West of Dead - recensione
Lo shooter roguelike ambientato nel più infernale Far West.
Giugno è stato sicuramente un mese proficuo per la community videoludica, tra presentazioni di nuove console e annunci importanti di titoli in via di sviluppo. L'attenzione del pubblico è tutta rivolta a ciò che il futuro ci prospetta e a quanto potremo spingerci a fondo di un media così incredibilmente sfaccettato.
Tuttavia in quella che fra poco verrà rinominata "old gen" esistono ancora delle perle capaci di dare un apporto innovativo a un panorama così variegato. Una fra queste è il nuovo lavoro di Raw Fury (publisher svedese legato anche di GoNNER, Dandara e Bad North) e Upstream Arcade.
Stiamo parlando di un titolo indipendente, nulla a che vedere con le pubblicazioni tripla A tanto chiacchierate durante questo periodo. Eppure, il nuovo gioiellino si presenta con un carattere tosto e impertinente, senza nulla togliere a un titolo di risonanza minore. Parliamo di West of Dead, un twin stick shooter roguelike che vi catapulterà nell'infernale mondo dei morti.
La nostra avventura inizia facendo la conoscenza di un carismatico quanto misterioso protagonista, William Mason, un pistolero con le vaghe reminiscenze di Ghost Rider. Morto in circostanze ignote, il bandito si "risveglia" nel Purgatorio.
Non ricorda quasi nulla del suo passato né di come abbia incontrato la morte. L'unico vago ricordo raffigura un Predicatore, una figura ambigua quanto pericolosa che dà non poco filo da torcere alle anime dannate. Queste cercano infatti la via del riposo, vagando nel Regno dell'Oltretomba alla ricerca di una strada da seguire. Nella stessa situazione si trova il nostro protagonista, alla ricerca del suo passato e della misteriosa figura che attanaglia i suoi ricordi.
Tuttavia il regno dei morti non si presenta nel suo più comune riferimento dantesco, né in nessun'altra rappresentazione fantasy a cui siamo stati abituati. Ci ritroviamo niente meno che nel Wyoming degli anni '80, un posto infestato da banditi, dal peccato e soprattutto da pistole, tante pistole.
Il nostro cammino inizia all'interno di un saloon, luogo in cui ogni anima perduta si risveglia e viene accolta da un amichevole barman. Il percorso prosegue e si dispiega principalmente all'interno di lunghe e buie gallerie sotterranee situate all'interno di miniere di ferro e carbone.
Pochi passi all'interno di questo panorama da opera cinematografica e capiamo subito la meccanica che caratterizza questo luogo. Ogni percorso, infatti, è generato proceduralmente per ogni run del gioco che iniziamo, in pieno stile roguelike. Oggetti, nemici e vicoli sono disposti casualmente e mai nello stesso identico schema. A ogni nostra morte perderemo tutto quello che abbiamo acquisito, che sia skill o lo stesso arsenale.
Ogni volta che ci risveglieremo il protagonista si ritroverà nuovamente all'interno del saloon e dovrà ripercorrere le mille gallerie minerarie. Non mancheranno battute e considerazioni ironiche su questo loop mortale che caratterizza il luogo dannato. Questo aspetto garantisce una piacevole rigiocabilità del titolo e una sua maggiore longevità.
Punto chiave e vincente di questo circolo ripetitivo è il gameplay, un mix perfetto tra uno shooter ed elementi action. La visuale è prevalentemente isometrica e va a ingrandirsi o a restringersi in base alle dimensioni dell'ambiente circostante.
Il nostro protagonista ha a disposizione due slot per le armi, per la maggior parte da fuoco e con range e modalità differenti per ognuna di esse. Tuttavia non mancheranno anche oggetti speciali capaci di potenziare i suoi attacchi melee. Inoltre avrà a disposizione un'agile capriola che gli permetterà di evitare i colpi da sparo nemici.
Gli scontri armati, infatti, saranno sul filo del rasoio con un ritmo incalzante e frenetico, tipico delle scorribande da Far West. All'interno di ogni "stanza" (spazi più ampi tra una galleria e l'altra) troveremo nemici e oggetti utili, disposti sempre in maniera casuale. Inoltre avremo la possibilità di ripararci dietro casse, fondamentali durante i combattimenti più concitati, vista anche la salute fragile di Mason.
I nostri avversari ci daranno non poco filo da torcere, grazie anche alla varietà di nemici disponibili: dal bandito corpo a corpo a quello provvisto di granata, fino a creature mostruose e molto agili. Fondamentale è l'accuratezza dei colpi: un headshot ben assestato potrà salvarci la vita, a differenza di quelli mancati (che potrebbero essere più del previsto, data la precisione millimetrica che questo shoot'em up richiede).
Ciò che rende West of Dead diverso dai suoi fratelli di genere sono le tempistiche richieste dal caricamento dell'arma, caratteristica che dona un certo realismo durante le rappresaglie concitate. Per quanto questo frangente non sia elevato, aumenta comunque i rischi di esposizione durante uno scontro. Ad avere però, un'importanza vitale è l'uso della luce.
L'ambientazione, infatti, è calata nell'ombra ma costellata di lanterne che una volta attivate illuminano l'area circostante. Questo è fondamentale per la nostra mira. Un nemico nell'ombra sarà praticamente impossibile da mirare, e accendere la luce ci permetterà non solo di vedere ma anche di stordire temporaneamente i nostri avversari.
Più ne uccideremo, più pezzi di ferro otterremo. Questi possono essere utilizzati come moneta di scambio per armi e oggetti utili (che però verranno persi in caso di morte). Inoltre, per migliorare la forza e la salute di Mason, troveremo lungo il nostro percorso degli altari che ne potenzieranno il danno inferto con le armi, l'energia vitale e la velocità di ricarica.
Si tratta di un comparto ludico che ci ha piacevolmente soddisfatti, e che è coadiuvato ancor di più da quello tecnico e grafico, perfettamente azzeccato. L'ambientazione infatti eccelle nella rappresentazione sia di un universo spettrale e infernale, sia in un mondo caratterizzato dalla rapidità della pistola.
Il Far West la fa da padrone ma non stanca né stona con il mood generale di tutto il gioco. A caricare ancora di più quest'aura selvaggia è l'utilizzo di un doppiatore d'eccellenza, Ron Perlman ("Il nome della Rosa", "Hellboy", "Pacific Rim"), che rende ancora più egregio il lavoro di caratterizzazione di Mason.
West of Dead è un'interessante scoperta, un titolo indipendente che mostra tutta la sua grinta e il suo valore. Gli elementi roguelike lo rendono estremamente versatile, capace di dilungare l'esperienza di gioco senza annoiare.
Grazie al mood selvaggio ma irriverente, al ritmo frenetico delle azioni e a una trama oscura ma intrigante, lo shoot'em up mantiene costante l'interesse del giocatore.
West of Dead è un roguelike piuttosto classico che in sede di valutazione ci ha fatto dannare (appropriato) non poco spingendoci ad oscillare costantemente tra il 7 e l'8. Si tratta di un titolo che può essere apprezzato sia da neofiti che da esperti del genere e che per quanto non introduca meccaniche rivoluzionarie abbiamo deciso di premiare di fronte all'ottima cura per i dettagli e alla ricercatezza delle atmosfere. Invogliati a scoprire di più sul destino di Mason e sulle ragioni che lo tengono legato alla terra dei morti, anche i meno amanti dello stile West e dei roguelike/roguelite sapranno comunque appassionarsi a tutta l'esperienza di gioco.