Watch Dogs: Legion - recensione
Il mio nome è Legione, perché siamo molti.
''Chi? 'Chi' è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera''. Nell'adattamento cinematografico della celebre graphic novel V per Vendetta, sono queste le parole con cui l'affascinante giustiziere mascherato si presenta alla giovane Evey.
Il capolavoro di Alan Moore e David Loyd datato 1982 immaginava un futuro distopico in cui Londra era schiacciata da un regime totalitario dai metodi violenti, il cui unico ostacolo era costituito dal misterioso rivoluzionario V, intento ad accendere la scintilla della ribellione nel cuore della popolazione tramite atti di guerriglia teatrali ed eclatanti ai danni del potere stabilito.
Perché vi parliamo di un fumetto di tale caratura nella recensione di Watch Dogs: Legion? Semplice: perché la nuova attesissima opera di Ubisoft Toronto deve moltissimo al racconto di Moore, a partire dall'incipit narrativo. Lasciata alle spalle l'epopea di Aiden Pearce, dopo aver assistito allo scontro tra il DedSec di Marcus Holloway e soci contro la malefica BLUME, lo sviluppatore canadese ci porta in una Londra futuribile dell'anno 2026.
Qui, l'avveniristico sistema operativo ctOS controlla le reti di trasporti e le infrastrutture mentre i cittadini portano avanti la loro frenetica routine quotidiana, ignari della catastrofe che sta per abbattersi su di loro. La capitale inglese concepita da Ubisoft è stata tratteggiata con una tale dovizia di particolari da presentarsi come una plausibile commistione di architetture classiche ed ingredienti tipici dell'immaginario cyberpunk, come illuminazioni al neon e pannelli pubblicitari sparsi un po' ovunque.
Notevole, in tal senso, il lavoro svolto sul rinnovamento di alcuni degli elementi più distintivi del panorama londinese come il Big Ben, la Tower of London e Buckingham Palace, che sono sempre ben riconoscibili ma inevitabilmente contaminati da innesti luminosi e schermi animati. Ci ha colpito, in particolar modo, la rappresentazione delle storiche cabine telefoniche rosse che qui assumono il ruolo di ripetitori Wi-Fi; dei bus a due piani che vengono pilotati da un'avanzatissima intelligenza artificiale o, ancora, dei monumenti, sostituiti da copie olografiche. Dal punto di vista dell'ambientazione, il team di sviluppo ha fatto le cose davvero in grande.
Dopo aver assistito alla cutscene iniziale in cui un drone volante ci ha portati a fare un giro tra le vie della città, facciamo conoscenza di Dalton, un operativo del DedSec londinese intento ad infiltrarsi nelle sale del Parlamento britannico. Questa sezione, oltre a fungere da tutorial per le consolidate meccaniche della serie, ha il preciso compito di immergere il giocatore nella storia che farà da sfondo a questa nuova incarnazione di Watch Dogs. La missione di Dalton è sventare un potenziale attacco terroristico dinamitardo al Palazzo di Westminster perpetrato da enigmatiche figure vestite in nero: un'altra chiarissima citazione all'opera a fumetti di Alan Moore.
Ad accompagnarci nel nostro cammino, in collegamento telefonico, ci sono Sabine, l'eccentrica leader della divisione inglese del DedSec, e Bagley, una sboccata IA dalle battute pronte e dall'umorismo pungente, due comprimari ben caratterizzati che ci aiuteranno a identificare i pericoli e a muovere i nostri primi passi nell'avventura.
L'agente, tuttavia, scoprirà ben presto che la minaccia in corso era solo un semplice diversivo dietro cui si cela un disegno ben più grande: cinque devastanti esplosioni in altrettanti punti di interesse della città, architettati da un gruppo di hacker noti col nome di Zero-Day. Questi ultimi, dopo aver seminato il caos a Londra a causa della potenza delle bombe impiegate, attribuiscono la colpa al DedSec dando inizio ad un'autentica caccia all'uomo. Il governo britannico, dunque, si affida alla milizia privata Albion che, grazie ad un dispiegamento straordinario di forze e tecnologie, riesce in breve tempo a individuare, arrestare o eliminare tutti i componenti del collettivo.
