Yaga - recensione
Un esordio convincente per Breadcrumb.
Breadcrumbs Interactive. Segnatevi questo nome perché se l'esordio di questa giovane software house con il qui presente Yaga è indicativo del loro talento, in futuro ne vedremo davvero delle belle.
Non è raro che uno sviluppatore per il suo primo titolo scelga un action-GDR: è un genere estremamente versatile che lascia ampio spazio di manovra in ogni ambito artistico e ludico. I ragazzi romeni hanno iniziato con un setting abbastanza originale, quello ispirato al folclore slavo. Hanno poi scelto un protagonista un po' inconsueto, un fabbro dalle fattezze vichinghe ma dal cuore d'oro.
Si chiama Ivan, vive in un piccolo villaggio e tutti lo amano, anche e soprattutto per la sfortuna che lo accompagna in ogni cosa che fa. Una serie di eventi a dir poco strani lo porta a perdere un braccio, a finire nelle mire di una strana strega e a dover obbedire alle folli richieste del suo sovrano. Tutto ciò lo costringerà ad imbarcarsi in un'avventura dal triplice obiettivo: cercare una cura al suo "problema", accontentare quel pazzoide del Re e nel frattempo... trovare moglie.
Se le premesse narrative di Yaga sono decisamente poco convenzionali, il suo gameplay poggia invece su stilemi consolidati, riservando però qualche piccola ma piacevole sorpresa. I molteplici combattimenti che Ivan dovrà affrontare per raggiungere l'obiettivo di ogni missione avvengono in tempo reale con un discreto dinamismo nel quale però entrano in gioco alcuni fattori da non sottovalutare.
Ogni schermata ha una morfologia leggermente diversa, che include ostacoli naturali di vario genere. Tali ostacoli possono rappresentare sia un problema che un opportunità per dare agli scontri un leggero accento tattico. Potrete sfruttarli per diminuire lo svantaggio numerico di cui quasi sempre sarete vittime, ma al tempo stesso dovrete fare attenzione a non farli diventare un impedimento ai movimenti del protagonista. Non siamo di fronte ad un gioco difficile ma sottovalutare i nemici non è mai una buona idea.
In gioco entrano presto anche un sistema di crafting piuttosto semplice e ben integrato. Essendo Ivan un fabbro non avrà bisogno di acquistare le armi da qualcun altro: potrà forgiarsele da solo, a patto di avere a disposizione un sufficiente numero di materiali. Ne troverete in abbondanza in giro o come drop dei nemici, ma ovviamente per recuperare i più rari dovrete faticare un bel po'.
Altrettanto ovviamente forgiare le armi e gli accessori più rari ed efficaci non sarà cosa semplice ma ne varrà la pena. Gli sviluppatori non hanno inserito migliaia di oggetti nel gioco, questo non è Borderlands o Diablo, ma quelli che troverete o potrete creare non sono mai ridondanti e nel corso dell'avventura è percepibile un reale e sensibile senso di progresso in termini di equipaggiamento.
A corredo della missione principale troviamo il solito corollario di missioni secondarie, che avranno un peso più o meno importante nello svolgimento della trama. Volendo potrete anche ignorarle tutte ma sappiate che facendolo non solo vi lascerete dietro alcuni "pezzi" di gioco piuttosto divertenti, rischierete anche di arrivare ad un combattimento importante non sufficientemente attrezzati e di imbattervi quindi in un muro a volte fin troppo duro da superare.
L'intero gioco è pervaso da un piacevole humour, che a volte tocca tinte piuttosto nere ma sempre e comunque divertenti. Un esempio: la morte. Ogni volta che il vostro personaggio passerà a miglior vita si troverà di fronte ad un concilio di streghe che a volte lo apostroferanno in modo non proprio gentile. Gli daranno però la possibilità di tornare in vita con in dono un'abilità che gli renderà il seguito della sua avventura un po' più agevole. Questo è uno dei pochi elementi roguelite di Yaga, ma rappresenta uno dei suoi plus, insieme alla presenza di ben sei finali differenti che ne incentivano la rigiocabiltà.
L'epilogo a cui arriverete e la quantità di segreti che si sveleranno a voi dipenderanno anche dal modo in cui deciderete di risolvere alcune missioni. Accontentare un personaggio secondario nelle sue richieste potrebbe convincerlo a darvi una mano o a rivelarvi la posizione di un oggetto nascosto e via dicendo.
I dialoghi tra il protagonista e i numerosi NPC che incontrerete saranno tutti in rima... e in Inglese. Questo potrebbe come sempre rappresentare un ostacolo per chi non mastichi questo idioma, ma ancora una volta vi esortiamo a provarci: verrete ricompensati da un gioco che su Switch trova la sua collocazione perfetta. La console ibrida Nintendo fa infatti girare Yaga alla sua massima risoluzione, sia in modalità portatile (720p) che docked (1080p), senza alcun tentennamento.
Poterci giocare in portabilità è la ciliegina sulla torta di una produzione estremamente accurata sotto il profilo artistico e giusto un pizzico "ingenua" in termini di gameplay. Comunque consigliata.