Warriors Orochi 4 - recensione
Divinità, Musou e magia.
Koei Tecmo torna su piazza con il quarto capitolo di una delle sue serie musou, Warriors Orochi. Dopo le pressoché interminabili saghe di Dynasty Warriors e Samurai Warriors, ecco il nuovo capitolo della serie crossover che pone a stretto contatto gli universi fantasiosi - e piuttosto distanti - della Cina dei Tre Regni e del Giappone delle Guerre di Unificazione.
La premessa narrativa da cui muove l'intera saga è legata alla figura del Re Serpente Orochi, il quale presta il nome alla serie. Per uno dei più beceri e stereotipati scopi malvagi, quest'ultimo genera una dimensione spazio-temporale alternativa in cui gli eroi dei due mondi si trovano inspiegabilmente catapultati. Nel fronteggiare il nemico comune e comprendere le cause dell'accaduto, i protagonisti saranno portati a collaborare, con lo scopo finale di fare ritorno al loro mondo.
Questo Warriors Orochi 4 vede l'introduzione di figure tratte dalla mitologia greca, quali Zeus, Perseo, Ares e Atena, inedite per la serie. Così come è altrettanto inedita l'introduzione della magia, potente artefatto che potremo domare e sfruttare a nostro vantaggio in battaglia.
Il padre degli Dei, ingolosito dal misterioso potere sprigionato da particolari braccialetti denominati Ouroborus, riporta gli eroi degli universi di Samurai Warriors e Dynasty Warriors nuovamente in una dimensione comune. Fiutata la pericolosa brama del padre, Perseo si impossessa dei braccialetti e fugge sulla Terra dal Monte Olimpo, nel tentativo di scongiurare il peggio.
Al comando dei nostri fidati eroi spetterà a noi recuperare gli artefatti misteriosi, i quali si scopriranno presto legati all'arcano del multiverso, rappresentando la chiave per poter riportare ogni cosa al suo posto. Una vecchia conoscenze della serie, tuttavia, intralcerà il nostro cammino: si tratta del condottiero Nobugada Oda, schiavo della sete di potere, al quale si affiancherà l'oscura strega Ding Ji.
Da ciò prende piede una narrativa piuttosto convenzionale e stereotipata, in perfetta sintonia con quanto la serie ci ha offerto sino ad ora. Questa è diluita tra sequenze scriptate assolutamente povere in termini di animazione e resa scenica e dialoghi a scorrimento - con doppiaggio in giapponese e testo in inglese - che si alterneranno tra sezioni indipendenti ed altre, invece, integrate direttamente nell'azione. Queste ultime spesso vi risulteranno difficili da seguire, per via della caotica e sempre copiosa presenza di nemici a schermo da fronteggiare.
Venendo al cuore della produzione, in termini di gameplay, questo Warriors Orochi 4 si rivela del tutto inconsistente in termini di concreti progressi rispetto ai suoi predecessori. L'aspetto di maggior pregio è legato alla mole contenutistica per quanto concerne il roster, che non ha davvero eguali nel genere. Gli eroi giocabili saranno ben 170, utilizzabili nel corso dell'avventura previo sblocco e liberamente assegnabili ad uno dei tre slot che comporranno il nostro team.
Peccato, purtroppo, che la stessa abbondanza non si ritrovi a livello di offerta ludica e contenutistica. Oltre alla modalità storia, di cui parleremo a breve, potremo cimentarci esclusivamente in una modalità Battle Arena Online 3 vs 3 che consiste in una sorta di cattura la bandiera, con avamposti da prendere ai nemici e difendere. Nulla di particolarmente entusiasmante, che verrà a noia abbastanza presto a causa della semplicità e ripetitività dell'esperienza.
L'avventura si dirama in 5 capitoli, a loro volta suddivisi in main e side quest dalla natura complessivamente ripetitiva. Saremo gettati in mappe dalla struttura sin troppo simile tra loro, intenti a sbaragliare a suon di combo orde infinite di soldati esteticamente identici e privi di qualsivoglia intelligenza artificiale. Persino gli eroi controllati dall'I.A. continuano a risultare complessivamente insoddisfacenti sotto il profilo dei pattern di attacco e dell'efficacia, portando anche questo quarto capitolo a finire preda inesorabile e silente di una progressione ludica concretamente troppo legata, ancora una volta, al button mashing.