Nel giro di poche settimane Albion impone la propria egemonia sulla capitale pattugliando le strade e reprimendo nel sangue qualsiasi tentativo di rivolta, arrivando di fatto a sostituirsi alle autorità governative. Watch Dogs: Legion, dunque, ci pone di fronte all'annoso dilemma che attanaglia la società moderna: quanta della nostra libertà siamo disposti a sacrificare sull'altare di un' effimera sensazione di sicurezza? Qual è la linea che separa il rispetto della legge dall'oppressione sociale?
In questo asfissiante clima orwelliano, ad ogni modo, la fiamma della rivoluzione si rifiuta di spegnersi. Sabine è riuscita a sfuggire alle grinfie dei mercenari di Albion e pilota un piccolo drone-ragno strisciando tra le ombre del centro nevralgico di ctOS. Dopo aver hackerato la torre di controllo del sistema operativo cittadino, la donna individua una delle cellule dormienti del DedSec, il primo componente della Legione che dà il nome al gioco, che avrà il compito di rinfoltire i ranghi della compagnia in modo da sovvertire la morsa del regime una volta per tutte.
La sceneggiatura imbastita dal reparto narrativo di Ubisoft Toronto, per quanto non originalissima, affronta tematiche piuttosto mature e lo fa con uno stile più adulto rispetto a quanto visto nell'episodio precedente della saga. Dimenticate gli scanzonati compagni di Marcus in lotta contro le autorità: qui si toccano argomenti delicati come il traffico degli esseri umani, lo schiavismo e la repressione. Forse è proprio per questo motivo, per la precisa volontà di raccontare una storia di portata più ampia rispetto al passato, che il team ha optato per un'impostazione da action corale in cui ogni cittadino londinese può contribuire alla causa del DedSec in base alle proprie capacità.
Watch Dogs: Legion, infatti, non ha un unico protagonista: chiunque sia disposto a sposare gli ideali del gruppo di giustizieri informatici oppure voglia semplicemente liberarsi dalle catene dell'oppressione, può combattere nella Legione. E quando diciamo 'chiunque', intendiamo proprio 'chiunque'. Durante la campagna di marketing del gioco, Ubisoft ha voluto più volte rimarcare l'inedita possibilità di impersonare ognuno degli NPC che popolano le strade di Londra e, all'atto pratico, si tratta dell'elemento più riuscito dell'intera produzione.
Dopo aver reclutato il primo Attivista della nuova DedSec, potremo girare liberamente per la città, analizzare il profilo dei cittadini tramite la semplice pressione di un tasto e decidere a quali di essi proporre un posto tra i ranghi della nostra organizzazione. Gli abitanti della capitale britannica hanno un'identità, un lavoro, delle caratteristiche peculiari, abilità specifiche e un set di equipaggiamento differente l'uno dall'altro, e ognuno di essi può essere reclutato facendo leva sul loro malcontento o risolvendo i problemi personali che li affliggono. La cosa più impressionante di questo sistema 'Play as Everyone' è che, a dispetto delle previsioni di alcuni scettici, funziona alla grande.
La prospettiva di poter vestire i panni di tutti i personaggi che animano la metropoli apre la strada a soluzioni di gameplay intelligenti e ben implementate nell'economia del gioco. Prendete il controllo di un ex-soldato dell'MI6, ad esempio, ed avrete accesso ad armi e abilità di combattimento che vi consentiranno di affrontare gli scontri ad armi spianate oppure passate a un operaio edile per avere accesso ai cantieri in modo da sottrarre ai nemici informazioni e dati importanti: la scelta su come interpretare le varie situazioni spetta soltanto al giocatore.
Gli Attivisti del DedSec possono anche contare su una serie di abilità passive che possono aiutare durante la lotta oppure contribuire al benessere dell'organizzazione. Assumete un pugile e avrete dalla vostra parte un assoluto portento nel corpo a corpo, optate per un avvocato e potrete liberare rapidamente i membri arrestati, prendete un broker e vedrete crescere a dismisura le vostre disponibilità economiche.
La gestione della squadra aggiunge un pizzico di stratificazione alla struttura ludica, rendendo importante una costruzione oculata del roster in modo da far fronte a qualsiasi tipo di evenienza. Se siete pronti alle sfide estreme, inoltre, all'inizio del gioco potrete scegliere di attivare la modalità permadeath, che vi costringerà a rinunciare agli Attivisti che vengono sconfitti in battaglia.
Gli affiliati alla Legione possono essere personalizzati dal punto di vista estetico acquistando vestiti ed accessori spendendo la criptovaluta eTo presso uno dei molteplici negozi presenti in città e le loro abilità possono essere potenziate tramite un rudimentale skill tree diviso in due sezioni: quello relativo alle armi e quello dedicato alle abilità attive.
