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WandaVision (prima stagione) - recensione

In WandaVision niente e nessuno è come sembra.

È da un bel po' di tempo che, perso l'entusiasmo degli anni infantili, abbiamo iniziato a guardare la Disney con occhi meno amichevoli di un tempo. Siamo stati poco alla volta stremati dalla crescente correttezza politica, dalla censura che si è impuntata su scene di film rimasti impresse nella memoria collettiva senza apparente danno psichico, stanchi dell'aumento dei temi "femministi" (virgolettiamo con intento polemico) e del girl power a tutti i costi, oltre che dell'inclusione di ogni "diversity", in quantità tale e così obbligata da infastidire leggermente anche i più tolleranti.

Ma siamo stati soprattutto inquietati dalla galattica campagna di acquisti che ha concentrato nelle mani della stessa azienda la maggior parte dell'immaginario dei nostri giorni, temendo anche lì derive che snaturassero l'essenza di storie nate in ben altri contesti. E comunque "monopolio" è un termine che non sempre evoca idilliaci sviluppi. Anche l'acquisizione di Fox, con la dote dei suoi X-Men, ha provocato un ulteriore, forte moto di perplessità.

Una coppia felice negli anni dell'innocenza.

Non avremmo mai immaginato che a riconciliarci sarebbe stata una serie all'apparenza innocua come Wandavision, nove episodi che durano una media di 30/35 minuti, venduti dai trailer come una simpatica variazione soap sul tema Vita da strega meet Avengers, lasciandoci in attesa di sviluppi che non potranno essere (ci auguriamo) inferiori a questa brillantissima rivisitazione. Che è opera di Jac Schaeffer, giovane donna responsabile anche del prossimo, atteso Black Widow e a questo punto speriamo davvero bene. Abbiamo aspettato la fine della stagione per scriverne, perché troppo sono stati i cambi di direzioni, i colpi di scena, le sorprese tali da suscitare autentico entusiasmo. Chiaro che solo la categoria dei fan più appassionati ha potuto godersi appieno molti dettagli e alcuni momenti Wow! che per un profano saranno risultati meno sorprendenti. Eppure ugualmente avvincenti.

Riassumendo velocemente, nel variare degli episodi, nei primi due, in bianco e nero e in formato 4/3, troviamo la coppia innamoratissima e felice Wanda e Vision in un contesto da pura soap anni '50 (ma noi sappiamo bene di trovarci dopo Endgame e quindi avvertiamo straniamenti stile Twilight Zone...). Nel giro di un altro paio di episodi, veniamo riportati in ere più vicine a quelle degli Avengers, come era lecito aspettarsi, pur nella perplessità su dove si volesse andare a parare (tanto che alcuni spettatori si sono lamentati per la lentezza o la frivolezza dei primi due episodi, i soliti impazienti).

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Perché poi la narrazione, pur restando criptica e disseminando incertezze e dubbi perfino negli stessi protagonisti, messi a interrogarsi su quanto stava loro accadendo, come ne stessero parlando ad un reality, ha alternato momenti intesi, drammatici ad altri più apparentemente frivoli, mentre all'esterno succedevano cose più coerenti con l'Universo Marvel e si ampliavano molto i riferimenti ai fumetti. Sono stati così suscitati altri interrogativi nello spettatore, rimasto agganciato dalla curiosità di vedere come alla fine le cose si sarebbero dipanate. E le cose si dipaneranno in un episodio finale che raggiunge punte di rara intensità emotiva (e fra il quinto e il sesto episodio si verifica un crossover talmente geniale da lasciare estasiati, che ruota su un personaggio di cui non si può dire il nome, interpretato da un attore di cui sarebbe spoiler dire chi è).

Kevin Feige e il suo team conducono in porto un'operazione entusiasmante, compiendo un lavoro incredibile a ogni livello, non c'è un dettaglio anche marginale che non abbia riferimento a fatti e personaggi della saga, e, mentre scorrono i decenni e le citazioni di altre serie tv, anche l'ambientazione, quanto a scenografia, vestiti e scelta delle musiche, è perfetta, in modo tale da imporsi all'attenzione. Capiremo il perché di tutte le ambientazioni possibili, specie quella stile '50/60, con il mix fra Vita da strega e la futura "casalinga disperata" di I Love Lucy, senza trascurare il Dick Van Dike Show, luoghi della fantasia dove rifugiarsi, nella realtà e nella fiction, in un gioco a scatole cinesi davvero intrigante (perché "alla fine dell'episodio ti rendi conto che era solo un brutto sogno, niente era reale"). Bisogna ricordarsi che noi di Wanda sappiamo più del personaggio stesso, che nella serie stiamo vedendo stralunata, perplessa, confusa, disperata. Ma pur sempre potentissima. Tutti vorremmo poter decidere come sarà la nostra vita, Wanda può, perché se si suol dire che l'amore smuove le montagne, Wanda anche di più. E cos'è il dolore se non amore che persevera? "Non c'è futuro senza passato", frase da scolpire nei nostri cuori, in quello di Wanda c'è già.

Una casalinga disperata in crisi di coscienza.

Se la serie ruota intorno al legame fra i due protagonisti, una splendida Elizabeth Olsen che ha modo di toccare registri recitativi ben più vasti che nella serie dei film, e un ineffabile e toccante Paul Bettany, sono assai ben scelti i personaggi che li affiancano. Fra quelli nuovi ci sono Kathryn Hahn, attrice non conosciuta per quanto merita, che qui è un'ambigua vicina di casa (attenzione al nome del personaggio); l'eroica Teyonah Parris (attenzione al cognome del personaggio); Josh Stamberg è un ostile Direttore dello SWORD. Non nominiamo quelli che tornano, per non sciupare la sorpresa nel ritrovarli. Tutti gli episodi sono diretti da Matt Shakman, con precedenti in altre serie di grande qualità e successo.

A nostro modesto parere, Wandavision è il migliore fra i prodotti Disney in questo suo primo anno, alla pari di The Mandalorian quanto a capacità di riprendere un marchio affermatissimo e frullarlo e rinnovarlo, riagganciando lo spettatore nell'attesa dei prossimi sviluppi (siamo alle porte della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe e del nuovo film con il Dottor Strange). Wandavision, passando dall'atmosfera surreale e leggera da sitcom dei primi episodi, si riallaccia alla narrazione degli ultimi capitoli degli Avengers con successive svolte action, per arrivare a toccare emozioni profonde e inattese, soprattutto nei due episodi conclusivi, in un crescendo davvero imprevedibile.

In alcuni episodi ci sono scene importanti lungo i titoli di coda, due nell'ultimo, stay tuned in vista di futuri sviluppi. Senza mai dimenticarci che home is where the heart is e una famiglia è per sempre.