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Yurukill The Calumniation Games, la Recensione

Un bizzarro potpourri di generi e meccaniche nella recensione di Yurukill: The Calumniation Games.

Homura Kawamoto, l’autore del manga Kakegurui, debutta nel mondo del videogioco firmando assieme a Hikaru Muno il soggetto di Yurukill: The Calumniation Games, titolo in bilico tra visual novel, escape game e action (con sezioni shoot ‘em up a cura di G. Rev) sviluppato da IzanagiGames e pubblicato da Nippon Ichi Software.

Come nella miglior tradizione degli escape game, ci risvegliamo in un posto sconosciuto (che scopriremo ben presto essere una nave) senza avere la minima idea di come ci siamo finiti. La sorpresa, tuttavia, dura poco: l’eccentrica Binko ci dà il benvenuto agli Yurukill Games, una competizione che si svolgerà in un peculiare parco divertimenti chiamato Yurukill Land e che coinvolgerà diversi criminali che reputano di essere stati ingiustamente accusati e incarcerati.

Nei primi istanti di gioco vestiamo i panni di Sengoku, ventinovenne accusato di aver compiuto un omicidio di massa e per questo condannato all’ergastolo, che riceve un biglietto nella propria cella mentre i giocatori sono in viaggio per Yurukill Land. Leggendolo, Sengoku scopre che il vero autore del crimine di cui è accusato è tra gli altri partecipanti al gioco.

Durante le fasi shoot ‘em up dovremo sfondare le difese mentali dell’avversario per convincerlo della nostra innocenza.

Una volta arrivati nel parco divertimenti, Binko dà il benvenuto ai concorrenti, ora divisi in gruppi, e spiega loro le regole del gioco: ogni team dovrà affrontare delle prove all’interno delle diverse attrazioni di Yurukill Land, ovviamente cercando di rimanere in vita, e sconfiggere così tutte le altre squadre. Chi vincerà riceverà la grazia per il reato del quale è stato accusato ingiustamente, e nel raggiungimento di questo obiettivo Sengoku si dedica anche alla ricerca del criminale che lo ha incastrato.

In ogni gruppo, oltre al Prigioniero, c’è un Esecutore, ovvero una persona che ha la facoltà di uccidere in qualsiasi momento il proprio compagno di team. A che pro liberarsi del proprio compagno di squadra in una competizione basata sulla cooperazione tra i membri? Una amara rivelazione arriva già nel primo capitolo della storia: ogni Esecutore è una delle vittime toccate dal crimine commesso dal Prigioniero. Quest’ultimo dovrà convincerlo, prova dopo prova, della sua innocenza nel tentativo di non perire a causa dell’Esecutore.

Con queste premesse narrative, in cui riecheggiano i temi e le dinamiche della serie Netflix Squid Game, si sviluppano i capitoli della storia, i quali si suddividono in sezioni ben precise e che ritroviamo in tutte le parti di Yurukill: The Calumniation Games. Dopo una prima parte dialogica da visual novel (con delle sporadiche opzioni di dialogo), entriamo nel vivo delle diverse prove affrontando una sezione puramente escape game. In questa fase i personaggi esploreranno le attrazioni del parco divertimenti in cui è ricreata la scena di ogni crimine, alla ricerca di indizi per risolvere gli enigmi al loro interno.

Durante le fasi shoot ‘em up dovremo sfondare le difese mentali dell’avversario per convincerlo della nostra innocenza.

Al termine di questa porzione di capitolo troviamo il Maji-kill Time, una sorta di interrogatorio nello stile di Danganrompa in cui il Prigioniero deve rispondere correttamente alle accuse del proprio Esecutore per avere salva la vita.

Ma la grazia è solo temporanea: infatti, la sezione successiva prevede un combattimento tra Prigioniero ed Esecutore in una sequenza di gioco shoot‘em-up bullet hell, concretamente possibile grazie a una particolare tecnologia presente a Yurukill Land, intervallata da quiz in cui dovremo ricostruire il crimine in base agli elementi in nostro possesso e convincere nuovamente l’Esecutore della nostra innocenza.

Se siete arrivati fino a questo punto della recensione, avrete notato come Yurukill: The Calumniation Games non sia un gioco facile da riassumere in una manciata di parole né un titolo che si possa inquadrare in un genere ben definito. Elementi narrativi, sezioni di gioco dal tono mystery e meccaniche action si fondono in un mix che sembra voler essere complicato per il puro gusto di esserlo e senza che questa scelta di game design abbia un’effettiva motivazione logica.

Durante le fasi shoot ‘em up dovremo sfondare le difese mentali dell’avversario per convincerlo della nostra innocenza.

Dopo il primo capitolo in cui seguiamo le vicende di Sengoku e la sua Esecutrice Rina, scopriamo tutte le carte celate sul tavolo venendo a sapere che gli Esecutori sono vittime che andranno convinte più volte nel corso del gioco. Il legame empatico che creiamo inizialmente con Sengoku si viene bruscamente a spezzare nel momento in cui continuiamo a cambiare squadra e, di conseguenza, punto di vista sulla narrazione. Sebbene in questo modo sia possibile apprendere qualcosa in più sulle vicende di tutti i personaggi, l’effetto sorpresa è quasi del tutto assente: sappiamo già cosa aspettarci nel capitolo successivo sia in termini di contenuto che di meccaniche.

Yurukill: The Calumniation Games non brilla inoltre per originalità nel game design, tra enigmi molto semplici e sezioni shoot‘em-up poco ispirate. Queste ultime sono la vera grande pecca del titolo: potevano rivelarsi un piacevole momento di stacco dopo aver assimilato interminabili sequenze dialogiche, ma le continue interruzioni per rispondere ai quiz sulla storia tranciano il pacing di quella che dovrebbe essere la parte del gioco più frenetica e scorrevole.

In una produzione in cui la morte sembra essere sempre in agguato, stando alla storia, è sì possibile incorrere in dei game-over volti a punire le scelte sbagliate del giocatore, obbligandolo (spesso tramite puro trial and error) a ripetere la sequenza incriminata. Questo risulta particolarmente frustrante nei Maji-kill Time, dove basta una sola scelta sbagliata per fallire la prova.

Durante le fasi shoot ‘em up dovremo sfondare le difese mentali dell’avversario per convincerlo della nostra innocenza.

A coronare l'offerta di Yurukill: The Calumniation Games, che non è localizzato in italiano, ci pensano numerosi bug e momenti di lag (nella versione PS4 da noi testata) che rendono ancor più farraginoso l’avanzamento nel gioco, il che è sorprendente perché siamo davanti a un titolo dalla grafica decisamente scarna e non degna di nota (eccezion fatta per il character design) che non dovrebbe avere alcun problema a girare su qualsiasi tipo di console.

Nonostante le premesse narrative potenzialmente interessanti e i talent prestigiosi coinvolti nel progetto, Yurukill: The Calumniation Games non riesce a guadagnarsi un posto di riguardo nel panorama delle visual novel provenienti dal Paese del Sol Levante - anche tra quelle di nicchia - forse per aver messo troppa carne al fuoco, forse per non averne messa abbastanza.

4 / 10