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World Series of Poker: Tournament of Champions

Una sfida strategica con gli altri giocatori.

Il Texas Hold ‘Em ha un enorme pregio rispetto alla maggior parte dei giochi di carte o d’azzardo. Anche se non manca una buona componente di fortuna, la sfida fra i giocatori rimane infatti prima di tutto una sfida strategica. In altre parole: per vincere nel poker texano si devono prevedere i progetti degli avversari e si deve giocare di conseguenza.

World Series of Poker: Tournament of Champions si presenta come un titolo con l’ambizione di ricreare non solo il gioco di carte in sé, ma anche il contesto che lo rende affascinante. Durante le partite, infatti, ci si troverà a giocare contro i campioni del poker professionistico. Da Scotty Nguyen a Phil Laak, da Joe Hachem a Jennifer Tilly, sono parecchie le personalità del poker americano chiamate a fare da comparsa in questo gioco. A fare da guida, tutorial e comprimario nel corso della “trama” è addirittura Chris “Jesus” Ferguson, probabilmente il volto più popolare del poker mondiale.

Anche se l’idea di inserire veri giocatori professionisti come avversari non è esattamente originale, è comunque un elemento che potenzialmente potrebbe dare un ulteriore livello di profondità. Purtroppo in World Series of Poker: Tournament of Champions le versioni poligonali delle varie superstar del poker non sembrano proprio rispecchiare lo stile di gioco e il comportamento dei giocatori in carne e ossa.

Anzi, il problema maggiore di World Series of Poker: Tournament of Champions risiede proprio nell’intelligenza artificiale. La sensazione che si ha è che, per l’appunto, si stia giocando contro una CPU. I giocatori avversari tendono a comportarsi con molta meno varietà rispetto a quanto farebbe un umano e non permettono l’uso di strategie troppo raffinate.

Gli avversari si studiano al tavolo da poker.

Quasi sempre la CPU tende ad essere eccessivamente aggressiva nelle puntate pre-flop, per poi ignorare del tutto le strategie legate alla posizione sul tavolo da gioco. Per un gioco che si propone di simulare i tornei di poker professionistico non si tratta di un difetto da poco.

Dal punto di vista grafico e sonoro, l’unico complimento che si può fare a World Series of Poker: Tournament of Champions è che fa il suo dovere.

I modelli poligonali sono ben fatti ma non ottimi, e lo stile generale non fa assolutamente nulla di diverso da ciò che ci si aspetterebbe. La grafica manca di un carattere ben preciso e si limita a una rappresentazione semirealistica di ambientazioni e personaggi.

Oltre alla modalità principale esiste anche il multiplayer online. Come prevedibile, non è proprio facile trovare altri giocatori collegati, ma in teoria si tratta della modalità migliore. Fra gli extra sbloccabili, il più utile è un calcolatore di probabilità che può essere usato durante una vera partita per calcolare le proprie chance di vittoria.

In definitiva, World Series of Poker: Tournament of Champions è un titolo competente ma non superlativo. Come versione portatile del Texas Hold ‘Em funziona, a patto che non si pretenda una gran profondità o una verosimiglianza con la varietà di situazioni del gioco contro degli umani. Chi è interessato a una simulazione accurata, quindi, farà meglio a rivolgersi ad altri giochi.

6 / 10