Yakuza 4
Kazuma Kiryu è tornato, ma non da solo...
Eccoci qui, con la nostra copia import di Yakuza 4, anche se a dire il vero si tratta più di quattro Yakuza in uno. Ebbene sì, Kazuma “ti-spacco-la-faccia” Kiryu torna su PS3 ma stavolta sarà in compagnia di altre tre degni compari, le cui storie andranno a comporre un nuovo maestoso mosaico nell’insanguinato universo targato SEGA.
Sviluppato in appena un anno dall’uscita del precedente capitolo, questa nuova iterazione della serie presenta un set di trame personali decisamente eterogeneo ma altrettanto cinematografico, violento e gustosamente nipponico cui ormai la serie ci ha abituati. L’entrata in scena dei tre inediti protagonisti non solo non toglie nulla al carisma del nostro Kazuma, ma conferma pienamente l’intento degli sceneggiatori (sempre più ispirati) di ampliare il più possibile quel pulsante mondo di gioco che fa da sfondo alle vicende.
Shun Akiyama è un usuraio dalla lingua tagliente e dall’umorismo facile, ma spietato come pochi. Il modo in cui ha fatto fortuna è a dir poco grottesco: i soldi gli sono letteralmente piovuti dal cielo. Ai tempi in cui era ancora un povero senzatetto, si trovò al posto giusto nel momento giusto, ovvero sotto l’esplosione di un grattacielo che riversò nelle immediate vicinanze nuvole di banconote per un valore di svariati milioni di yen.
Ad Akiyama si affiancherà poi Masayoshi Tanimura, giovane poliziotto a metà tra l’idealista e il classico agente fuori dagli schemi, pronto a menare cazzotti e slogare mascelle pur di ottenere ciò che gli serve. Conclude il trio Taiga Saejima, vera e propria incarnazione del malavitoso giapponese (nonché il nostro preferito tra le new entry), capace di far fuori una ventina di uomini da solo contando unicamente sulla forza bruta e sulle sue fedeli pistole, una delle quali tenuta ben salda in bocca. Armato fino ai denti. Letteralmente.
La storia si snoda perciò attraverso le vicissitudini personali dei protagonisti, offrendo un affresco di quel mondo tenebroso e affascinante, fatto di regolamenti di conti, onore e scazzottate coreografiche in pieno stile orientale. Encomiabile la scelta di aver suddiviso il plot in capitoli specifici per ciascun personaggio, con tanto di flashback e sottotrame, così da poterne comprendere appieno le motivazioni e la psicologia.
Chiaramente, l’impalcatura narrativa messa in atto dagli sceneggiatori porterà man mano a far convergere le storie di tutti i protagonisti, portandoli in modo stupefacente verso il capitolo conclusivo che li vedrà agire più o meno uniti nella lotta alle potenti organizzazioni criminali della città. Nonostante l’approccio free-roaming, il ritmo delle vicende viene ad essere molto più serrato, proprio grazie all’intersezione di trame differenti ma complementari.