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ArmA II: Operation Arrowhead

Bersaglio colpito con successo.

Quando uscì Arma II, restammo tutti affascinati dal lavoro svolto dai ragazzi di Bohemia Entertainment, che erano riusciti a dotare il proprio gioco di un livello di realismo estremamente raro per il mercato dell'intrattenimento elettronico.

Sotto alcuni punti di vista, infatti, la simulazione bellica in questione poteva perfino far storcere il naso ai giocatori tradizionali, che avrebbero potuto trovare proibitivo il livello di difficoltà dell'esperienza e la mancanza di ritmo dovuta al realismo estremo dell'insieme.

Con Operation Arrowhead, i programmatori hanno continuato (sapientemente) lungo la stessa strada, andando a creare un nuovo scenario dove gettare i giocatori affamati di scontri a fuoco e tattiche di guerriglia.

L'azione di Operation Arrowhead si svolge tre anni dopo le vicende di Arma II, nell'ennesimo paese fittizio utile ai programmatori per narrare complessi intrecci fantapolitici, senza per questo trovarsi nella scomoda posizione di dover avere a che fare con la triste realtà storica.

Pilotare un elicottero da combattimento è estremamente difficile, ma è inutile dirvi quanti vantaggi garantisca un letale attacco aereo.

Teatro degli scontri a fuoco, quindi, è il Takistan, paese caratterizzato da vaste zone desertiche, da una corposa componente montuosa e da numerosi agglomerati urbani più o meno vasti. In questa cornice il giocatore deve portare a termine una vasta gamma di missioni, che prevedono anche la costante interazione con gli abitanti del luogo per cercare di instaurare un rapporto di reciproca fiducia.

Il comportamento sul campo di battaglia, quindi, risulta essere fondamentale per garantirsi una relativa tranquillità all'interno dei confini del Takistan. Vestendo in tutto e per tutto il ruolo dei pacificatori, infatti, è possibile ottenere la simpatia degli abitanti del luogo, arrivando perfino a trovare dei preziosi alleati fra le varie fazioni di guerriglieri che popolano la zona.

Al contrario, un comportamento scellerato che non tenga minimamente conto di eventuali vittime fra i civili, o della distruzione di case e strutture importanti per i cittadini, può solo causare problemi, spesso anche da parte dei propri compagni di unità.

Il rapporto con i vari NPC presenti nel gioco è di vitale importanza. Un solo errore potrebbe mettere l'intera unità in una situazione pericolosa.

L'incredibile attenzione al realismo dimostrata dai programmatori, tanto esaltante durante gli scontri a fuoco o la pianificazione degli stessi, mostra però il fianco durante i frequenti spostamenti da una parte all'altra della mappa.

Nei vari Modern Warfare e Call of Duty, i viaggi dal punto A al punto B sono generalmente ignorati, e al giocatore vengono proposte unicamente le fasi cariche di azione e adrenalina. In Operation Arrowhead questo non accade, e spesso ci si trova a dover affrontare lunghi spostamenti per raggiungere il punto segnalato sulla mappa.

Fortunatamente, per far questo si può spesso contare su uno dei numerosi veicoli presenti nel gioco, capaci di restituire ai giocatori più pazienti, emozioni davvero forti. Imparare a pilotare un elicottero in Operation Arrowhead, infatti, può rivelarsi davvero difficile, ma l'impegno e la pazienza vengono premiati da alcune delle esperienze belliche più esaltanti mai provate in qualsiasi FPS.

Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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