Yakuza: Like a Dragon - recensione
Chi nasce carpa, può diventare drago.
Non tutti gli eroi indossano un mantello, o una tutina attillata che lascia poco spazio all'immaginazione. Ichiban Kasuga non è mai stato un cittadino modello ma piuttosto una testa calda poco istruita, abbandonato dalla madre in un centro massaggi subito dopo il parto e allevato da prostitute, cresciuto per strada ed entrato a far parte del giro malavitoso della yakuza fin da giovanissimo.
Eppure, per qualche motivo Ichiban non ha mai perso la propria purezza, un'energia e un entusiasmo fanciulleschi, una visione del mondo in cui l'onore e la volontà possono davvero far la differenza, anche in situazioni apparentemente disperate.
Ed è proprio quel senso dell'onore ad averlo spinto a difendere il proprio clan, scontando per quasi vent'anni una condanna per la quale non aveva colpe; è quella ingenua bontà a non fargli odiare il proprio patriarca, dopo che questo lo ha tradito e tentato di uccidere a sangue freddo; saranno il suo coraggio e la suaintraprendenza a fargli conoscere i suoi compagni d'avventura e a spingerlo a risalire dal fondo della società, affrontare i misteri del passato, scoprire gli inganni del presente e prepararsi per le sfide future.
Oltre che aspirante capo yakuza, Ichiban coltiva un altro sogno, più infantile ma non per questo meno potente: appassionato di Dragon Quest fin da bambino, ha sempre desiderato essere un eroe. Da questo input apparentemente banale e pensato solo per far sorridere i giocatori con qualche citazione e trivia, si sviluppa una metafora sociale ed esistenziale ben più profonda.
Non è così sciocco il paragone tra il farming di un JRPG e quello di un disoccupato in cerca di un impiego, tra le classiche missioni secondarie di un videogioco e il bisogno di aiuto e protezione di cui la parte più debole e povera della società ha costantemente bisogno. Anche la subquest legata ai Sujimon, parodia "yakuziana" dei celebri Pokèmon, ma in cui il giocatore dovrà incrociare e mettere k.o. tutti i "tipi" di malintenzionati del gioco, lascia riflettere e non poco su quanti diversi tipi di degenerati possa portare alla luce una società sofferente... Per non parlare delle innumerevoli e verbose conversazioni con i personaggi più disparati, che pongono sotto gli occhi di tutti una versione senza dubbio drammatizzata, ma non per questo meno concreta della società nipponica/orientale, con le sue luci e le sue ombre.
Il nuovo protagonista della serie mostra un carattere decisamente più estroverso e impulsivo rispetto allo storico Kazuma Kiriu, ma non bisogna lasciarsi ingannare dalla sua avventatezza e giudicarlo in maniera superficiale: tanto Ichiban, quanto i suoi compagni d'avventura, avranno tempo e modo di dimostrare una tridimensionalità e un percorso di crescita non da poco e non è da escludere che, una volta giunta la fine dell'avventura, il giocatore possa ripensare a tutti gli ostacoli affrontati da quei personaggi e lasciare che qualche virile lacrima si faccia strada lungo il suo viso temprato da centinaia di sessioni di karaoke.
Concludere la storia Yakuza: Like a Dragon richiede circa 35-40 ore, ma solo a patto d'ignorare l'incredibile quantità di attività opzionali presenti, che non vanno assolutamente messe in secondo piano solo perché "non obbligatorie". Dal menu principale è possibile guardare nuovamente tutti i filmati di gioco ma, qualora questo non basti, è anche disponibile la Nuova Partita +, per rivivere l'esperienza senza ripartire da zero con i propri progressi.
Sempre dal menu principale è possibile accedere a due interessanti extra: sfidare un altro giocatore in una partita locale in Virtua Fighter 5, Virtua Fighter 2 o alla sua versione 2.1, che prevede alcuni ribilanciamenti; o semplicemente la possibilità di giocare con le slot machine presenti in-game, senza però andare a intaccare i gettoni accumulati nel corso della partita principale.
Come già detto, Yakuza: Like a Dragon offre decine e decine di ore puramente incentrate sulla narrazione della storia principale, bilanciata secondo l'antica ricetta segreta della saga per il perfetto equilibrio fra gli elementi drammatici (molti dei quali anche parecchio intensi) e quelli leggeri, scanzonati, sopra le righe.
