Xbox sulla “nuvola”, il grande obiettivo di Microsoft (che non vedremo presto) - editoriale
“Vogliamo raggiungere due miliardi di utenti”.
Un mondo fatto di nuvole, dove le informazioni viaggiano rapide e fluide. Non è una fantasia zen né un quadro astratto di qualche artista ungherese: è la direzione che sta perseguendo Microsoft per plasmare il futuro di Xbox e, forse, anche quello dell'industria tutta. Si parla ovviamente di cloud gaming, ma valutare il percorso strategico dell'azienda di Redmond soltanto dalla prospettiva di un possibile servizio in streaming sulla falsa riga di PlayStation Now sarebbe miope.
Innanzitutto analizziamo i fatti, che sono essenzialmente due. Primo: Phil Spencer, il volto pubblico di Xbox, dallo scorso settembre è uno dei componenti del Senior Leadership Team nonché vicepresidente esecutivo della divisione Gaming, e riporta direttamente all'amministratore delegato della società, Satya Nadella. Non c'è nessun altro, quindi, fra le decisioni di Spencer, che rappresenta il giro d'affari videoludico di Microsoft, e il suo capo, colui che dal 2014 ha formato l'identità dell'azienda succedendo a Steve Ballmer e puntando tantissimo sul cloud (non manca mai di ricordare che "mobile first, cloud first" è il mantra della sua Microsoft).
Il motivo di questa promozione è presto detto: Microsoft è tutt'altro che intenzionata a lasciare indietro i videogiochi; questi, però, devono essere più coerenti nella strategia a tutto tondo della società, fortemente focalizzata sul cloud.
Secondo fatto: è di pochi giorni fa la notizia che l'azienda californiana ha creato un gruppo, che sarà guidato da Kareem Choudhry, che si occuperà esclusivamente del cloud gaming. Sotto vari aspetti: per esempio, offrirà consulenza e supporto alle aziende che adotteranno la sua piattaforma Azure (uno dei fiori all'occhiello delle sue trimestrali) alle case di sviluppo. La stessa che usa Ubisoft per Rainbow Six: Siege o Pearl Abyss per Black Desert.
Specialmente la promozione di Azure nei partner - e da qui la volontà di istituire una squadra che si occupi soltanto di questo - è un aspetto sottovalutato quando si parla di cloud gaming.
Le dichiarazioni di Choudhry rispetto a quanto Xbox Game Pass (che per ora è incentrato sul convenzionale download) stia facendo bene, poi, lasciano intendere che la squadra da lei guidata possa analizzare come spostare il servizio su cloud, ovviamente a tempo debito. Gli esperimenti di OnLive, ma anche di PlayStation Now stesso, sono lì a dimostrare che è ancora presto per buttarsi a capofitto in un segmento del genere. Che prima o poi, però, arriverà e se ci sarà un'azienda che, per modus operandi e per competenze, potrà realizzare davvero qualcosa di interessante, questa sarà senz'altro Microsoft.
Un futuro dove le console saranno meno dominanti rispetto ad adesso per le produzioni che contano (ossia quando non saranno più al 100% la piattaforma di riferimento per i professionisti del settore e per i giocatori appassionati) è questione di tempo. Potrebbe non essere la prossima generazione e magari nemmeno quella successiva, ma è successo per la musica, per i film e le serie TV e per foto e video da archiviare e altrettanto accadrà, una volta che l'infrastruttura sarà adeguata, per i videogiochi.
Choudhry, in questo senso, ha fornito un importante indizio rispetto a cosa intende fare Microsoft: "Crediamo che ci saranno due miliardi di giocatori nel mondo e il nostro obiettivo è raggiungere ognuno di loro" ha commentato. "Siamo davvero contenti del successo ottenuto con Game Pass. Continuiamo a credere nel dare agli utenti la possibilità di scelta e crediamo anche che ci sia spazio nell'industria per un servizio videoludico su abbonamento ed è ciò che stiamo realizzando".
Facciamo due più due: Game Pass sta andando bene e Microsoft vuole raggiungere due miliardi di utenti. Estremamente difficile vendere un tale quantitativo di console; più probabile, quindi, che l'azienza intenda proporre il marchio Xbox in un modo che contempli non soltanto l'hardware, bensì servizi che, nel prossimo futuro (un periodo che dev'essere inteso come minimo tra 5 anni almeno), possano essere presenti anche su smartphone, tablet e smart TV. Non semplici applicazioni dove disegnare l'avatar o iniziare ad acquistare i giochi in digitale sul Game Store: la possibilità di giocare e riprendere l'esperienza da un altro dispositivo.
Qualcosa che, sebbene al di fuori del campo videoludico, Microsoft sta già programmando per Windows 10. La funzionalità si chiamerà Timeline e sarà parte del prossimo maxi aggiornamento del sistema operativo, unendo l'esperienza desktop con quella mobile, che avvenga sui (rari) smartphone Windows oppure su iPhone e Android: per esempio, modifichi un video sullo smartphone e poi riprendi dall'esatto punto dal PC una volta tornato a casa.
Lo stesso concetto la società guidata da Satya Nadella intende applicarlo anche ai videogiochi. Giocare d'anticipo rispetto ai concorrenti è una strategia che l'azienda ha già applicato - anche se non sempre con risultati positivi - ad altri campi, dapprima prendendosi critiche e incertezze e poi l'applauso per essere riuscita a trovare il bilanciamento perfetto: pensiamo ai tablet 2 in 1 Windows (spinti da Surface Pro), inizialmente soltanto una bozza e poi, di generazione in generazione, capisaldi della categoria, imitati anche da Apple con iPad Pro.
Ecco il punto. Interpretare le decisioni di Phil Spencer per Xbox al di fuori di Microsoft (intesa come società nel suo complesso) sarebbe, come detto all'inizio, miope. La nuova struttura organizzativa dell'azienda, con Spencer subito sotto a Nadella, prevede che, innanzitutto, i videogiochi e le console progettate da Microsoft continueranno a esistere e saranno, allo stesso tempo, più coerenti con i settori (dall'intelligenza artificiale al cloud) dove la compagnia eccelle. Così che Microsoft potrà essere pronta per essere il pioniere dell'era - quella vera - del cloud gaming dopo che avrà sparso le briciole negli anni in cui Sony e Nintendo saranno state troppo indaffarate a godersi i (meritatissimi) successi del loro hardware tradizionale.