Skip to main content

Xbox Series X - recensione

Microsoft aggredisce la next-gen con la sua miglior console di sempre.

Devo ammetterlo, nell'iniziare a scrivere queste righe provo un po' d'imbarazzo. Mai come in questa generazione di console, infatti, mi appresto a recensire una console della quale ormai si sa già tutto. Il tempo passa, i flussi comunicativi cambiano e ci sarebbe molto di che discutere circa la centralità della stampa. Ma farlo significherebbe andare fuori tema e non è questa né la sede, né il momento.

Piuttosto, è tempo di decidere quale taglio dare all'articolo e, a questo punto, meglio essere chiari: se volete un approccio tecnico, non posso che rimandarvi ai tanti Digital Foundry pubblicati in queste settimane. Qui di seguito troverete invece le informazioni più importanti, ovviamente, ma il taglio sarà più esperienziale.

Ci stiamo dunque apprestando a entrare in una nuova generazione. Di console, visto che i titoli che giocheremo nei prossimi anni paiono fin troppo simili a quelli con cui ci siamo divertiti finora. Ma saranno più belli, forse più definiti (ammesso di voler credere agli 8K), senz'altro più veloci. Ed è questo il minimo comune denominatore della nuova ondata in arrivo: la velocità.

PlayStation 5 e Xbox Series X promettono sostanzialmente di fare le stesse cose viste finora, ma in un batter d'occhio. E in attesa di leggere cosa scriverà Lorenzo della PS5, dopo aver passato più di una settimana sulla XSX posso dirvi che le promesse sono state mantenute. Anzi, sarò sincero: non fosse per i miei amati Hearthstone e Legends of Runeterra, da quando ho per le mani la nuova console di Microsoft non ho più sentito il bisogno di usare il PC per giocare. E per uno che è nato PCista, si tratta di un qualcosa a metà tra l'epifania e la blasfemia.

"Series X è l'Xbox più veloce e potente di sempre. Col gaming in 4K e i 120 frame al secondo, il ray tracing, caricamenti più veloci e l'audio spaziale, i giochi saranno ancora più realistici e immersivi". Così esordisce Microsoft nel presentare la sua nuova creatura alla stampa, e su alcuni punti si potrebbe discutere a lungo. Ma su uno c'è ben poco da dire: l'Xbox Series X è oggettivamente un fulmine.

La nostra videorecensione della Xbox Series X.Guarda su YouTube

Il mio personalissimo test è stato installare Destiny 2, peraltro non ancora ottimizzato per la next-gen, e vedere che accadeva. Il risultato sono stati tempi di caricamento ridotti, nessuna interruzione occasionale per il caricamento della mappa e, soprattutto i menu che ora appaiono istantaneamente a schermo. Con una velocità pari a quella del mio PC ninja.

La stessa cosa la possiamo dire di tutti gli altri giochi provati. Watch Dogs: Legion, la cui patch next-gen dovrebbe uscire il 10 novembre, è già un altro gioco. La grafica è visibilmente migliore, anche in questo caso a livello PC; i caricamenti della mappa crollano a una manciata di secondi e persino la fisica dei veicoli pare migliorata. Il gioco resta quello che è ma sorge il dubbio che se Ubisoft l'avesse fatto provare alla stampa su console next-gen, forse all'8 ci sarebbe arrivato.

Merito del processore? Merito dell'hard disk? Della RAM? Lascio volentieri la parola a Richard Leadbetter & Co., ma è chiaro che il processore custom di AMD con architettura Zen 2 e RDNA 2 è tutta un'altra cosa rispetto alle CPU mobile con le quali ci siamo dilettati in questi ultimi anni.

Difficile dire quanto dei promessi 12 teraflop di calcolo siano stati usati nel corso delle nostre prove, ma la sensazione è che la console abbia lavorato in surplace. E per un semplice motivo: non è mai partita la ventola, anche dopo sessioni molto lunghe su giochi impegnativi come Forza Horizon 4, Gears 5 e il succitato Legion. Senz'altro in futuro arriveranno titoli capaci di spremere l'hardware next-gen, e allora probabilmente le nostre console inizieranno a cantare; ma se dovessimo scommetterci, diremmo che l'ultima a farlo sarà la Series X. Questo perché il suo design pare essere improntato alla massima efficienza e funzionalità.

L'ammiraglia di Microsoft infatti sarà poco appariscente, sarà priva di carattere, sarà improntata all'understatement, resta il fatto che dà la sensazione di non lasciare un singolo centimetro cubo inutilizzato. Di fatto è minitower nero ed è ciò che dovrebbe essere qualsiasi hardware pensato per la sostanza, più che per l'estetica. I PC non li fanno a forma di parallelepipedo per l'immagine: li fanno così perché è lo spazio più efficiente entro cui allocare la componentistica.

