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Wolfenstein e la fine dell'idTech 4

La tecnologia dietro l'ultima release Activision, analizzata da DF.

Più di un indizio porta a considerare Wolfenstein come un esponente degli shooter vecchio stile, a partire dal gameplay fino ad arrivare alla tecnologica utilizzata: il gioco infatti è stato programmato su una versione potenziata dell’ormai classico idTech 4, il cui codice di rendering è datato 2005, ovvero l’anno di rilascio di Doom 3. Avendo la consapevolezza di questi fattori, il gioco presenta un look e un’atmosfera datati, riscontrabile specialmente nell'eccessivo utilizzo di texture particolarmente lucide, dove anche quelle dedicate alla pelle dei personaggi hanno una resa tendente al plasticoso. La tecnologia utilizzata qui è più vecchia perfino della stessa Xbox 360.

Sono da annotare però tutta una serie di piccole migliorie all’engine: il sistema di gestione delle ombre è più evoluto, le animazioni sono migliorate, alcune parti dello scenario risultano distruttibili e gli ambienti all’aperto risultano maggiormente dettagliati, sebbene l’impatto sulle prestazioni sia decisamente sensibile specialmente quando sono soggetti a tearing.

La maggior parte dei miglioramenti grafici e relativi all’atmosfera sono dovuti all’implementazione del motore fisico Havok, anche se alcune limitazioni dell’ultima fatica di Carmack sono ancora presenti: mentre il gioco risulta nativamente a 720p, non è presente alcun tipo di antialiasing e anche i siti che parlano entusiasti della versione PC lamentano la mancanza di tale caratteristica anche in quelle versioni.

Analisi delle performance sulla versione 360.

Le prestazioni in linea generale sono fondamentalmente accettabili, ma non sicuramente da menzione d’onore. Ci sono alcune scene audaci sotto questo punto di vista e la vecchia limitazione di Doom 3 di mostrare un massimo di tre personaggi sullo schermo non risulta un problema in tali circostanze: tenendo presente che la vecchia ATI 9800 PRO ero lo stato dell’arte quando fu sviluppato l’idTech 4, è interessante vedere cosa sia in grado fare la maggior forza bruta a disposizione del Xenos nel migliorare il vecchio engine.

I combattimenti risultano abbastanza intensi ma il framerate, che sembra attestarsi costantemente sui 30 fps fissi, subisce dei cali pesanti quando entrano in gioco alcuni effetti speciali. Ad esempio quando la sequenza di transizione dell’arma supernaturale “the Veil” entra in gioco, l’impatto sulle superfici è rilevante. Il fenomeno di tearing viaggia intorno al 10% delle clip raccolte, ma varia drasticamente da scena a scena. Quando va bene, la qualità è buona, quando va male, la qualità delle immagini scende drasticamente.

Tutto considerato, la qualità complessiva risulta mediocre, così come il gioco. Essendo l’idTech stato spinto ai suoi limiti, sarà interessante vedere come performerà sulla PS3. Nel mentre potete anche dare un'occhiata alla recensione sul nostro portale.

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.
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Wolfenstein

PS3, Xbox 360, PC

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