Skip to main content

WWE 2K20 - recensione

E' ancora troppo presto per essere davvero godibile.

E' arrivato il nuovo gioco del franchise WWE e non serve addentrarsi molto all'interno del gameplay per iniziare, purtroppo, a storcere il naso. Il titolo presenta alcuni punti di forza molto interessanti, ma le note negative sono al momento predominanti. Il Day 1 del gioco è stato totalmente disastroso, i lottatori si andavano ad impastare con il ring, iniziavano a volare in giro per lo stadio, gli arbitri perdevano l'uso delle gambe dopo i primi schienamenti, le articolazioni di braccia e gambe non rispondevano a nessuna legge della fisica, gli oggetti contundenti scomparivano ed apparivano dal nulla... insomma, nulla di neanche lontanamente giocabile.

Per fortuna nel frattempo sono arrivate di recente delle patch che hanno sistemato molti dei problemi maggiori. Questo per dire che quello che andremo ad analizzare è lo stato attuale del gioco.

Guarda su YouTube

La prima cosa che salta all'occhio sona gli sviluppatori: il titolo vede il distacco dalla storica Yuke's, che aveva curato le edizioni precedenti, e l'affidamento totale alle mani della Visual Concepts, studio già nell'occhio del ciclone per colpa delle politiche economiche adottate all'interno di NBA 2K20.

Partendo dalla base, gli elementi chiave dell'edizione precedente sono stati mantenuti: c'è una narrativa centrale da seguire, la possibilità di impostare una storia personale e narrative secondarie che seguono personaggi storici. La grafica, per quanto migliorata, risulta datata. Ci sono zone di illuminazione totalmente discordanti tra di loro, alcune persino all'interno degli stessi modelli, diversi lottatori poco fedeli agli originali e in generale una lucidità molto poco naturale di pelle e capelli. Sembra più di giocare con delle action figure dei lottatori, più che con i lottatori veri e propri.

La storia principale parla delle Four Horsewoman, ovvero Becky Lynch, Charlotte Flair, Sasha Banks e Bayley. Nate su NXT, le quattro si sono trovate a portare avanti una vera e propria rivoluzione all'interno della divisione femminile della WWE, arrivando come protagoniste sul palco di Wrestlemania 35. La narrativa è sviluppata tramite numerose cinematiche e momenti guidati all'interno degli incontri, che portano a rivivere in modo molto suggestivo quanto successo realmente. La modalità Torri vede invece una narrativa molto meno cinematica venire presentata da Roman Reigns, completando così le promesse fatte dalla copertina del gioco stesso.

Testa divisa in due, collo separato dalle spalle… la luminosità non convince

Qui permangono delle problematiche: le Torri sono il primo punto di una lista di belle idee sviluppate male. Ogni match aggiunge regole in modo da rendere la difficoltà crescente, e una sconfitta significa dover ricominciare tutto da zero. Lì dove in condizioni normali questa rappresenterebbe l'area grinding del gioco, dove i più appassionati possono mettersi alla prova, il risultato è invece un dispensatore di frustrazione pura, se si considera che la quantità di bug ancora presenti rischia di compromettere un match per ragioni totalmente indipendenti dalla nostra volontà o abilità.

La carriera personale si mantiene parecchio piacevole. Si tratta di un sandbox narrativo dove poter creare e sviluppare da zero la storia del nostro personaggio, senza limiti di sorta. L'editor dei personaggi è incredibilmente completo, permettendoci di sviluppare sia lottatori temibilissimi che creature difficili anche solo da immaginare.

Iniziando a parlare del gameplay si vede il tentativo di svolta che gli sviluppatori hanno voluto dare alla serie. I controlli sono stati semplificati in modo da avere specifiche azioni accessibili in modo univoco, come il contrattacco, che ora è disposto solo sul tasto Triangolo. Questo rende da un lato più semplice eseguirlo, ma dall'altro rende molto più importante il decidere quando utilizzarli. In questo modo la bravura di un giocatore sarà determinata più dei suoi riflessi che dalla pressione di sequenze di tasti predefinite. Molto macchinoso ancora il sistema delle prese, che spesso si va a schiantare con una gestione della mira e delle collisioni non ottima.

Ecco ALPAGATTO, il più temuto di tutti i wrestler!

Il sistema delle sottomissioni e degli schienamenti è buono a livello concettuale, ma è uno degli aspetti del gioco che crea molto attrito con problematiche non preventivate. L'IA è parecchio ballerina, passa dal non avere idea di cosa stia facendo al trasformarsi nel Wrestling-tron 9000 ed essere impossibile da sconfiggere... il tutto all'interno dello stesso match. Di conseguenza cercare di giocare contro avversari non umani (cosa che accade spesso nelle varie modalità di gioco) rischia di diventare una lotteria basata sul cercare il momento giusto più che sull'effettiva abilità.

I contenuti extra sono già approdati, tramite il DLC di Halloween, che aggiunge contenuti spaventosi e un nuovo percorso che ci permetterà di affrontare gli alter ego demoniaci di molti lottatori. La narrativa è inoltre arricchita da divertenti spezzoni cinematografici.

Lascia però molto perplesso la decisione di pubblicare DLC a pagamento prima ancora che il gioco venga sistemato del tutto. I bug, infatti, ancora persistono, per quanto meno marcati. Le corde del ring, per esempio, hanno vita propria e spesso si legano in modo indissolubile.

Il gioco, a conti fatti, cerca di fare presa sul pubblico più per il senso nostalgico di avere un "WWE Simulator", dover poter inscenare i match dei nostri sogni, che per l'essere effettivamente un buon gioco. Risulta palese la fretta nel pubblicare un titolo tutt'altro che completo e rifinito. Non ci resta che sperare che aggiornamenti futuri rendano effettivamente godibile il potenziale inespresso di WWE 2K20.

5 / 10