Il design della Series X è fatto apposta per convogliare l'aria dal basso all'alto, raffreddando così l'hardware in modo ottimale. Il risultato è una console così silenziosa da sembrare spenta.

La Series X, sotto questo punto di vista, è un inno alla funzionalità. Soprattutto se tenuta in verticale, è una sorta di camino che succhia aria fresca dal basso, la spinge verso l'alto per raffreddare l'hardware e quindi la fa sfiatare dalla griglia posta in alto. Così chiaro e semplice, che viene da domandarsi come mai siamo dovuti arrivare al 2020 per avere un design simile. La motherboard poi è divisa in due, e Microsoft assicura che anche questo contribuisce ad abbattere le temperature, probabilmente per una questione di trasmissione del calore.

Poi si può scherzare quanto si vuole sulla forma da frigorifero della macchina, sulla griglia superiore che sembra un posacenere e su tutto quello che si vuole (non che manchino i meme sulla PS5, peraltro): resta il fatto che Microsoft ha sfornato un concentrato di funzionalità ed essenzialità che ribalta i paradigmi che vogliono i giapponesi bravi a miniaturizzare ed efficientare, e gli americani bravi solo a fare cose grandi e grosse. La Series X, se messa a fianco alla PS5, sembra essere lei la console dagli occhi a mandorla.

Tant'è che il ragionier Santangelo (Manuel, all'anagrafe) s'è messo a calcolare i centimetri cubici delle due console: 6.863 centimetri cubici per la XSX e 8.070 per la PS5. Calcolando che la potenza dell'hardware è sostanzialmente identica, si capisce come stavolta agli ingegneri di Redmond sia riuscito un piccolo miracolo. Reso ancora più tale dal fatto che nonostante le dimensioni notevolmente inferiori, anche dopo ore di test non abbiamo mai sentito partire la ventola della Series X. Che, non fosse per il classico logo Xbox acceso, si potrebbe credere spenta.

Il che ci porta a parlare di una delle tante sigle ideate dal marketing di Microsoft, la Xbox Velocity Architecture. Grazie all'integrazione tra l'SSD da 1TB, la CPU e il software, ci vengono promessi tempi di caricamento ridotti all'osso e la possibilità di riprendere qualsiasi gioco là dove lo si era interrotto, grazie al Quick Resume.

Un'immagine 'esplosa' della Xbox Series X. Sembra incredibile che tutta questa componentistica stia dentro una console alta come due gamepad.

Riguardo a questa feature, possiamo dire che quando funziona è davvero interessante: una cosa che qualsiasi gamer vuole fare, soprattutto se munito di una vasta collezione di titoli, è infatti il binge-gaming. Ossia farsi mezz'oretta su un gioco, poi passare a un altro, e quindi a un altro ancora. Soprattutto, e sarà accaduto anche a voi, se si è in quei periodi di transizione tra un amore (videoludico) e l'altro, in cui si gioca un po' tutto senza particolare soddisfazione e con un pizzico di noia.

Ebbene, questa feature funziona: non è istantanea come viene dipinta ma bisogna pazientare giusto qualche secondo. Il che è sempre meno, infinitamente meno, dei tempi di caricamento cui siamo abituati quando chiudiamo un software e ne lanciamo un altro. Il problema però è che, almeno al momento, questa feature non funziona ancora con tutti i titoli.

Attenzione, nella fase embrionale in cui stiamo scrivendo può anche essere che quegli stessi giochi che oggi non supportano il Quick Resume un domani lo facciano, perché molti videogame avranno una "patch next-gen" il 10 novembre. Ma Destiny 2, ad esempio, ci butta fuori dal server nello stesso istante in cui passiamo a un altro titolo, senza aspettare che la nostra sessione vada in time out. Gears 5, invece, riparte subito.

Il problema, a voler trovare un comune denominatore, paiono essere tutti i giochi che richiedono una connessione permanente a dei server, e siccome non sono pochi (anzi, saranno sempre più in futuro) sarà interessante vedere come Microsoft uscirà da questa apparente impasse. Ma sia ben chiaro che questa feature, quando funziona è una di quelle cose capaci di mandare in visibilio gli hardcore gamer, e che migliora non poco la cosiddetta quality of life.

Il poderoso hardware della XSX offre poi sulla carta altri vantaggi. Il primo è il ray tracing hardware, il secondo il supporto ai 120 fotogrammi al secondo, il terzo la possibilità di arrivare agli 8K, il quarto una tecnica di ricostruzione dell'HDR che migliora i giochi già esistenti, senza richiedere lavoro aggiuntivo da parte degli sviluppatori e senza impatto, dicono, su CPU e GPU.

Ecco un grafico che mostra le differenze tra le varie risoluzioni. La Series S si ferma ai 1440p (chiamati anche Quad HD), a metà strada tra la Full HD e il 4k.

