Dove sono gli "esempi" nel mondo dei videogiochi?
Warren Spector esordisce sulle nostre pagine con un articolo esclusivo da non perdere.
Quello che segue è il primo degli editoriali del famoso game designer Warren Spector che d'ora in poi troverete mensilmente in esclusiva su Eurogamer. Da veterano dell'industria qual è, Spector ci proporrà riflessioni sui grandi temi del mondo dei videogiochi. Speriamo che questa nuova iniziativa possa piacervi e vi incoraggiamo a stimolare la discussione nella sezione dei commenti.
Nella mia carriera ho letto centinaia di rubriche editoriali - ne ho anche curate un paio io personalmente - e nella maggior parte dei casi (probabilmente incluso il mio) ho trovato queste rubriche delle semplici opportunità per pontificare su argomenti nei quali l'autore è considerato un "esperto". Forse succederà la stessa cosa anche qui, nel corso del tempo, ma quello che cercherò di fare sarà adottare un approccio differente.
Piuttosto che offrire ai lettori le mie risposte a domande che mi sono già posto e su cui ho già riflettuto, dibattendo con voi delle mie conclusioni, vorrei invece parlare delle domande alle quali ancora non ho trovato una risposta. E credetemi se vi dico che ce ne sono a sufficienza per riempire una rubrica come questa per decenni!
Vi state chiedendo il perché? Beh, innanzitutto il nostro è un medium incredibilmente giovane, come continuo a ripetere da ormai una trentina d'anni. È normale che ci siano tonnellate di domande a cui ancora non si è trovata una risposta, e su cui bisogna ancora riflettere e discutere.
"Il nostro è un medium incredibilmente giovane, come continuo a ripetere da ormai una trentina d'anni"
Inoltre, in 30 anni di lavoro nell'industria, sono sempre stato sinceramente impressionato dall'intelligenza delle persone che creano e giocano quello che spesso viene semplicemente considerato "intrattenimento leggero". Questa potrebbe sembrare una contraddizione e io sono speranzoso (e anche abbastanza certo) che coinvolgere i giocatori e gli sviluppatori sia il miglior modo per trovare risposte agli interrogativi a cui io da solo ancora non ho trovato una soluzione!
Forse, sollevare qui questi interrogativi potrebbe incoraggiare qualcuno a cambiare il modo in cui vede i videogame, o a creare un tipo di gioco che altrimenti non avrebbe mai creato. Il mio vero scopo, in realtà, è proprio quello.
Negli articoli futuri parlerò della serietà dei giochi mainstream, il ruolo dei giochi nella scena pubblica, quello che possiamo e non possiamo (o non dobbiamo) imparare dagli altri media, la più antica forme di storytelling e come questa influenza le più recenti... e tutte le altre cose che affollano la mia mente e mi confondono. Non credo che ci sarà mai carenza di materiale, ma se avete domande specifiche di cui vorreste discutere fatemelo sapere!
Nel numero del 17 marzo 2013 del New York Times, il critico cinematografico Brooks Barnes ha scritto un editoriale intitolato "Hollywood's New Role Model" ("I nuovi esempi da seguire di Hollywood"). In quell'articolo, si parlava delle star del cinema come di esempi pubblici, di un tipo molto specifico.
Esiste infatti una categoria di star le cui vite (e il cui lavoro, a volte) emergono dal mondo del semplice intrattenimento per affrontare questioni di grande importanza per il mondo. Quindi, per esempio, Ben Affleck può spaziare da "Amore Estremo" ad "Argo" nel corso della sua carriera, e altri della sua generazione possono essere protagonisti di simili transizioni. Basta guardare a Sean Penn, Angelina Jolie, Brad Pitt, Leonardo Di Caprio e, prima ancora di tutti questi, George Clooney.
"L'ampiezza dei contenuti che i game developer possono esplorare è miserevolmente ristretta"
È evidente come le personalità del cinema stiano dando una coscienza sociale ed una certa serietà di intenti ad almeno una parte del loro lavoro. Non potendo noi leggere all'interno della loro mente, non sappiamo se lo facciano per cinici motivi di carriera o se provino il sincero desiderio di esprimere attraverso il loro lavoro quello che ritengono importante nella loro vita. Io, forse ingenuamente, scelgo di credere nella seconda cosa. Ad ogni modo, comunque la vediate, queste celebrità stanno offrendo al pubblico una maggiore varietà di contenuti ed un livello di serietà di cui l'intero medium beneficia, anche attraverso progetto rischiosi dall'incasso incerto.
