Wallace e Gromit: The Bogey Man
Avventura in salsa british.
Da qualche anno nel variegato panorama della produzione videoludica si è affacciata una nuova forma di distribuzione, ovvero l'uscita episodica in digital delivery. Uno dei precursori di questa modalità di pubblicazione è stata (remunerativamente) la Telltale Games, il cui ultimo figliolo è oggetto di questa recensione.
Esponente di una serie che nel Regno Unito ha mietuto numerosi successi nel campo dell'animazione (con numerosi Bafta al suo attivo), Wallace e Gromit racconta le vicende di un inventore tanto geniale quanto fuori di testa e del suo fedele cane dai comportamenti umani, entrambi titolari di un'agenzia investigativa locale.
Le premesse in questo episodio dallo sfondo golfistico sono, come da tradizione del duo inglese, altamente esilaranti: in questa quarta avventura (e ultima, almeno per la prima stagione) verremo infatti calati subito nel vivo dell'azione, dovendo in qualche modo evitare il matrimonio tra lo stravagante Wallace e la sigorina Flitt che ha erroneamente interpretato un bullone come un anello di fidanzamento. Da qui la storia decollerà in maniera inaspettata con diversi climax e falsi finali che ci accompagneranno fino alla dolce conclusione fra uno swing e una buca nascosta.
A livello tecnico non ci allontaniamo da quanto visto nei precedenti lavori della casa americana: senza infamia e senza lode il reparto grafico in puro 3D (seppur personalmente abbia preferito di molto la teatralità del cane Gromit rispetto alla monotonia di animazioni destinate a Wallace), presenta un comparto audio che in più di un'occasione richiama il famoso iMuse di lucasartsiana memoria, svolgendo peraltro il proprio lavoro in maniera più che dignitosa.
I controlli sono forse la nota più dolente, sebbene la loro implementazione possa definirsi più “illuminata” rispetto a quella di Tales of Monkey Island che propria dalla mini serie inglese ha tratto spunto: i personaggi infatti vengono sullo scenario mossi utilizzando le frecce direzionali mentre al mouse è relegata l'interazione con l'ambiente, il tutto con un sistema di telecamere automatico che aiuta il giocatore a non perdersi. Un pad della 360 permette comunque di ovviare alla dispersione di periferiche in maniera egregia.
Se è vero che una buona storia rappresenta le fondamenta per un'avventura grafica è altrettanto vero che è come gli enigmi si integrano con la stessa che spesso può fare la differenza fra un capolavoro e un gioco discreto. Nel caso delle avventure di Gromit e del suo compagno non si può che rimanere estremamente soddisfatti: vari, mai banali, invogliano a provare ogni alternativa in barba alla noia, anche solo per godere la battuta o il filmato dedicato e raramente lasciano delusi.
A livello di ambientazioni e di longevità siamo invece a livelli di sufficienza, naturale conseguenza della struttura adottata: pochi ambienti (seppur peculiari e ben caratterizzati) e una durata complessiva sulle sei ore scarse per i giocatori più navigati, grazie anche all'impossibilità di rimanere bloccati.
Nota finale per la traduzione che, pur comprendendo unicamente i sottotitoli, permette di godersi serenamente il gioco, sebbene alcuni particolari (soprattutto i giochi di parole) giocoforza non possono essere resi in maniera adeguata nella lingua di Dante.
Facendo un paio di conti e tenendo in considerazione il prezzo decisamente abbordabile (8,95 € per il singolo episodio), penso si possa tranquillamente affermare che Telltale abbia fatto ancora centro e che in questo momento possa essere definita la LucasArts del nuovo millennio, capace di sfruttare al meglio le licenze acquisite, facendo propri stili e ambientazioni, rielaborandoli però in maniera peculiare.