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3D Dot Game Heroes

Le tre dimensioni di un pixel.

3D Dot Game Heroes rende omaggio a un concetto di gioco vecchio stampo che ha riempito le nostre console per una decade (il Legend of Zelda originale, per essere precisi, è citato in maniera più evidente rispetto agli altri classici della generazione NES) e reinventa quella pixel art in un magnifico 3D. Una sorta di operazione nostalgia, per quella generazione di videogiocatori giapponesi che ha ormai passato i trent’anni e che trova in 3D Dot Game Heroes tutto il fascino, il suono e la grafica degli 8-bit.

È sorprendentemente fantastico, e non stiamo parlando soltanto di pura nostalgia. C’è seriamente da dargli un’occhiata.Tutto è realizzato da una serie di cubi 3D “foderati” da pixel. I mostri e la vegetazione si disintegrano quando vengono colpiti con una spada, frantumandosi in mille pezzi che riempiono lo schermo. Nel frattempo, alcuni cubetti finiscono nell’acqua e alcuni piccoli personaggi costruiti anch’essi da pixel 3D tornano nelle loro case sfruttando i due frame d’animazione che supportano la loro andatura.

Anche l’aspetto sonoro è allo stesso tempo molto piacevole, con quattro o cinque note che sono state riprese direttamente dal tema di Zelda, come d’altronde gli stessi effetti audio ripescati dal mondo NES. C’è molto amore e dedizione per quei tempi, cosa che rende il tutto molto più di un semplice facsimile.

Non ci vuole molto per capire che Silicon Studio ha lasciato il vecchio gameplay praticamente intatto. Quando si affronta il primo dungeon e si trova un boomerang, è difficile trattenere il sorriso, ma nel momento in cui si affronta il terzo o il quarto dungeon l’effetto sorpresa comincia a diminuire.

I dungeon che dobbiamo visitare sono evidenziati sulla mappa, ma soltanto quelli. Un’altra caratteristica vecchio stile che può portarvi a perdere ore ed ore per trovare ciò che cercate.

3D Dot Game Heroes non ironizza il gameplay allo stesso modo in cui cita l’aspetto grafico e sonoro di quei giochi. È difficile descrivere esattamente la direzione che il gioco prende, ma questo suo essere a volte indecifrabile è uno dei suoi aspetti migliori, come del resto il suo omaggiare satirico che accompagna questa rivisitazione in pixel art.

In molti si sono chiesti se questa ironia sia divertente e la risposta è senz’altro affermativa. Torna, inoltre, quella semplicità basilare tipica dei vecchi giochi: un pulsante per colpire con la spada, mentre gli altri sono dedicati all’uso degli oggetti o delle magie.

Possiamo gironzolare con uno dei tanti personaggi messi a disposizione dal gioco (ma possiamo crearne uno nostro), facendo a pezzi le creature mostruose che ci sbarrano il cammino, distruggendo delle parti di scenario che nascondono passaggi segreti, tracciando la nostra strada lungo sei diversi dungeon, all’interno dei quali bisogna risolvere puzzle, sconfiggere boss con l’obiettivo di riunire sei pietre magiche e salvare il mondo. Ogni dungeon contiene un oggetto che rende poi esplorabile una nuova parte della mappa. Vi suona familiare?

Il sistema di combattimento prevede una spada che possiamo ruotare a 360 gradi con lo stick analogico e che si può migliorare (in dimensioni e potenza) portandola da un fabbro. Alcune spade sono nascoste lungo la mappa di gioco, nelle caverne dei dungeon oppure in piccoli luoghi nascosti apparentemente impossibili da raggiungere.