Quindi, ecco la mia domanda: esiste qualcosa di analogo a tutto ciò nel settore dei videogiochi? Io mi guardo intorno e, all'infuori di qualche raro esempio nel mondo indie, non vedo nessuno sviluppatore o publisher mainstream impegnato ad offrire questo tipo di contenuti. Come medium, noi rimaniamo mirati all'azione e alle convenzioni di genere. Persino quello che viene definito "serio" nel mondo dei videogiochi ha comunque bisogno di zombie, serial killer, alieni o demoni per attirare il pubblico.
Se io dicessi di voler creare un gioco sulla liberazione degli ostaggi in Iran (senza armi da fuoco!), supponendo che io sappia come realizzare un gioco del genere, mi riderebbero in faccia alla prima riunione del progetto. Allo stesso modo, nessun publisher finanzierebbe mai lo sviluppo di un gioco su Abramo Lincoln che non riguardi la lotta al fianco della Union Army e la conseguente vittoria militare. Tutte le macchinazioni dietro le quinte che hanno caratterizzato questa vicenda storica verrebbero relegate in seconda fila, in favore dell'azione o comunque di dinamiche più semplicistiche.
Riuscite ad immaginare un gioco basato su un ragazzo che fa un viaggio spirituale su di una barca con una tigre? O due persone anziane che si confrontano con i dolori dell'amare e dell'invecchiare? O la storia dietro un raid per uccidere il terrorista più famoso del mondo? Ok, forse per quest'ultimo si potrebbe fare un videogioco decente... ma avete capito il punto.
"Persino quello che viene definito "serio" nel mondo dei videogiochi ha comunque bisogno di zombie, serial killer, alieni o demoni per attirare il pubblico"
L'ampiezza dei contenuti che i game developer possono esplorare è miserevolmente ristretta. Rimuginando sul perché di tutto questo, riesco a darmi solo cinque possibili spiegazioni, nessuna delle quali è soddisfacente e realmente "giusta":
- Uno: sto colpevolmente ignorando qualcosa io e i videogiochi basati su temi "seri" invece esistono anche nel settore dello sviluppo mainstream (sarei felice di sbagliarmi).
- Due: i videogiochi semplicemente non possono esprimere idee che non siano basate su una forte componente d'azione (io spero e credo che non sia così).
- Tre: siamo un medium così giovane da non aver ancora trovato la via per emanciparci dal concetto di semplice "spettacolo" (spero che sia così, ma non è comunque una buona scusa!)
- Quattro: i giocatori e gli sviluppatori sono eterni adolescenti che non hanno interessi al di fuori dei mondi infantili delle Invasioni Aliene, degli Zombi, dei Misteri dell'Antica Magia o dei Criminali Spietati (mi rifiuto di crederlo, anche se immagino che molti la vedranno esattamente così).
- Cinque: gli interessi economici che supportano e quindi dirigono l'industria dei videogiochi, non hanno intenzione di coinvolgersi in altri tipi di contenuti. O, in relazione a questa situazione, nessuno sviluppatore ha ancora raggiunto un livello di influenza e prestigio tali da poter scardinare questo sistema (entrambi questi punti sono sicuramente veri e destinati a rimanere tali, a meno che nuovi modelli di business e di finanziamento non emergano per ampliare le nostre prospettive).
Quale sarà dunque la risposta giusta tra queste? O, come spesso mi capita di pensare quando credo di aver cominciato a capire qualcosa: ci sono altre spiegazioni possibili che non ho considerato? Brooks Barnes conclude il suo articolo cercando di attribuire un'etichetta a questo nuovo prototipo di star del cinema, e giunge alla conclusione che l'etichetta più logica sia semplicemente questa: una nuova generazione di divi del cinema semplicemente "adulti".
Io mi chiedo: dove sono gli "adulti" nel mondo dei videogiochi?
Warren Spector ha lasciato il mondo accademico nel 1983 e da allora ha creato videogiochi, oltre a scrivere e tenere lezioni sull'argomento. Potete seguirlo su Twitter con lo user name @Warren_Spector.