A livello di difficoltà normale la sfida è praticamente assente, e potrete avanzare assolutamente spensierati e senza preoccupazione alcuna: sarà praticamente impossibile vedere esaurirsi la barra di salute dei vostri alter-ego.
Il combat system si articola sul classico sistema incentrato su attacchi normali e caricati, relegando nuovamente ai trigger lo switch tra i 3 eroi del team ed affidando ai dorsali del pad l'attivazione del potere magico, vera new entry - neanche troppo - concreta che permea le battaglie. Quest'ultima, ottenuta dalla misteriosa apparizione sul campo di battaglia di armi celestiali denominate Tesori Divini, ci permetterà di alternare al classico combattimento all'arma bianca un nuovo e più fluido sistema per concatenare combo ancora più infernali. La sensazione di essere invincibili, in puro stile musou, risulta persino amplificata.
Dunque, la principale problematica che storicamente tocca questa tipologia di esperienze si rivela altrettanto amplificata. Così come, se siete tra coloro che amano questo genere di action hack'n slash fortemente costruiti sulla spettacolarità e sulla centralità del giocatore, a scapito di una sfida di qualunque tipo, troverete tutto quello che esattamente avreste voluto trovare, con qualche leggera miglioria.
Qui veniamo ad un punto cardine di questa trattazione: Warriors Orochi 4 si rivela, nel complesso, un prodotto che con ogni probabilità non dispiacerà agli appassionati del genere, o a chi ha apprezzato le precedenti incarnazioni del brand, fermo restando che soprassedere sugli evidenti limiti di un titolo del genere ci è impossibile.
A cornice di un gameplay convenzionale, con qualche aggiunta di rilievo, si segnala l'introduzione piuttosto timida di aspetti ruolistici. L'aumento di livello degli eroi, legato all'esperienza accumulata in battaglia, ci permetterà di ottenere e spendere dei punti in uno skill tree, il quale porterà all'aumento delle caratteristiche di ciascuno. Ad ulteriore semplificazione, persino in questo frangente, ci viene consentito di livellare mediante l'utilizzo di gemme che accumuleremo in quantità ingente nel corso delle missioni.
Decisamente più interessante e potenzialmente profonda, risulta invece l'intessitura di un sistema di relazioni ed affinità tra i vari eroi la quale, oltre a fornirci vantaggi in battaglia legati alla potenza delle armi e delle abilità, sblocca delle sequenze di dialogo extra. Queste hanno tutte le più buone e propositive intenzioni di ampliare il background narrativo della produzione, fallendo tuttavia abbastanza evidentemente nell'intento, in quanto la maggior parte di esse risulteranno di una leggerezza e banalità a tratti disarmanti.
Nonostante gli evidenti passi in avanti rispetto a Warriors Orochi 3, anche sotto il profilo tecnico questo titolo si attesta nettamente al di sotto degli standard qualitativi generazionali. I modelli poligonali degli eroi sono visibilmente più vividi nei colori e dettagliati, merito anche di un ammodernamento dell'engine. Tuttavia il resto permane assolutamente ancorato alla mediocrità.
Gli ambienti di gioco sono spogli, con uno stacco qualitativo evidente tra elementi primari e secondari dello scenario. Allo stesso modo l'interattività ambientale permane nulla, e i modelli statici dei personaggi tendono a ripetersi un po' troppo nei vari intermezzi narrativi e dialogici.
Se a tutto ciò aggiungiamo un frame-rate che fatica a restare granitico sui 60 fps su PS4 Pro, il quadro è abbastanza completo, e non possiamo certo accontentarci di qualche effetto particellare di un certo pregio visivo.
Warriors Orochi 4 è un titolo convenzionale e asettico, capace di palesare alla perfezione le controversie di un sottogenere videoludico eternamente dibattuto. Si tratta di un'esperienza action hack'n slash che non scontenterà chi è legato alla spensieratezza ed alla poca profondità di prodotti di questo tipo, estremamente e volutamente veicolati su di un divertimento puro ed immediato.
Si tratta, però, anche di un titolo che non riesce a rinnovarsi troppo efficacemente, e che rimane impigliato nella ragnatela di una formula di gioco ripetitiva, priva di un vero livello di sfida e piuttosto obsoleta sotto il profilo tecnico, non del tutto in grado di stare al passo con gli standard attuali dettati dall'evoluzione del medium.