Zanki Zero: Last Beginning - recensione
La storia di otto peccati, in un ciclo eterno di redenzione e morte.
Il pedigree di Zanki Zero: Last Beginning non può lasciare indifferente una certa fetta di videogiocatori: da una parte, il titolo è stato sviluppato con il contributo di uno staff che in passato ha partecipato alla realizzazione dei due Etrian Odyssey e Shin Megami Tensei: Strange Journey; dall'altra abbiamo nomi anche più riconoscibili grazie al successo della saga Danganronpa, come Yoshinori Terasawa and Takayuki Sugawara, rispettivamente Producer e Creative Director di Zanki Zero: Last Beginning.
Il retaggio degli sviluppatori di Zanki Zero: Last Beginning si sente eccome e non è un caso che il prodotto finito presenti una struttura da dungeon crawler in prima persona, con l'accompagnamento di una trama verbosa come quella una visual novel. Come se non bastasse, la componente survival del titolo è molto più che di contorno, visto che la sopravvivenza - ma soprattutto la morte - degli otto protagonisti è la chiave per il superamento di ogni ostacolo e la scoperta della verità dietro il loro destino e quello toccato al mondo.
La storia di Zanki Zero: Last Beginning si apre con un suicidio sul posto di lavoro e i toni non si schiariscono particolarmente con l'avanzamento del gioco, anzi: pur se alleggerito di qualche scena in cui sono coinvolti minorenni nella versione per il mercato occidentale, Zanki Zero: Last Beginning non si fa problemi a mostrare violenza fisica e verbale, oltre a comportamenti socialmente tossici a tutto tondo.
È un "peccato" che la qualità grafica e d'animazione dei filmati d'intermezzo sia piuttosto bassa e buona parte dei filmati riguardanti il background dei protagonisti (che sono senza dubbio quelli più intriganti ai fini narrativi) si limitino quasi del tutto a semplici ombre e fondali bidimensionali... una scelta certamente anche stilistica ma che poteva essere comunque realizzata in maniera migliore.
La caratterizzazione dei personaggi principali supera il test d'ingresso ma finisce promossa con un voto basso: gli otto protagonisti sono tutti molto diversi fra loro ed evitano con eleganza - quasi - tutti gli stereotipi tipici delle opere d'intrattenimento giapponesi; purtroppo a un concept narrativo convincente non si accompagna un character design abbastanza ispirato e il risultato finale rischia d'essere insipido per molti palati, specialmente quelli abituati allo stile ormai iconico dei Danganronpa.
L'intreccio di Zanki Zero: Last Beginning è ben pensato, con informazioni e rivelazioni ben distribuite nel corso di tutta la durata del gioco; i due personaggi dello show televisivo Extend TV sono simpatici e accattivanti e portano in scena siparietti divertenti, maliziosi e inquietanti, che strizzano l'occhio a Monokuma di Danganronpa.
L'intero setting di Garage Island e dei vari dungeon sa affascinare, per quanto il risultato 3D non gli renda meritata giustizia. Le conversazioni di Zanki Zero: Last Beginning sono parzialmente doppiate tanto in inglese quanto in giapponese, ma come spesso accade per i software di nicchia manca una localizzazione italiana di menu e sottotitoli.
Il gameplay di Zanki Zero: Last Beginning fonde il classico dungeon crawling in prima persona con trappole ed enigmi ambientali, a meccaniche del tradizionale survival: salute, livello di stress e bisogni fisiologici andranno monitorati per ciascun personaggio, evitando il loro progressivo indebolimento.
I dungeon sono esplorabili con un party di quattro elementi attivi, più altri quattro di riserva, il cui scopo principale è quello di sopperire al limite di peso trasportabile, che se raggiunto o superato impedisce ai personaggi schierati di muoversi, ma non a quelli "in panchina". Gli scontri forniscono punteggio per la Extend Machine (di cui parleremo tra pochissimo) e i classici punti esperienza, grazie ai quali si accresceranno le statistiche difensive e offensive di ogni protagonista, e punti abilità, da investire nell'apposito menu.
