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Alan Wake

Remedy resta nell’ombra...

Dopo poche ore emerge una linea guida piuttosto evidente. Le missioni richiedono sempre di andare dal punto A al punto B, sconfiggendo i nemici, raccogliendo le munizioni, collezionando pagine del manoscritto e avviando i generatori lungo la strada. Le scarse abilità di salto e arrampicata di Alan fanno in modo che l'esplorazione dei livelli sia piuttosto lineare, con semplici enigmi che generalmente consistono nel raggiungimento di un particolare interruttore da attivare per liberare il percorso.

È presente anche qualche fase di guida, ma si tratta di momenti di gioco caratterizzati da un gameplay abbastanza grossolano, al punto da far pensare di trovarsi di fronte agli avanzi dei giorni in cui Alan Wake era pensato come un titolo open-world. L'auto si controlla piuttosto bene, ma il suono del motore è pessimo, e in alcune situazioni ci si ritrova a guidare da soli lungo la strada, senza alcuna traccia di altre auto o dei nemici, stuzzicati dall'idea di abbassare completamente il volume della tv per risparmiare alle proprie orecchie una tortura non necessaria.

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Nonostante tutto questo, è difficile non sentirsi dispiaciuti per Alan Wake (per il gioco, non per il protagonista, che con la sua mente contorta e melodrammatica pensa che la cosa migliore da fare, dopo la scomparsa della moglie, sia quella di non chiamare la polizia). Remedy ha lavorato sodo per realizzare un gioco rifinito, con un aspetto estetico di impatto e un sistema di combattimento nuovo e ben studiato. Da questo punto di vista Alan Wake è assolutamente un successo, e se fosse uscito tre anni fa sarebbe stato naturale raccomandarlo come un solido e convincente action-adventure.

Col passare del tempo, però, i generi dei giochi si sono evoluti. Titoli come BioShock hanno mostrato come una trama originale e coinvolgente possa essere raccontata in modo innovativo. Produzioni come Uncharted 2 hanno dato ai giocatori una realizzazione tecnica eccezionale, condita da una grande varietà di gameplay e ambientazioni. Con Heavy Rain, Quantic Dream ha infranto le regole narrative, costringendo il giocatore non solo a pensare prima di premere il grilletto, ma anche ad assaporare le sensazioni che derivano da ogni azione.

Considerando le prime dichiarazioni relative al progetto, con l'open world, lo scorrere del tempo e le trombe d'aria, di passi indietro ne sono stati fatti fin troppi.

In confronto, Alan Wake è stanco e derivativo. Ogni cosa appare vecchia, dal level design lineare all'assurdità degli enigmi con gli interruttori e allo stile visivo. Ci sono tante sequenze narrative fantasiose, un doppiaggio drammatico e inquadrature dal taglio cinematografico, ma anche se Alan Wake fa un buon lavoro per cercare di fingersi un film (o una serie tv, vista la struttura a episodi), giocandolo ci si sente come se si stesse di fronte a un film mediocre. A maggior ragione dopo essere giunti al finale (niente spoiler, tranquilli), che non può che far pensare: “quindi avrei affrontato l'inferno per QUESTO?”.

Ad ogni modo, c'è abbastanza materiale per un fine settimana di divertimento per tutti i fan degli action-adventure, che non siano alla ricerca di concetti innovativi e di varietà di gameplay, e che non si spaventino di fronte a una certa ripetitività. Alan Wake è un gioco accessibile e poco impegnativo, con un valido sistema di combattimento e un aspetto grafico accettabile. Non è certo un titolo originale, di sicuro non è nulla di eccezionale, ed è un vero peccato che non sia uscito alcuni anni fa.

7 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Alan Wake

Xbox 360, PC

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