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Wolfenstein

Ma che bel castello...

Return to Castle Wolfenstein può essere senz’altro considerato uno degli FPS più amati di sempre, e proprio alla luce delle sue innegabili qualità, le aspettative verso questo nuovo capitolo del franchise sono sempre state altissime. Come la storia videoludica ci insegna, i prodotti di qualità non sempre sono seguiti da sequel altrettanto validi e questo, purtroppo, è proprio il caso di Wolfenstein.

L'avventura narra una volta ancora le gesta dei soldati nazisti che, dopo aver scoperto l'esistenza di una misteriosa e oscura dimensione parallela chiamata The Veil, preparano l'ennesimo attacco su scala globale per conquistare il mondo. La situazione è critica e nessuno sembra in grado di opporsi alla superpotenza tedesca...nessuno tranne BJ Blazkowicz, ovviamente. L'ormai storico protagonista viene infatti richiamato in servizio e spedito nella piccola città tedesca di Isenstadt con l’obiettivo di eliminare definitivamente la minaccia Nazista con l’aiuto della resistenza locale. Una missione suicida? Nient’affatto, poiché Blazkowicz, avendo la capacità di muoversi liberamente tra il mondo reale ed il Veil, si rivelerà ancora una volta il peggior incubo dell’esercito del Führer.

Nel corso del gioco il personaggio può infatti contare su quattro straordinarie abilità che, unite alla mediocre IA nemica, rendono il completamento dell’avventura tutt’altro che proibitivo (limitando al contempo gran parte degli stimoli): oltre ad essere in grado di rallentare il flusso temporale e di formare una sorta di scudo magico per assorbire i proiettili, Blazkowicz può potenziare la forza distruttiva delle sue pallottole e individuare la posizione di qualsiasi nemico, anche attraverso pareti o porte. Queste speciali skill, pur contribuendo a vivacizzare le tediose sparatorie proposte, non sono però sufficienti per rendere l’esperienza davvero avvincente.

Il gioco è mosso dallo stesso motore grafico del vecchio Enemy Territory: Quake Wars...e si vede. I modelli poligonali, così come le animazioni sono infatti di bassa qualità.

Oltre ad una storyline banale e priva di grande intensità, l'avventura presenta poi una struttura fondamentalmente insolita: non vi sono infatti livelli lineari (almeno all’apparenza) bensì un’ambientazione aperta in cui si ha la costante necessità di vagare senza meta in cerca di qualcuno da cui ricevere una missione. Come dimostrato da S.T.A.L.K.E.R, questo genere di approccio potrebbe anche funzionare se si trattasse di uno sparatutto con tendenze RPG, ma nel caso di Wolfenstein, il tutto sembra inutile e inadeguato.

La situazione del multiplayer non è purtroppo migliore poiché il lobby system, davvero preistorico nella sua struttura oltre che privo di un party support, rende ogni tentativo di giocare insieme ai propri amici una vera e propria impresa. E come se non bastasse, il tutto è poi minato dalla mancanza di una qualsiasi forma di bilanciamento automatico delle squadre.

Wolfenstei nelle intenzioni, vorrebbe anche suggestionare qualcuno...ma non riesce proprio...

Al di là delle evidenti problematiche, pur essendo un po' limitato in quanto a contenuti, l’online si dimostra fondamentalmente gradevole. Sono disponibili otto mappe, tre diverse classi (Soldato, Medico, Meccanico) e altrettante modalità di gioco: Objective, basato su missioni di attacco e difesa all'insegna del gioco di squadra, Stopwatch, dove le squadre hanno il compito di recuperare e difendere specifici obiettivi ed infine Team Deathmatch, il classico massacro a squadre (nonché l'unica variante di gioco davvero utilizzata dai possessori del titolo).

Wolfenstein si dimostra dunque un prodotto sostanzialmente mediocre, anche dal punto di vista tecnico. Un titolo le cui qualità non sono purtroppo sufficienti per oscurare i suoi numerosi limiti. Gli standard qualitativi di Return to Castle Wolfenstein sono infatti solo un vago ricordo e chiunque si aspetti un’esperienza intensa e divertente rimarrà profondamente deluso. Un vero peccato, alla luce dell’ottima reputazione che il franchise si era costruito nel corso degli anni, ci saremmo aspettati qualcosa di più.

5 / 10