Di realmente interessante troviamo solo quest'ultima feature, della quale immaginiamo beneficeranno non tanto i titoli di prossima uscita quanto quelli vecchi, giocabili grazie alla retrocompatibilità. Una caratteristica, questa, sulla quale Microsoft ha investito in tempi non sospetti e che ora sta pagando i dividendi (non tanto in termini di fatturato, quanto d'immagine), con una Sony che ancora arranca sotto questo aspetto.

Il ray tracing, invece, allo stato attuale dà la sensazione di essere uno specchietto per le allodole: bello è bello ma non è un game changer e sono numerosi gli sviluppatori che, nonostante il supporto hardware, hanno detto che preferiranno dedicare le risorse di sistema ad altro. L'8K pare una contraddizione, con Microsoft che lancia una Series S capace di arrivare ai 1440p e rivolta a coloro che non hanno un 4K a casa, e che poi ci parla di una tecnologia ancora costosissima e che non ha nessuno. Ne riparleremo, eventualmente, quando ci troveremo di fronte a una nuova mid-gen.

Strettamente correlato a questo punto ci sono i 120 fotogrammi al secondo: alzi la mano chi collegherà la console a un pannello capace di reggere questo frame rate. Io lo sto facendo (usando un G-SYNC HDR di Nvidia da 32"), ma presto attaccherò la console al televisore. E, non me ne vogliano gli amici del Digital Foundry, devo confessare di non saper distinguere a occhio nudo se un gioco giri a 60 o a 120 fps. Peraltro, credo di essere in buona compagnia.

C'è poi da fare un discorso relativo alle periferiche esterne. Il pad a prima vista sembra quello solito di Xbox, e lo è (nel bene e nel male) con l'eccezione del nuovo tasto Share, che però pare indietro rispetto all'equivalente PlayStation. Quando lo si preme, infatti, in automatico prende uno screenshot, mentre se la pressione è prolungata viene catturata una clip. E per prendere un video? Il sistema pare essere quello solito (si preme il tasto dell'Xbox e si naviga fino al relativo menu), il che resta scomodo. La condivisione sui social richiede un passaggio di troppo e, nel complesso, pare inspiegabile come Microsoft non sia riuscita a eguagliare la semplicità della concorrenza.

Le nuove Xbox dialogano col controller molto più spesso che in passato, riducendo così la latenza.

Ma il gamepad dell'Xbox ha anche dei chiari e incontrovertibili meriti: con la Bluetooth Low Energy (BTLE) si migliora il pairing del dispositivo (e vabbè: fatto una volta, fatte tutte) mentre il Dynamic Latency Input (DLI) consente dei comandi più responsivi. La console e il controller dialogano infatti molto più spesso che in passato, riducendo così la latenza. È qualcosa cui ci si abitua subito, ma la prima volta che proverete un FPS o un gioco di guida vi sembrerà di essere più bravi e più veloci.

Il pad continua ad essere alimentato dalle classiche batterie stilo o dal battery pack: come in passato, anche oggi ci saranno sostenitori e detrattori di questa filosofia, che ha oggettivamente pro e contro. Così come ce l'hanno le schede esterne della Segate da 1TB per raddoppiare di fatto la memoria di sistema: costano come il fuoco ma s'installano nel retro della console come fossero una chiavetta USB. E se si vuole andare a giocare a casa di un amico, ci si può portare dietro la propria libreria. Diciamo che quando scenderanno di prezzo, risulteranno una soluzione molto più praticabile.

E poi, ma non l'abbiamo provata con le nostre mani, a completare l'offerta di Microsoft c'è l'Xbox Series S che sulla carta, nonostante una potenza di soli 4 Teraflop (la One X ne ha 6), promette prestazioni uguali alla Series X, solamente a 1440p. L'ideale per chi non abbia a casa un 4K, scrivevamo, sebbene un upgrade della propria TV (e ormai si trovano soluzioni davvero economiche) la renderebbe immediatamente obsoleta.

Ma il prezzo è di soli €299, cioè 200 in meno rispetto all'ammiraglia, che ne costa €499, il che permette a Microsoft di avere un'offerta più modulare della PlayStation 5, che varia di soli €100 a seconda che abbia o meno il lettore Blue-ray (€399 e €499). Da notare che l'hard disk della Series S è di 512 GB, la metà della sorella maggiore, ma è pur sempre un SSD. E, insieme alla Velocity Architecture, il risultato finale è dichiarato avere 40 volte la banda dati di una Xbox One.

Urge però una precisazione: i sistemi operativi occupano un bel po' di spazio dell'hard disk, quindi gli utenti Series S, stando alle indiscrezioni, avranno a disposizione all'atto pratico 364GB per l'installazione dei giochi. A titolo di esempio, gli utenti Series X e PlayStation 5 avranno sì degli SSD da 1TB, ma lo spazio rimanente al netto del sistema operativo sarà rispettivamente di 802GB e 667GB. Poiché l'installazione di alcuni giochi supererà i 100GB, fate con attenzione i vostri calcoli.

