la morte della sua bella, Ogrest si è ritirato sulla montagna più alta del reame ed ha cominciato a piangere come una vite tagliata. E ha pianto così tanto da rischiare di far sprofondare tutto il mondo conosciuto sotto metri e metri d'acqua. Questo breve ma toccante antefatto spiega come mai il mondo di Wakfu è adesso diviso in cinque isole e di queste isole solo la prima rappresenta il precedente mondo di Dofus. Oltre all'acqua, che potrebbe in seguito diventare lo scenario di battaglie navali ancora non confermate, la più grande ed ovvia differenza tra Wakfu e Dofus sta nella veste grafica: liberata dalla cornice del browser e pronta ad offrire un universo in cui tutto è più grande, più dettagliato e, ovviamente, più "puccettoso".
Le classi di gioco sono state sottoposte ad un restyling grafico, le armature sono più belle ed esagerate, il sistema di combattimento prevede bonus per gli attacchi laterali o da dietro e l'interfaccia è ora meno intrusiva e più modificabile. Altra nota fortemente positiva è che la mappa non è più divisa in quadranti, come in un RPG dell'età della pietra, ma è uno scrolling continuo sotto i nostri piedi e anche l'ingresso all'interno degli edifici è sottolineato da una morbida dissolvenza. Scordatevi quindi l'annosa ricerca del classico quadrato che fa da ponte tra la schermata in cui siete e quello in cui volete andare, tipica di Dofus: quello è un problema del passato come le VHS che si smagnetizzano e la peste. Ok magari se state giocando a Age of Conan, WoW o Warhammer Online, in questo momento vi state chiedendo dove sia la grande novità mentre cavalcate per lande sconfinate. Sappiate che nel mondo MMO old style però, quelli appena elencati sono grossi pregi.
Ma se alcune migliorie grafiche sono il minimo che ci si potesse aspettare parlando di un sequel, quelli di Ankama Games hanno in serbo un cambiamento ancora più radicale oltre qualche effetto particellare e nuove animazioni. Un cambiamento che ha i toni della scommessa e che porta con se non pochi rischi. E la scommessa è presto detta: Ankama sta ripensando in maniera radicale il sistema di quest e ridurrà al minimo il numero NPC all'interno di Wakfu.
Saranno gli utenti stessi a generare parte dei contenuti del gioco. Non sappiamo se Ankama ha ricevuto una soffiata su un cavallo vincente in quel grande ippodromo che è il mondo dei videogiochi, ma di certo per incassare la vincita c'è bisogno di una comunità di giocatori più che affidabile e disponibile a spendere molto tempo per il gioco e per gli altri giocatori. Senza dubbio la preesistente comunità di Dofus e la ressa per accaparrarsi un posto nella beta di Wakfu fanno ben sperare, ma lasciare questo tipo di libertà agli utenti forse è come lasciare incustodito un campo di calcetto in una periferia malfamata: c'è il rischio di ritrovarsi in poco tempo una landa desolata senza neppure i pali della porta.