World of Warriors - recensione
Il For Honor per smartphone arriva su console.
I giochi che possiamo trovare sugli store dei nostri smartphone sono, nella maggior parte dei casi, titoli sviluppati appositamente per piattaforme mobile. Certo, non capita di rado che alcune produzioni particolarmente adatte subiscano porting da PC o console, come ad esempio i card game. Data la velocità con cui si evolvono i dispositivi touch e la loro attuale potenza di calcolo stanno cominciando a spuntare anche titoli meno scontati, basti pensare al fatto che ad oggi possiamo giocare in mobilità anche PUBG e Fortnite.
Quello che succede meno di frequente invece è che un titolo per smartphone venga traslato su console. Oggi vi parliamo World of Warriors, il quale ha avuto i suoi natali su Android e Ios ma che oggi approda anche sulla casalinga di Sony.
Il gioco è stato debitamente rimaneggiato, trasformando la sua formula incentrata sull'uso del touch in una sorta di picchiaduro tridimensionale molto semplificato. Il design dei personaggi invece è rimasto molto simile alla versione originale, una scelta che non consente al titolo di scollarsi di dosso quell'aria da giochino per cellulare a dispetto del gameplay rinnovato. La lore imbastita dai Saber Interactive vede una moltitudine di piccoli guerrieri provenienti da diverse epoche storiche darsele di santa ragione dopo essere stati risucchiati nel mondo di gioco da un misterioso portale.
Il tutorial iniziale permette di prendere confidenza con le poche e semplici meccaniche e con un combat system incentrato in buona parte sull'interazione con le arene. Ogni personaggio dispone di un attacco leggero e uno potente, combinabili tra loro per inanellare brevi combo. I teneri guerrieri possono inoltre scattare rapidamente, rotolare e usufruire di una mossa speciale. Ad ogni eroe è abbinato un elemento che conferisce la possibilità di avvalersi di attacchi speciali una volta che la barretta dedicata viene riempita. Come da tradizione l'affinità elementale funziona in modo non dissimile dalla morra cinese, un fattore di cui tener conto al momento di scegliere i nostri campioni prima di buttarci in uno scontro.
Il mondo di gioco è diviso in sette ambientazioni, ognuna delle quali comprende varie sfide. Ogni battaglia viene combattuta in un'arena dove ci si deve barcamenare tra il combattimento vero e proprio, il recupero di materiali dai forzieri che compaiono di tanto in tanto e l'attivazione dell'evento specifico dei quel determinato stage. Nella foresta, ad esempio, bisogna colpire alcune sfere di luce generate da un grande albero sullo sfondo, una volta che ci siamo aggiudicati quattro globi la bellicosa pianta afferra con la radice il nostro avversario sbattacchiandolo qua e là senza troppi complimenti. Da segnalare alcuni livelli speciali, che comprendono delle sfide contro l'ambientazione stessa e senza nessun avversario da fronteggiare.
Al termine di ogni combattimento i guerrieri utilizzati guadagnano punti esperienza, mentre noi ci mettiamo in saccoccia i materiali raccolti dai forzieri e alcuni cristalli. I primi servono per craftare amuleti e pozioni, oggetti ad uso singolo che possono essere assegnati ai nostri guerrieri per migliorarne le prestazioni. I secondi invece servono per sbloccare nuovi campioni, una meccanica che evidenzia in maniera piuttosto marcata il retaggio mobile del titolo. Sebbene non manchi qualche idea gradevole il gioco dispone di una struttura fin troppo basilare e di sicuro l'offerta ludica non è congruente con il prezzo a cui viene proposta. Al gameplay manca la rapidità e la verticalità di un brawler così come i tecnicismi e la spettacolarità di un picchiaduro tradizionale. Il sistema di lock dell'avversario è davvero ostico e la maggior parte dei colpi rischiano di andare a vuoto se ci si dimentica di attivarlo a momento debito.
I personaggi inoltre variano tra loro per estetica e caratteristiche puramente numeriche, mentre le combo a disposizione sono quasi tutte identiche. Anche le mosse speciali, che dovrebbero essere il tratto distintivo del guerriero, in molti casi sono le medesime. Alcuni campioni ad esempio possono trasformarsi in giganteschi massi rotolanti che cambiano solo la texture in base all'elemento proprio dell'utilizzatore. Per fortuna, a stemperare la ripetitività della campagna singolo giocatore, troviamo la possibilità di giocare on line o in locale. Il comparto multigiocatore permette di competere in partite veloci oppure di organizzare dei tornei ad eliminazione. Questo elemento salva in corner una produzione che altrimenti verrebbe a noia dopo davvero poco tempo, a patto di trovare qualcuno con cui giocare.
Dal punto di vista tecnico per fortuna non abbiamo riscontrato troppi problemi, lock del bersaglio a parte. Artisticamente parlando invece il discorso è parzialmente opinabile. Se da un lato si potrebbe additare il design dei personaggi come un abominio ereditato dalle piattaforme mobile, alcuni potrebbero considerarlo un gradevole super deformed tanto caro ai collezionisti di funko pop. Indubbiamente la combinazione dell'art direction e il gameplay estremamente semplificato rendono il gioco adatto ad un pubblico di giovanissimi, i quali però non tarderanno a domandarsi per quale motivo la mamma non ha deciso di optare per un qualsiasi gioco LEGO tra i tanti a disposizione.