Wolfenstein: The New Order - Reloaded
Gli sparatutto vecchia scuola hanno ancora un futuro?
Ricollegandoci a quanto scritto nel cappello introduttivo, sembrerebbe proprio di sì, anche quando si parla di un franchise che è da vent'anni il sinonimo stesso di sparatutto in prima persona. La storica software house texana è stata infatti assorbita da ZeniMax Media nel 2009, che ha acquistato così le proprietà intellettuali e le licenze di quello splendido motore grafico che è l'Id Tech 5.
Rage è stato l'ultimo titolo realizzato internamente da Carmack e soci e dopo il mediocre Brink di Splash Damage, è iniziata l'esternalizzazione dei suoi marchi più appetibili a partire da Wolfenstein: The New Order, affidato agli svedesi MachineGames, un gruppetto di transfughi di Starbreeze. Si tratta di uno sparatutto ambientato negli anni Sessanta basato su una realtà alternativa culminata nella vittoria della Seconda Guerra Mondiale da parte delle forze dell'Asse.
Orde di nazisti da sterminare infarciscono i numerosi livelli di cui è composto il gioco, affrontabili anche in corpose sessioni stealth che hanno caratterizzato il lancio di uno sparatutto coraggioso, vista la sua natura esclusivamente singleplayer. Una chiara prosecuzione sulla strada intrapresa dall'ultimo titolo made in id, quel RAGE uscito nel 2011 che ancora oggi rappresenta un piccolo capolavoro di solidità tecnica per come gira su PC e soprattutto sulle console della vecchia generazione.
Wolfenstein: The New Order è uscito nel maggio del 2014, e in molti, complice anche una campagna pubblicitaria non certo da titolo tripla A, sono stati quasi colti di sorpresa dall'arrivo di un titolo che, invece, ha riscosso un buon successo di pubblico ma soprattutto di critica grazie a una valutazione di buon livello su quasi tutta la stampa specializzata.
La versione PC è chiaramente la più performante ma le build Xbox One e PS4 la seguivano a ruota per quanto riguardava il livello qualitativo. La scelta di realizzare anche i porting su Xbox 360 e PlayStation 3 ha in qualche modo limitato la fase di progettazione iniziale a livelli del tutto lineari, ma la decisione ha premiato ZeniMax quando si è trattato di tirare le somme sulle vendite complessive.
I dati disponibili riguardano solo le copie retail e parlano di un buon risultato complessivo: la versione PS4 ha fatto la parte del leone con oltre un milione e duecentomila copie vendute. Proporzionato alla base installata è il risultato ottenuto su Xbox One, con mezzo milione di pezzi piazzati. Una prestazione di tutto rispetto se pensiamo alla relativa scarsa diffusione delle due console next-gen un anno fa.
Le versioni PC, Xbox One e PS3 totalizzano quel milioncino che permette al gioco di arrivare a sfiorare il tetto dei tre milioni di pezzi. Se questi dati s'aggiungono le copie digitali non dichiarate, tutto fa pensare a un risultato soddisfacente che ha spinto il publisher a dare l'ok alla realizzazione di The Old Blood, il prequel appena uscito.
Trattandosi di uno sparatutto solo singleplayer, la fase post-vendita non è stata particolarmente complessa nonostante già al day one tutti avessero rizzato i capelli per una megapatch da 5 (e nel caso della versione Xbox One, 7) gigabyte di download. Questo aggiornamento in realtà faceva riscaricare piccole porzioni di codice contenute in file di grosse dimensioni rispetto all'installazione completa del gioco di quasi cinquanta gigabyte.
A corroborare l'ipotesi di un titolo comunque funzionante anche senza l'applicazione della patch abbiamo trovato questo post su Reddit , che spiega come la mancata installazione dell'aggiornamento non pregiudicasse l'inizio della campagna singleplayer per chi avesse deciso di giocare a Wolfenstein: The New Order senza essere connesso ad Internet a conferma di come nella versione 1.0 non mancasse nulla di rilevante in termini di contenuti.
I mesi successivi non hanno visto la pubblicazione di altri aggiornamenti di rilievo e infatti tutte le build non hanno dimostrato grossi problemi di stabilità. Gli unici ad aver avuto qualche difficoltà sono stati gli utenti PC a causa di improvvisi di cali di performance dovuti essenzialmente più a driver non aggiornati di Nvidia e AMD che non a reali deficienze nella programmazione. In questo senso i forum di Steam hanno fatto da collettore di lamentele fondate quasi esclusivamente su problematiche poi risolte con il passare del tempo.
Per il gioco non sono stati pubblicati DLC e nemmeno sul fronte del modding ci sono state novità di sorta: per quanto riguarda la versione PC non si hanno notizie di mod o anche semplici tweak che possano cambiare o alterare in modo sensibile l'esperienza. Un effetto più che attendibile se pensiamo al ridotto (rispetto alle versioni console) numero di copie vendute e al fatto che, anche in virtù dell'assenza della componente multigiocatore, non si sia creata una community di modder degna di nota su cui fare riferimento.
La valutazione per l'acquisto a posteriori è quindi e piuttosto semplice: Wolfenstein: The New Order è uno sparatutto di buon livello che di sicuro non ha reinventato il genere ma che per ambientazione, trama e soprattutto una buona commistione tra vecchi e nuovi elementi di gameplay è in grado di divertire gli appassionati del genere dall'inizio alla fine senza particolari cedimenti. Il supporto di MachineGames è stato di buon livello, ma è chiaro che il gioco è arrivato sugli scaffali in uno stato di rifinitura molto avanzato e anche dopo la grossa patch del day one non ci sono state segnalazioni di grossi problemi per tutte le piattaforme.
La versione migliore è indubbiamente quella PC ma non in modo abissale come ci è capitato di vedere spesso in passato con altri titoli multipiattaforma. Come i nostri colleghi inglesi hanno avuto modo di spiegare nella consueta prova comparativa, l'id Tech 5 tenuto a battesimo da RAGE si è dimostrato ancora una volta efficiente e molto scalabile permettendo a Xbox One e PS4 di mantenere agevolmente i 60 frame al secondo con poche incertezze a 1080p su entrambe le piattaforme. Delle due, quella Sony è leggermente migliore per quanto riguarda la gestione del sistema d'illuminazione ma le differenze sono risibili e difficilmente identificabili anche agli occhi di un giocatore esperto.
Per chi non ha ancora compiuto il grande passo verso la next-gen, assolutamente da tenere in considerazione sono le versioni PS3 e Xbox 360: non riescono ad arrivare alle performance delle sorelle maggiori per conclamati limiti tecnici ma riescono a mantenere quasi inalterata l'esperienza di gioco di base, a conferma di come tutte e cinque le versioni siano state curate con grande attenzione alle caratteristiche tecniche di ogni piattaforma.
Le percentuali del venduto rispecchiano anche il valore delle copie fisiche e digitali del gioco che oggi sono acquistabili presso i maggiori rivenditori online e su Steam. La versione PC si trova a poco più di venti euro mentre tutte quelle console sono ormai disponibili sui trenta o poco meno; un prezzo adeguato per un titolo di buon livello come questo ma privo di un multiplayer in grado di allungarne considerevolmente la longevità.
Portarsi a casa il gioco originale e magari anche il recente prequel The Old Blood per una cinquantina di euro è un investimento consigliato ai fan degli sparatutto vecchia scuola: tutti gli altri lo considerino pure un acquisto di riserva degno di nota per i momenti di magra del 2016, visto che la stagione estiva è ormai al termine e da settembre ricominceranno a muoversi parecchi pezzi grossi del mercato.