Per il resto, Watch Dogs: Legion ricalca pedissequamente quanto visto nei primi due episodi della saga. Si tratta del più classico open world made in Ubisoft la cui ambientazione è suddivisa in diversi quartieri da liberare combattendo strada per strada, completando attività secondarie ed eliminando poco a poco la pressione di Albion sulla capitale. Oltre alle missioni principali, è possibile accettare incarichi secondari e attività extra come tornei illegali di pugilato, gare di palleggio e consegne a domicilio che rimpingueranno le casse del team di DedSec.
Le fasi di shooting, anche questa volta, sono forse l'elemento più debole dell'impianto di gioco. Il feedback delle armi non è soddisfacente come ci saremmo aspettati e, soprattutto, non è paragonabile ad altri esponenti del genere presenti attualmente sul mercato: anche The Division della stessa Ubisoft è decisamente superiore, sotto questo aspetto.
Molto meglio il combattimento corpo a corpo che abbandona lo stile basato sulle bolas di Watch Dogs 2 in favore di arti marziali più realistiche e adeguate alla natura del personaggio che stiamo interpretando: un wrestler avrà sicuramente una tecnica di lotta differente rispetto a quello di una arzilla vecchietta con un passato da hacker.
Deludente anche il modello di guida, fin troppo arcade e 'scivoloso' per essere godibile sul lungo periodo, peggiorato anche rispetto al secondo capitolo della serie. Tutti i mezzi di trasporto sono pressoché identici tra loro e non posseggono caratteristiche capaci di differenziare un veicolo dal successivo. Un vero peccato.
Torna ovviamente anche l'hacking istantaneo, vero e proprio marchio di fabbrica della serie. Quest'ultimo può essere utilizzato essenzialmente su qualunque elemento dello scenario per ottenere un vantaggio tattico sul campo oppure per risolvere semplici enigmi ambientali. Potrete prendere il controllo di droni e torrette automatiche, utilizzare le telecamere di sorveglianza per monitorare le zone più calde, alzare barriere stradali per coprire la vostra fuga dalle grinfie delle forze di Albion oppure preparare utili diversivi per agevolare l'approccio stealth al titolo. È tutto sempre piuttosto divertente ma, purtroppo, non è stata apportata alcuna modifica concreta a questa meccanica.
Il motore grafico utilizzato per dare vita a Watch Dogs: Legion è lo stesso Disrupt Engine apprezzato nelle precedenti iterazioni del brand che, questa volta, mostra il fianco ad alcune problematiche tecniche evidenti che tradiscono la natura cross-gen del prodotto. Sebbene la Londra immaginata da Ubisoft Toronto sia effettivamente un passo avanti rispetto alla Chicago di Aiden Pearce o alla San Francisco di Marcus Holloway, l'engine fa fatica ad amministrare efficacemente la grande quantità di NPC che portano avanti la propria vita tra le strade della capitale britannica.
Il frame-rate risulta fortemente instabile, le animazioni facciali non sono sempre ottimali e si assiste frequentemente a fastidiosi fenomeni di pop-up all'orizzonte. Ad ogni modo, è probabile che le incertezze rilevate nella versione a nostra disposizione svaniranno in uno schiocco di dita grazie alla potenza delle console di prossima generazione. Da appurarsi, invece, che delle patch salvifiche possano migliorare la situazione sulle console current-gen. Non sono poi mancati alcuni crash della console.
In definitiva Watch Dogs: Legion è un buon gioco che però, al netto della sbalorditiva possibilità di giocare nei panni di un cittadino qualunque, rimane troppo ancorato ai canoni già visti, conosciuti e consolidati nei due episodi precedenti.
La trama è scritta bene ed è piacevole da seguire fino in fondo ma il gameplay non ha ricevuto la cura necessaria a far fare alla serie il salto di qualità che meriterebbe. Anche tecnicamente siamo indietro rispetto a tanti altri esponenti del genere.
Insomma, se deciderete di entrare a far parte della Legione, almeno allo stato attuale dovrete scendere a patti con il fatto che si tratta di un gioco tutt'altro che rivoluzionario per quanto gradevole in ogni sua parte.
Le idee saranno pure a prova di proiettile, come asseriva V, ma al corpo avrebbe giovato un po' di attenzione aggiuntiva.