Series X e Series S, una a fianco all'altra. Le due offerte coprono un range di 200 euro, sufficiente ad accontentare un po' tutte le tasche.

I titoli che mostreranno il bollino "Ottimizzato per Xbox  Series  X | S" sono quelli che sfrutteranno appieno le potenzialità delle nuove architetture hardware, e Microsoft raccomanda di giocare Gears 5 e Ori and the Will of the Wisps per sperimentare l'ebbrezza dei 120fps. La lista dei software ottimizzati è in realtà molto più lunga e a questo link potete leggerla nella sua interezza (scrollate verso il basso per vederla).

Se quanto scritto vi ha fatto venire l'acquolina in bocca, mettetevi la bavaglia perché non abbiamo ancora finito. Grazie allo Smart Delivery i giochi andranno acquistati una volta sola, dopodiché li scaricherete per la versione relativa alla vostra console. Insomma, sentitevi liberi di continuare a fare acquisti su Xbox in questi giorni, se lo vorrete, perché non dovrete ricomprarli qualora passaste alla next-gen di Microsoft. Ma attenzione: la Smart Delivery è una tecnologia esclusiva di tutti i giochi degli Xbox Game Studios, è verrà resa disponibile anche a tutti gli altri sviluppatori. Il che lascia un dubbio: sarà adottabile a discrezione delle terze parti od obbligatoria? Staremo a vedere...

La retrocompatibilità, dicevamo, è sempre stata una delle leve di marketing di Microsoft e anche stavolta si sono fatte le cose per bene, dato che il catalogo dei giochi passati che girerà su Series X ed S è di ormai migliaia di titoli, e si spinge a ritroso attraverso 4 generazioni di console. E un'altra leva, fortissima, è quella del Game Pass, che grazie al nuovo round di acquisizioni di sviluppatori first party, si prospetta più allettante che mai. Metteteci sopra gli sconti fino al 20% su alcuni giochi e fino al 10% sugli add-on, e avrete un'offerta ancora più succosa.

Offerta che diventa succosissima qualora si aderisca all'Xbox Game Pass Ultimate, grazie al quale si sblocca anche l'abbonamento a EA Play, col relativo catalogo che include, tra gli altri, titoli come FIFA 20, Star Wars Battlefront II, Titanfall 2 e Need for Speed Heat, oltre a serie come Battlefield, Mass Effect e i Sims. Aggiungiamoci che un centinaio di titoli è giocabile in streaming su dispositivi mobile (purtroppo solo Android - grazie Apple) col cloud gaming, e il quadro è quello di una piattaforma, l'Xbox, capace di un'offerta semplicemente impareggiabile.

Gears 5 gira a 120fps su Series X. È gratuito col Game Pass e supporta anche il Quick Resume: serve dire altro?

Difficile prevedere chi vincerà questa volta la battaglia della next-gen: Sony parte qualche metro avanti rispetto alla linea di partenza, forte di un dominio incontrastato della PlayStation 4. Ma la storia c'insegna che finora c'è stata un'alternanza di vincitori: la sesta generazione di console è stata appannaggio di Sony, la settima di Microsoft, e l'ottava ha visto primeggiare ancora Sony (escludiamo volutamente Nintendo, che corre in un campionato tutto suo). Che anche stavolta si assista a un controsorpasso?

Impossibile dirlo ora ma le premesse ci sono tutte. Dal lancio della One di Don Mattrick a oggi, il mondo Xbox è cambiato radicalmente. Sony promette le esclusive migliori, ma quante ce ne sono oggettivamente in un anno? Microsoft dall'altra offre un ecosistema avviato, rodato e conveniente, e si candida come il luogo ideale per giocare tutto il resto.

Una è una console grossa e vistosa, l'altra piccola e sobria, ed è incredibile quanto possano essere diversi, filosoficamente, due hardware fondamentalmente simili. La gara è quindi aperta a ogni risultato.

A fare la differenza, probabilmente, sarà anche la propria lista amici, perché il gaming è sempre più social ed è difficile trasferirsi quando i compagni di mille battaglie restano lì dove li abbiamo conosciuti.

Ma comunque vada, Microsoft pare aver fatto tutto il possibile, e forse anche l'impossibile, per affrontare la battaglia nel migliore dei modi. Se oggi, a differenza del 2013, l'esito dello scontro pare tutt'altro che scontato, il merito è solo di Phil Spencer. E come a tutti coloro che rendono una partita avvincente, non si può che tributare uno sportivo applauso, che si tifi per una squadra piuttosto che per l'altra.