World of Goo
L'eccellenza fatta slime.
Piccole palline gelatinose che si uniscono tra loro formando legami elasticamente instabili. Le meccaniche di base sono queste, essenziali eppure affascinanti. E vi ritroverete a costruire ciclopiche torri, improvvisati ponti oppure a scalare l'apparato digerente di una titanica creatura per poi fluttuare leggiadri nel cielo una volta sfuggiti dalle sue mostruose fauci. Questo, e molto altro ancora, è World of Goo.
E' piuttosto complicato (e soprattutto non sarebbe nemmeno corretto) analizzare un titolo di questo genere secondo i canoni della recensione classica: la magica alchimia che pulsa nel progetto di 2D Boy non merita infatti di essere dissezionata con chirurgica razionalità.
Eurogamer.it ovviamente aveva già prontamente recensito e celebrato World of Goo in occasione dell'originale lancio PC, ma ora che il gioco è arrivato su piattaforma WiiWare vale la pena di parlare di nuovo di questa piccola grande meraviglia.
Goo inizialmente vi chiederà di raggiungere obiettivi semplici e assolutamente alla vostra portata. Nel primo stage unirete i blobbini base per formare una sorta di elementare torre, consentendo alle creaturine rimaste di arrampicarsi sulla struttura costituita dai loro stessi simili per raggiungere il tubo che indica la fine del livello. Ed il "Weeee!" di gioia che udirete quando i vostri minuscoli amici arriveranno alla meta vi farà aprire il cuore, vedrete. Il secondo livello vi impegnerà invece nella costruzione di un rudimentale ponte. Dovrete salvare almeno un certo numero di Goo per schema, anche se il gioco stesso vi incoraggerà a farne arrivare sani e salvi al tanto agognato tubo il maggior numero possibile.
Ci si sarebbe potuti aspettare una ripetizione continua di queste meccaniche a svolgimento orizzontale/verticale all'interno di livelli sempre più complessi, eppure proprio nell'imprevedibiltà sta parte del merito e del fascino di World of Goo: il senso di sorpresa è costante e puntualmente rinnovato da uno schema all'altro, ed aspettatevi dunque situazioni anche davvero fuori dall'ordinario.
Come se non bastasse infatti un level design oniricamente elaborato e genuinamente creativo nella sostanza, anche i Goo con cui vi ritroverete a sperimentare non saranno sempre gli stessi, ma presenteranno anzi interessanti variazioni sul tema in termini di comportamento e caratteristiche fisiche.
Prendiamo ad esempio uno degli ultimi livelli del Capitolo Uno (di quattro, più un epilogo...), quello in cui dovrete fuggire dall'interno di un'enorme sala ottagonale rotante. Utilizzando dei Goo verdi, capaci di creare legami stabili fra loro, l'esperienza sarà profondamente diversa da quella degli stage precedenti in virtù degli equilibri precari e del continuo rovesciamento della vostra composizione vivente.
In questo modo imparerete ad avere dimestichezza con la particolare fisica del gioco, sperimentando i punti di rottura dei legami fra Goo e cogliendo suggerimenti importanti per il prosieguo dell'avventura. Anche se, badate bene, World of Goo è uno dei titoli meno ripetitivi di sempre, costantemente diverso e puntualmente ispirato, capace di reinventarsi in maniera di volta in volta differente.
I puzzle sono però soltanto uno degli elementi che rendono World of Goo un videogame così splendido da giocare. Ovviamente sono il fulcro della cosa, sia chiaro, ma c'è dell'altro che contribuisce a stampare sorrisi estasiati sui volti dei fruitori.
L'art direction dark e cartoonosa è stata giustamente paragonata allo stile di Tim Burton, anche se Goo appare meno gotico e indubbiamente più sbilanciato sull'emotività. E' meno sinistro e assai più fragile. Ad un primo impatto ogni cosa sembra allegra e colorata, eppure si avverte un costante senso di debolezza, di caducità e di decadimento della bellezza. Certo, volendo potrete limitarvi a godere degli enigmi e lasciare che questi dettagli vi scorrano addosso, ma sappiate che c'è qualcosa in World of Goo che va al di là della sua mera superficie di puzzle solving.