Zombieland: Doppio colpo - recensione
Splatter con ironia.
Se Dracula lo ha inventato Bram Stoker e in seguito il personaggio è stato declinato in infiniti modi dall'industria dell'intrattenimento, è storia che gli zombie siano una creazione di George A. Romero, cosicché tutti i lavori seguenti, cinematografici o letterari, sono in debito di riconoscenza verso un indiscusso maestro. Fra le opere di derivazione ci sono stati episodi più o meno brillanti, capaci di rinnovare il genere, accentuando, contaminando, parodiando le caratteristiche di storie dalle trame elementari, ma suscettibili di implicazioni anche politico/sociali, sempre però molto splatter per il divertimento degli amanti dell'horror tradizionale.
Dopo vari aggiornamenti e sempre nuovi titoli e nuove variazioni a certificare l'immarcescibile appeal dell'argomento, nel 2009 era arrivata una gradevole commedia, Benvenuti a Zombieland. Costato solo 23 milioni di dollari, il film aveva riscosso un tale inaspettato successo da indurre i produttori a mettere in cantiere un sequel che però ha tardato quasi 10 anni per arrivare. Il film già allora non pretendeva di riscrivere la storia degli zombie-movies ma si era ricavato un suo piccolo culto, nel riuscito mix di generi, demenziale ma romantico, splatter eppure sentimentale, con una sua spiritosa satira sulla Way of life americana, incarnata nella tipologia dei suoi diversi personaggi. Il Double Tap del titolo originale di questo sequel, correttamente Doppio colpo in italiano, si riferisce a una delle infinite regole di sopravvivenza messe a punto da uno dei protagonisti, il nevrotico Columbus, ma in effetti di vitale importanza come tutte le regole ragionevoli (forma fisica, il doppio colpo per accertarsi sempre che lo zombie sia proprio "finito", attenzione ai bagni pubblici, cinture di sicurezza sempre ben allacciate e così via). C'è anche la regola "mai fidarsi dei videogiochi su licenza", che nel caso di Zombieland Double Tap Road Trip è perfettamente rispettata. Qualcuna però, ogni tanto, può anche essere infranta.
Grazie all'anomala Famiglia di sopravvissuti che si era creata, durante le folli avventure alla ricerca di un luogo dove sopravvivere, il primo film si era chiuso con la travolgente mattanza nel parco di divertimenti Pacific Playland a Los Angeles, con il gruppetto ormai indivisibile a decidere verso quali altri lidi salpare, verso quali nuove avventure, in un modo popolato quasi totalmente da zombi. Che nel film odierno scopriamo essersi suddivisi in tre grosse categorie: ci sono gli Homer (i più tonti), gli Hawking (gli astuti) e i Ninja, più letali. Ma una nuova specie, inarrestabile, detta Terminator si sta sviluppando. I Nostri in dieci anni hanno stretto i loro rapporti, ma se Wichita (Stone) e Columbus (Eisenberg) sono ancora innamorati, Little Rock (Breslin), ormai giovane donna, mostra segni di insofferenza nei confronti di Tallahassee (Harrelson), che ormai ha conseguito lo stato di "Father Figure" nei confronti dell'ex ragazzina. Che, come affermazione della propria indipendenza, non trova di meglio che fuggire con un sopravvissuto, un hippie pacifista e suonatore di chitarra, roba da far sclerare Tally come qualunque padre che si rispetti.
Anche Wichita e Columbus passano il loro momento di crisi, causa l'ingresso nel gruppo di Madison, una "dumb blonde", incredibilmente sfuggita agli zombie, che sembra una vera oca giuliva. Come nel film precedente, i nostri ripartivano all'avventura dopo un soggiorno nella villa di Bill Murray, questa volta si fermeranno per un po' addirittura alla Casa Bianca. Dovranno però rimettersi on the road, in un viaggio all'inseguimento di Little Rock che li porterò nella casa di Elvis, a Graceland. Là avverrà l'incontro "fatale" con Nevada, una Vera Donna con gli attributi (chi se non Rosario Dawson), che farà finalmente battere il cuore del rude Tallahassee, fino a quel momento uomo da tre sole passioni: le merendine Twinkies ma in incarto giallo, non rosa, le Cadillac ed Elvis, come dubitarne. In tutta questa demenziale commedia romantica, come si pongono gli zombie? Legano benissimo il tutto, producendo fughe e ritorni, contagi e ammazzamenti, come in qualunque zombie-movie che si rispetti, in un mix nuovamente riuscito, che trova anche questa volta la sua apoteosi nel massacro finale.