Non dev'essere stata un'impresa facile e molti fan di vecchia data probabilmente non troveranno la missione principale allo stesso livello dei primissimi Yakuza... eppure, il risultato rimane indubbiamente eccellente, tanto negli eventi, quanto nella gestione dei personaggi, con tanto di colpi di scena genuinamente inaspettati, richiami ai precedenti titoli della saga e il ritorno di un paio di beniamini.
È impossibile analizzare un gioco di Yakuza senza dar spazio alle attività secondarie. Anche in questo caso, Yakuza: Like a Dragon si conferma un degno erede dei predecessori. Ricordiamo che, in Giappone, il gioco presenta il numero "7" nel titolo e non va quindi considerato come un mero spin-off, quanto come vero e proprio "nuovo inizio". Il che è un po' quanto accaduto con il God of War di Santa Monica del 2018, che offre un reboot radicale del sistema di combattimento e crescita del protagonista, ma s'inserisce nella timeline della serie come vero e proprio sequel canonico di God of War III.
Ambientato tra Isezaki Ijincho e Yokohama, Yakuza: Like a Dragon mostra un ambiente urbano moderno, vivo e credibile, almeno per quanto riguarda l'architettura e l'urbanistica. All'interno della mappa, Ichiban potrà andare a caccia di oggetti smarriti, insetti e missioni secondarie; frequentare i locali, ciascuno con il proprio menu e i propri passatempi, come le freccette e l'intramontabile karaoke; lottare contro il sonno in una piccola sala cinematografica specializzata in film camp d'epoca.
Potrà poi raccogliere le lattine sparse per le strade, affrontando i senzatetto in una sfida all'ultima linguetta d'alluminio; sfidare la sorte e spendere i propri sudati risparmi in gioco d'azzardo, slot machine e pachinko, o reinvestirlo saggiamente in medicinali, integratori ed equipaggiamenti; dedicarsi al giardinaggio per preparare ottimi bentō o bouquet di fiori da donare durante gli appuntamenti. O, semplicemente, rinunciare a ogni forma di vita sociale e abbandonarsi al minigioco gestionale, un vero e proprio "gioco nel gioco" che da solo potrebbe raddoppiare il monte ore della partita in corso.
Infine, non vanno dimenticati l'attività da Eroe Part-Time, classiche fetch quest riempitive, semplici da portare a termine e ottime per ottenere qualche ricompensa extra, e il Dragon Kart, un simpatico gioco di corse utile per spezzare la monotona - ma non troppo - vita dell'eroe di periferia. Inutile dire che quasi ogni attività non è fine a se stessa, ma consente l'ottenimento di ricompense rare o persino uniche. Insomma, con Yakuza: Like a Dragon il giocatore completista avrà pane per i suoi denti.
Per non fare una brutta fine a ogni angolo della strada, il nostro eroe dovrà spesso sporcarsi le mani dando una lezione a tutta una serie di figure ostili, che grazie alla sua fervida fantasia assumeranno sembianze sempre più sui generis, alcune delle quali semplicemente geniali e volte a parodizzare questa o quella tipologia di stereotipo della società orientale.
Gestione e progressione del party non mettono in campo meccaniche particolarmente originali, anzi: è forte richiamo ai classici titoli JRPG e in particolare, ovviamente, i Dragon Quest tanto amati dal protagonista. Ciò che però rende assolutamente unico Yakuza: Like a Dragon è la geniale commistione tra realtà e fantasia: gli iconici "job" dei giochi di ruolo, in questo caso, sono diventati veri e propri lavori della vita quotidiana, che si potranno scegliere e modificare per ciascun personaggio presentandosi all'agenzia di collocamento. E come non parlare dei Pestamici? Ichiban potrà infatti "evocare" le entità più disparate per venire in suo soccorso, eseguire una potente mossa speciale e poi sparire... a patto di conoscere il loro recapito telefonico ed avere denaro a sufficienza!
A differenza del classico sistema beat 'em up iconico della serie (pur se con le sue numerose varianti), Yakuza: Like a Dragon ha dato un colpo di spugna al passato, propendendo per un sistema a turni, pur se ibridato con il precedente. Sarà ancora possibile afferrare gli oggetti a portata di mano per colpire più duramente l'avversario, come anche attaccare rapidamente per infliggere un danno elevato a un nemico atterrato da un precedente attacco alleato.
