Warcraft: L'Inizio - recensione
La lotta tra Orchi e Umani prosegue al cinema.
Mi è difficile approcciarmi al film Warcraft: L'Inizio a mente lucida, con l'obiettività necessaria a recensirlo. Impossibile per me fingere che non sia l'universo al quale ho legato moltissimi anni della mia della mia vita, impossibile pensare che anche ora che non ci gioco con la stessa assiduità di un tempo, non sia un 'luogo' nel quale mi sento sempre a casa. Tant'è che ogni tanto mi trovo a essere come i reduci di guerra, fulminato inaspettatamente da lampi di World of Warcraft nel mezzo della quotidianità .
Mi vedo affacciarmi per la prima volta dai Barrens sull'ascensore che porta a Thousand Needles, mi rivedo a vagare per i deserti di Tanaris avvolto dalle sue indimenticabili note arabeggianti. E a sconfiggere Ragnaros per la prima volta, ad aprire le porte di Ahn'Qiraj, e dopo a risalire in cima al Black Temple per affrontare lui, Illidan, che ancora pochi minuti fa, a nove anni di distanza, riguardando il trailer di The Burning Crusade mi ha fatto venire la pelle d'oca urlandomi "you are not prepared!".
Ma mi è anche difficile approcciarmi al film di Warcraft con la necessaria obiettività perché mi sono seduto in sala convinto di assistere un film terrificante, a un fallimento annunciato. Chi ha visto il film, finora, l'ha stroncato, e in questo momento il Metacritic del lungometraggio diretto da Duncan Jones (Moon; Source Code) è un desolante 36. Inoltre questo non è la pellicola di "World of" ma di Warcraft e basta, lo strategico in tempo reale del 1994 che ho amato molto meno dell'MMO.
Tant'è che i fatti narrati si collocano temporalmente trent'anni prima, con l'arrivo degli Orchi su Azeroth attraverso il Portale Oscuro voluto dal cattivissimo Gul'dan (Daniel Wu), che s'accompagnerà con altri personaggi del calibro di Durotan (Toby Kebbell), Orgrim (Rob Kazinsky), Mano Nera (Clancy Brown) e Garona (Paula Patton). A difendersi dall'invasione ci sarà invece l'esercito dell'Alleanza composto da Re Llane Wrynn (Dominic Cooper), Anduin Lothar (Travis Fimmel), Medivh (Ben Foster) e Khadgar (Ben Schnetzer).
Un cast non certo stellare, a meno di non essere fini conoscitori delle serie televisive, che tra le "star cinematografiche" (il virgolettato è voluto) vede giusto dei comprimari di Mission: Impossible-Protocollo Fantasma e Pacific Rim. Con l'eccezione di Travis Fimmel, inoltre, gli attori dell'Alleanza paiono fuori ruolo, con un carisma ben lontano dalle loro controparti digitali.
E poi ci sono gli effetti speciali, davvero tanti, si vede che la produzione non ha giocato al risparmio, eppure lo stacco tra gli Orchi e gli Umani è piuttosto evidente, coi primi paradossalmente più realistici dei secondi, che in alcuni casi danno la sensazione di essere incollati sui fondali. Al punto che viene da domandarsi perché questo film non sia stato realizzato in computer grafica, vista e considerata la bravura che gli artisti di Blizzard dimostrano da anni a ogni trailer. Ma Warcraft: L'Inizio probabilmente non vuole collocarsi nella fascia di mercato dei film d'animazione ma in quella ben più remunerativa presidiata da Marvel e DC Comics, che hanno dimostrato di poter sbancare i botteghini ritraendo in carne ed ossa i personaggi dei loro universi.
Potrei poi continuare l'elenco delle cose non del tutto convincenti parlando delle musiche, che imperdonabilmente non sono quelle originali dei videogiochi, spiazzando così i fan già pronti a sentire scorrere nei loro padiglioni auricolari l'epicità delle musiche di Blizzard. O notando che focalizzandosi sulla lotta tra Orchi e Umani, il film 'dimentica' le altre razze del gioco, mostrando giusto di sfuggita i nani e gli Elfi (peraltro un po' troppo simili nell'aspetto ai loro 'cugini' dell'Orda). E poi, sostanzialmente, non ci sono le classi: vediamo maghi e guerrieri, col solo Gul'dan a tenere alto il vessillo degli stregoni, ma mancano sciamani, druidi, preti, paladini, assassini e cacciatori, altra cosa che invece era lecito attendersi.
Se mi fermassi qui, potrei anche capire le stroncature piovute su questo Warcraft: L'Inizio. Un film che ha avuto una storia travagliata, se è vero che è stato in lavorazione per dieci anni, col regista Sam Raimi che l'ha abbandonato in corso d'opera. Ma se lo facessi non sarei onesto nei vostri confronti, sebbene su questo film tiri un'aria da esecuzione sommaria e per molti la stroncatura sia ormai un fatto acquisito. Perché in realtà, 123 minuti dopo che si sono spente le luci in sala, mi sono alzato dalla poltrona soddisfatto. Il regista Duncan Jones tratta Warcraft con tutta la cura e l'amore del caso, la storia è ben narrata e si conclude con un finale inaspettatamente ricco di pathos. E, ma non poteva essere diversamente, il film è cosparso di numerosi ammiccamenti rivolti ai videogiocatori, che fin dai primi fotogrammi vengono subissati di attenzioni.
Chi invece è a digiuno di videogame troverà in Warcraft: L'Inizio un buon fantasy, ben diretto, senza tempi morti, con combattimenti brutali e scene d'azione di massa convincenti. Certo, mancando l'appeal ludico lo spettatore non-giocante si troverà a effettuare paragoni non coi prodotti di Blizzard ma con altri film fantasy, e il Signore degli Anelli gioca in un'altra categoria.
Alla luce di quanto scritto, comunque, una media voto del 36 resta inspiegabile. Warcraft: L'Inizio non sarà un capolavoro ma raggiunge (e nel nostro caso supera) la sufficienza. Il film funziona e intrattiene, e la speranza è che Universal, Legendary Pictures e Blizzard vogliano proseguire quella che pare sia una trilogia. La quale però, dopo questo preambolo dovrà dare una panoramica più allargata del mondo di Warcraft, sebbene per farlo appieno non basterebbe forse una serie televisiva da cinque stagioni.
Ma ci sono ancora troppe storie da raccontare, troppi personaggi di cui parlare, troppi cattivi da sconfiggere e troppe terre da esplorare, per augurarsi che l'esperimento cinematografico di Blizzard non abbia un seguito. Con buona pace dei giustizialisti da tastiera, siano essi giornalisti o videogiocatori, Warcraft: L'Inizio è una buona base di partenza su cui costruire una saga che, ci auguriamo, saprà trarre i giusti insegnamenti dal suo esordio. Possibilmente senza dover attendere altri dieci anni per vedere il prossimo episodio.