Backbreaker
505 Games prova a placcare Electronic Arts.
Questo particolare schema di controllo permette infatti di eseguire gran parte delle azioni mediante il movimento dello stick destro, attraverso semplici inclinazioni e rotazioni che regolano passaggi e azioni di varia natura, come salti, spinte, finte e giravolte evasive.
Joypad alla mano questo schema di controllo si rivela, sì, semplice, ma al tempo stesso alquanto difficile da padroneggiare al meglio; l’esecuzione di specifici movimenti, come le giravolte evasive citate poc’anzi, richiede infatti una discreta precisione o il rischio è di ritrovarsi ad eseguire movimenti o azioni del tutto inadeguate a una specifica situazione.
Un altro elemento da considerare è il tempismo necessario per gran parte delle azioni, specie per le finte e le cariche volte a sfondare i blocchi nemici. Trattandosi di un gioco che dona ampio spazio alla fisica, è infatti necessario valutare attentamente la posizione del proprio atleta in relazione a quella degli avversari prima di eseguire qualsivoglia azione o i risultati potrebbero essere ben diversi da quelli sperati. Al di là di tutto, una volta padroneggiate le varie dinamiche di gioco l’esperienza si dimostra divertente e soprattutto gratificante tanto per gli esperti quanto per eventuali utenti casual.
Come testimonia la particolare inquadratura posta proprio dietro le spalle del giocatore utilizzato, gli sviluppatori sono inoltre riusciti a rendere lo svolgimento delle varie fasi, siano esse offensive o difensive, ancor più esaltanti rispetto a quanto non siano quelle proposte dalla concorrenza. Nel caso in cui ci si trovi ad esempio a difendere, caricando magari il quarterback prima che possa lanciare, il risultato è davvero emozionante perché ci si sente nel cuore del gioco, e lo stesso vale per le situazioni dove si è chiamati ad attaccare.
L’intensità dell’azione è infatti palpabile anche ogni qualvolta ci si trovi a sfruttare degli schemi offensivi, specie quelli che implicano dei lanci da parte del quarterback; in casi come questi l’inquadratura si stringe ulteriormente sul lanciatore, zoomando al contempo sull’atleta verso cui si intende indirizzare il passaggio, e questo contribuisce a incrementare il coinvolgimento in maniera tutt’altro che marginale.
Questa inquadratura ha però un suo rovescio della medaglia, ovvero una sostanziale riduzione del campo visivo che, com’è facile intuire, riduce anche la visione di gioco e dunque la possibilità di sviluppare le proprie azioni con la stessa padronanza tipica di un qualsiasi Madden.