White Knight Chronicles: International Edition
C'era una volta un "candido" cavaliere...
Negli anni recenti, le distinzioni che una volta separavano i generi videoludici sono andate inesorabilmente sfumando. Mass Effect 2 è un GdR o uno shooter in terza persona? Ed Heavy Rain? Avventura punta e clicca o un thriller basato sui QTE? Serie di successo come BioShock e Uncharted hanno ampliato i propri orizzonti prendendo in prestito idee e metodologie che esulano dal genere di riferimento, mentre prodotti come WarioWare o RetroGame Challenge si riducono a princìpi basilari ed essenziali. I generi si contaminano e si arricchiscono l’un l’altro, rendendo obsoleti i termini con cui si classificavano un tempo i videogiochi.
Nel caso di White Knight Chronicles, la fusione tra un tradizionale JPRG single-player e una leggera componente multiplayer tipica dei MMO è qualcosa di imbarazzante. I primi venti minuti di gioco li spenderete nella creazione di un avatar che avrà comunque un ruolo secondario all’interno della storia principale, per poi essere utilizzato per le side-quest in modalità multigiocatore.
Chiaramente, dinnanzi a un gioco di ruolo è lecito aspettarsi il controllo di più personaggi, ma il distacco tra l'avatar che avrete creato all’inizio e l’eroe principale dell’avventura è davvero troppo stridente per per non destare un minimo di fastidio. L’approccio migliore è pertanto quello di considerare l’intero gioco come suddiviso in due parti differenti, nonostante il fatto che armi, competenze e abilità del vostro personaggio possano essere condivise tra le due modalità e che gli obiettivi acquisiti in una di esse possano avere eguale rilevanza nell’altra.
Considerando la sola modalità in singolo, White Knight Chronicles continua il tradizionale e spensierato approccio degli sviluppatori.
Come già visto in Dark Cloud o in Dragon Quest VIII, anche qui abbiamo una grandiosa colonna sonora ad alimentare l’atmosfera di splendidi paesaggi. Dolci colline ricoperte di fiori collegano villaggi e incantevoli città, in cui spesso vi fermerete giusto per ammirare i carri traballanti che procedono per strada al tramonto.
È certamente una visione sentimentale della vita agreste ma non per questo meno coinvolgente, e per un genere che continua a essere sempre più movimentato e adrenalinico, il titolo targato Level 5 rappresenta quasi una ventata d’aria fresca.
La storia non manca di un certo pathos alla stregua dei vari Final Fantasy, ma nonostante ciò finisce comunque per offrire i soliti cliché del genere ruolistico. Inizierete l’avventura come garzone di tale Rapacci, un mercante di vino, che vi invierà in città a occuparvi di alcune bottiglie in vista della festa reale. Purtroppo l’ambizione degli sceneggiatori è andata ben oltre l’approvvigionamento di alcool e al vostro ritorno scoprirete che il castello è stato preso d’assalto e la principessa è stata rapita. Inizia così la vostra ricerca, stimata intorno alle 30 ore, che vi porterà lungo triti percorsi narrativi. Si tratta di una storia raccontata in maniera semplice, senza troppo talento o personalità, e recitata in maniera mediocre. Ciononostante, le cut-scene sono dirette con competenza e con una certa vena drammatica, ma nulla che possa suscitare un certo interesse.
Ciò che vi spingerà a proseguire l’avventura è il sistema di combattimento. Il vostro gruppo di guerrieri sarà libero di combattere contro ogni nemico incontrato nel mondo di gioco, passando senza soluzione di continuità da fasi esplorative a battaglie di ogni sorta. Proprio come in un MMO, vi ritroverete a controllare un solo personaggio del gruppo, impartendo comandi offensivi e difensivi una volta riempita la barra relativa all’azione. Tramite la croce direzionale potrete scegliere tra 21 attacchi, magie e combo completamente personalizzabili, selezionandole dalla chiara interfaccia presente nella parte inferiore dello schermo. Aumentando di livello guadagnerete punti per acquisire nuove mosse o abilità da inserire a piacere negli appositi slot.