I personaggi attivi durante la battaglia potranno essere fino a un massimo di quattro, Ichiban compreso: quelli "in panchina" riceveranno comunque esperienza, anche se in misura minore. A ogni membro del party è possibile assegnare un'arma, equipaggiamenti per testa, corpo e gambe e due accessori. Il livello del personaggio non va di pari passo con quello del suo lavoro: il primo si focalizzerà sull'incremento delle statistiche, il secondo permetterà anche l'apprendimento di nuove tecniche.
Come prevedibile, Ijincho e Yokohama non sono provviste di armerie o fucine, per cui l'eroe e la sua variopinta squadra dovranno accontentarsi di oggetti di uso comune, come taser, sfollagente, mazze da baseball, ma anche borsette, ombrelli, righelli e... vibratori giganti. Ciascun tipo di nemico possiede resistenze e debolezze e ogni lavoro ha mosse ed equipaggiamenti unici, ma il livello di difficoltà standard è abbastanza permissivo da consentire una scelta molto elastica riguardo i ruoli da ricoprire, a patto di non lesinare su cibo e armamentario.
Pur raggiungendo livelli qualitativi altissimi sotto praticamente ogni punto di vista, Yakuza: Like a Dragon non è esente da alcuni piccoli difetti. Per cominciare, i malefici Sujimon che sfideranno Ichiban e soci in combattimento tendono a somigliarsi un po' troppo fra loro, con anche uno smodato riciclo di animazioni di attacco e difesa; nulla che non si fosse già riscontrato nei precedenti Yakuza, o in un qualsivoglia JRPG, ma è una caratteristica che risulta comunque polverosa per un titolo di fine generazione e che nel corso di sessioni di gioco prolungate [esistono sessioni di Yakuza non prolungate? n.d.R.] potrebbe frastornare.
Un altro piccolo problema, sempre relativo ai combattimenti, è dovuto all'inizio della battaglia con i personaggi schierati nell'esatto punto in cui si trovavano fino a un istante prima: non avviene quindi un riposizionamento del party e, per questa ragione, a volte gli alleati si trovano incastrati dietro un angolo, cercando di raggiungere il proprio bersaglio con una traiettoria in linea d'aria, destinata a infrangersi tragicamente contro il freddo cemento armato. Namba, per nessuna apparente ragione in particolare, è stato l'alleato che molto più spesso degli altri si è trovato in questa situazione durante la nostra partita.
Per fortuna, dopo alcuni secondi di moonwalk contro le pareti, il gioco teletrasporta automaticamente il personaggio davanti all'obiettivo da attaccare... ma sarebbe bastato un piccolo spostamento automatico del party a fianco del leader all'inizio di ogni scontro per impedire diverse situazioni abbastanza umilianti per i poveri comprimari.
Infine, il sistema di controllo del leader del gruppo potrebbe creare qualche problema all'interno di spazi stretti, visto che non è possibile effettuare un dietro front senza muovere un passo verso la direzione scelta; anche a questo si può ovviare scegliendo la visuale in prima persona, ma un sistema di controllo più responsivo non avrebbe certamente fatto male a nessuno.
Yakuza: Like a Dragon presenta il doppio audio, giapponese e inglese, per quanto riguarda il doppiaggio, oltre che una localizzazione di menu e sottotitoli in numerose lingue, non ultima - o forse sì - quella italiana.
Il 2 marzo 2021 è prevista la pubblicazione di una versione migliorata del software, per PlayStation 5, che sarà disponibile gratuitamente per tutti i possessori dell'edizione PS4; purtroppo, però, le dichiarazioni ufficiali hanno evidenziato che i file di salvataggio delle due generazioni non saranno compatibili.
Al netto di queste leggere sbavature, Yakuza: Like a Dragon è un eccellente nuovo inizio per la saga. I neofiti e curiosi possono tranquillamente partire da questo capitolo, per poi recuperare i precedenti. Ai veterani e nostalgici, intimoriti dalle novità introdotte in Like a Dragon, non possiamo che rivolgere una supplica: dategli una chance e non ve ne pentirete.