Che avverrà nell'Isola felice del popolo hippie, asserragliato vanamente dietro alti recinti, ma privo di armi che sono state fuse per farne ciondoli pacifisti. Come salvarsi dall'orda famelica? Alla fine dei titoli di coda, assolutamente da non perdere una lunga sequenza con Bill Murray che si rifà al film precedente (diciamo solo che c'entra Garfield il gattone). Alla sceneggiatura di nuovo Rhett Reese e Paul Wernick (che nel frattempo avevano fatto i due Deadpool, oltre alla serie Wayne e si riconosce la mano), con la collaborazione di Dave Callahan (I mercenari, Godzilla), e alla regia ancora Ruben Fleischer (Gangster Squad, molte serie tv e Venom), che dirige con ritmo la commedia e con senso spettacolare l'azione. La narrazione è punteggiata dalle famose "regole" di Columbus e da esilaranti "record" relativi all'uccisione più spettacolare di zombie da parte di umani, fra le quali un inatteso uso della Torre di Pisa.
Punto di forza del film è un cast composta da attori che in questi anni hanno preso strade diverse, ma che si sono prestati con convinzione per il sequel. Emma Stone è decollata verso la celebrità, senza più sbagliare un film, per arrivare a quel La La Land che l'ha catapultata nell'Olimpo dei divi veri. Abigail Breslin, dopo l'esordio clamoroso in Little Miss Sunshine, ha perso un po' di smalto, nel difficile processo di crescita che devono affrontare tutti gli attori bambini quando fanno il salto nell'adolescenza e nella prima giovinezza. Ha però continuato a lavorare ma in film di non grande rilievo.
Jesse Eisenberg, lo sfigato cronico, il musone nevrotico, sempre stretto nelle sue spallucce, l'inevitabile nerd simil-autistico, dopo il successo di The Social Network e Now You See Me e la partecipazione come Lex Luthor a Dawn of Justice, si è un po' defilato. Le nuove entrate sono la logorroica biondina di ferro Zoey Deutch (The Politician); l'hippie/bel tenebroso Avan Jogia (Now Apocalypse); lo spassoso cowboy Albuquerque (Luke Wilson), accompagnato dal nerd Flagstaff (Thomas Middledirch, protagonista della serie Silicon Valley), con il quale forma una buffa coppia che rifà il verso a quella composta da Tallahassee e dal suo "protetto" Columbus.
Teniamo per ultimo Woody Harrelson, che giganteggia. Già era un mito nel 2009 ma in questi anni ha pure aumentato il suo carisma, con una scelta di film sempre perfetta, qui divertente e divertito nella sua satira del vero macho, criticabile certo, ma quando ci vuole, ci vuole. Sarà un messaggio politico? No per favore, evitiamo. Per essere davvero apprezzato, Zombieland: Doppio colpo meriterebbe un veloce ripasso del primo episodio, senza si rischia di perdere il gusto di alcune citazioni e soprattutto della scena post credits.
Inoltre più che mai consigliamo la visione in originale, perché il doppiatore di Harrelson non è lo storico Roberto Pedicini e può essere traumatico. Ma ribadiamo che pur ripetendo uno schema, replicando un meccanismo, il film riesce a divertire grazie alla scrittura dei personaggi, con una storia che rimanda a molti teen movie stile Road Trip o Sex Drive, solo che intorno volano frattaglie varie, condita inoltre da ottimi effetti speciali, battute azzeccate, situazioni assurde, un ritmo sempre sostenuto e scene d'azione incalzanti. Ci avesse pensato Cameron, mentre faceva il sequel di Terminator....