Aumentando la capacità di sopravvivenza si sblocca la possibilità di cucinare (che anche in questo caso offrirà bonus temporanei a determinati parametri) e creare infrastrutture all'interno di Garage Island, come un banco di lavoro per potenziare le armi, un deposito per gli oggetti in eccesso... o un bagno più pulito per assolvere le proprie funzioni corporali senza che lo stress aumenti.
Ciliegina sulla torta è il Clione, parassita misterioso (e ovviamente tentacolare per la gioia di ogni "otaku") che fornisce attacchi particolarmente potenti al fortunato (?) personaggio sottoposto all'impianto. Esistono Clioni offensivi e difensivi, ma in entrambi i casi l'uso aumenta la Corruzione del portatore e un abuso della meccanica porta inevitabilmente alla morte del personaggio.
O, per esser più precisi, a una delle oltre cento maniere diverse di morire che Zanki Zero: Last Beginning mette a disposizione del giocatore. La morte è una meccanica chiave del gioco e che si tratti di vecchiaia, avvelenamento o per una trappola, il risultato finale sarà in ogni caso l'ottenimento di un Shigabane che renderà più potente l'eroe sconfitto non appena verrà resuscitato... o meglio, "esteso".
La misteriosa macchina arcade di Garage Island nasconde al suo interno molto più di un record da battere e permette infatti di creare un clone del personaggio caduto, mantenendone inalterati i ricordi e le abilità sbloccate con la semplice pressione di un tasto e il consumo di parte del punteggio ottenuto combattendo ed esplorando.
Esiste però un rovescio della medaglia: in quanto cloni imperfetti, gli otto protagonisti posseggono una speranza di vita di circa due settimane, al termine delle quali moriranno di vecchiaia.
Le fasi della vita dei personaggi non sono semplice flavour e influenzano le loro abilità in combattimento. È interessante pensare di costruire un party basandosi non solo sui membri del gruppo, ma anche sul loro arco di vita.
La combinazione di tutti gli elementi sopracitati potrebbe portare a un amalgama unico, particolare e complesso e Zanki Zero: Last Beginning può anche regalare grosse soddisfazioni, specialmente ai livelli di difficoltà superiori.
Purtroppo il sistema di combattimento è l'aspetto meno riuscito. Già la sola idea di partenza lascia abbastanza perplessi, ovvero basare un combattimento puramente action all'interno di un'ossatura che per design è pensata per scontri a turni. I limiti di movimento del giocatore rendono ogni scontro una sfida per la vita, ma nella maniera peggiore e meno divertente.
A creature povere di poligoni e poco ispirate si affiancano animazioni mediocri e prive di qualunque forma di leggibilità e anche l'uso di attacchi congiunti o dei Clioni aggiunge poco o nulla a un sistema poco pratico, ripetitivo e macchinoso. Solo qualche boss riesce a sfuggire al giudizio negativo, ma si tratta di casi isolati e comunque calati in un combat system che, semplicemente, non funziona.
A sopperire al parziale disastro interviene il nuovo livello di difficoltà, concepito per la versione occidentale del titolo, che rimuove ogni nemico opzionale dalle mappe di gioco e azzera i bisogni fisiologici dei protagonisti; in questo modo, il giocatore può concentrarsi sulla narrazione e "rushare" di dungeon in dungeon senza pericolo di sconfitta, visto che i boss di fine livello moriranno con un colpo solo.
In questo maniera anche chi non apprezza il gameplay di Zanki Zero: Last Beginning può comunque godere della storia e raggiungere il finale del gioco, ma il prezzo da pagare è l'azzeramento delle componenti survival e di crafting: è un peccato che a causa di un elemento poco riuscito del titolo, la soluzione trovata dagli sviluppatori sia stata quella di rimuoverne due.
Zanki Zero: Last Beginning è un gioco pieno di buone idee, alcune ben sviluppate, altre meno convincenti. Combinando più generi videoludici diversi, il rischio è di non soddisfare pienamente nessuno, ma nonostante queste problematiche il gioco ha tutto il potenziale per non finire facilmente nel dimenticatoio.