Wargame: Red Dragon - review
Eugen Systems si muove anche per mare.
Difficile arrivare al terzo capitolo di una serie senza avere delle frecce al proprio arco. Eugen Systems ha dimostrato di aver già saputo ampliare la formula di Wargame con l'introduzione di unità aeree in Airland Battle, e dopo lo spazio aereo sono stavolta gli oceani a diventare territorio di conquista.
Le nuove unità navali di Wargame: Red Dragon non sono però centrali, quanto un'aggiunta che gli sviluppatori hanno tentato di integrare nel loro strategico in tempo reale, con risultati a dire il vero non convincenti come quelli ottenuti con le forze aeree del secondo capitolo.
Il gioco fondamentalmente non cambia nelle sue meccaniche fondamentali: stavolta il teatro delle operazioni è l'Asia, dove le forze occidentali si scontreranno col blocco comunista coinvolgendo nel conflitto ben 17 nazioni. I numeri non sono fini a se stessi o per pura scena. Ogni nazione ha le sue truppe specifiche, che concorrono a formare un totale di quasi 1.500 unità caratterizzate da una lunga serie di statistiche.
Una formula molto ricca, dunque, ma chi si avvicina alla serie per la prima volta ha sicuramente bisogno di entrare negli ingranaggi del gioco e assimilare tutta questa sostanza. Il primo problema di Wargame: Red Dragon è che non c'è un modo per farlo.
Proprio così, in un'era di tutorial fin troppo invadenti e utenti presi e portati per mano dall'inizio alla fine, Eugen Systems ha limitato il tutorial a una serie di schermate di spiegazione, nulla che si possa toccare con mano nel vivo dell'azione. Impossibile farsi le ossa sul campo, perché già dall'inizio della campagna si ha a che fare con forze soverchianti che le ossa non vedranno l'ora di mischiarcele, e anche abbastanza efficacemente.
"Si fatica a capire alcuni eventi nonostante l'arrivo delle prime vittorie"
Non che ci voglia molto a farlo, visto che senza un minimo di studio è difficile capire perfino come schierare nuove unità in campo o riposizionarle sulla mappa strategica. Ma anche una volta capiti i rudimenti, si fatica comunque sempre a capire alcuni eventi nonostante l'arrivo delle prime vittorie. La pletora di unità e statistiche, nonché il loro raggruppamento in macro categorie quali supporto, fanteria, veicoli e altre ancora, aiuta a farsi un'idea di cosa fare, ma Wargame: Red Dragon non si sforza di far partecipe il giocatore di cosa accada sul campo di battaglia.
Può quindi capitare di perdere o vincere scontri senza avere ben chiari alcuni passaggi fondamentali, ed è richiesto un certo acume strategico per capire gli scontri su scala globale. Le proprie armate vanno gestite di turno in turno acquisendo nuove unità grazie ai punti politici, poi piazzate e all'occorrenza spostate tra le diverse regioni. Una volta iniziato lo scontro, si passa alla mappa della zona dove è possibile posizionare le unità allo stesso modo prima di dare inizio alle ostilità.
L'IA non si distingue per particolare creatività o efficacia, e sembra spesso avanzare in forze su traiettorie abbastanza prevedibili. Il difficile del sistema di gioco sta comunque nel valutare velocemente la situazione e trovare le giuste contromisure con le risorse a propria disposizione.
"Quanto a profondità tattica, Wargame: Red Dragon prosegue la tradizione della serie e non delude"
Quanto a profondità tattica, Wargame: Red Dragon prosegue la tradizione della serie e non delude. Il numero astronomico di unità e la necessità di adoperarle al meglio per azioni congiunte farà sicuramente felici gli amanti della strategia più profonda.
Questo è però anche l'ostacolo maggiore per i neofiti: come detto, non ci sono grosse indicazioni su strategie ad ampio respiro o situazioni da prendere ad esempio, neanche nella prima campagna. La curva di difficoltà è quindi direttamente proporzionale alle possibilità strategiche a disposizione, vale a dire impietosa.
Le campagne non brillano invece per spettacolarità ma continuano a sembrare una serie di missioni non molto coese. Va sottolineato che Wargame: Red Dragon dà il meglio di sé in multiplayer, relegando il gioco in singolo quasi a palestra per crescere gli strateghi digitali in erba e prepararli al duro impatto con una community tanto appassionata quanto preparata, in scontri che prevedono fino a 20 giocatori.
Da menzionare senza dubbio il motore grafico, un prodotto proprietario denominato Iris Zoom in grado di farsi valere per dettaglio e fluidità. Anche se gran parte del tempo viene speso al livello minore di ingrandimento per tenere sott'occhio la situazione complessiva, zoomando sul campo di battaglia è possibile godere di un colpo d'occhio veramente d'impatto.
"Il motore si comporta benissimo anche alle inquadrature più ravvicinate"
Il motore si comporta benissimo anche alle inquadrature più ravvicinate, mostrando unità che si spostano facendo un uso plausibile del territorio e scontri che rendono bene la scala dei combattimenti. Qualche piccola concessione viene fatta, come le animazioni della fanteria che mostrano decine di uomini muoversi tutti allo stesso modo in sincronia, ma si tratta di poca cosa nel quadro generale.
Eugen Systems ha quindi realizzato un terzo capitolo solido e all'altezza dei suoi predecessori, ma che non riesce ad avere lo stesso impatto di Airland Battle. Il motivo sta soprattutto nell'innovazione di punta, le forze navali, che non riesce a rinnovare come ha fatto l'introduzione dell'aviazione nel capitolo precedente.
Le navi si muovono infatti più o meno come unità di terra su caselle oceaniche, e a volte le meccaniche che ne regolano gli scontri sembrano ancora passibili di parecchie rifiniture rispetto a quelle più collaudate che si applicano alle forze terrestri.
Il resto è molto simile a quanto già visto. Alcune aggiunte sono le benvenute, come la possibilità di cambiare la velocità di svolgimento degli scontri, ma si sente la mancanza di un vero e proprio tutorial o comunque di schermaglie in grado di addolcire la curva di apprendimento, soprattutto nell'ottica di un nuovo utente che si avvicini alla serie partendo proprio da questo capitolo.
Sono molti punti a favore di Eugen Systems, dunque, ma nulla di particolarmente nuovo che aiuti Wargame: Red Dragon a costruirsi una propria identità e uscire dall'ombra del suo predecessore.
Gli aficionados saranno sicuramente contenti di mettere le mani su nuove unità e tutte le opzioni strategiche che ne conseguono, ma per il prossimo capitolo gli sviluppatori dovrebbero forse soffermarsi sul rifinire quanto già allestito più che continuare ad aggiungere.