BioShock
Si torna a Rapture...
È strano tornare a recensire BioShock dopo quasi un anno. Ancora prima del suo rilascio su Xbox 360 e PC, questo gioco aveva largamente fatto parlare di sé, conquistando poi una vastissima platea di giocatori in tutto il mondo e alimentando infinite discussioni sul medium e sulla nuova generazione videoludica.
Nonostante ciò, tornare negli oscuri abissi di Rapture ci ha ispirati come fosse stata la prima volta, forse con un occhio lievemente più consapevole, ma ci ha comunque regalato le medesime fantastiche emozioni. La trama è senza alcun dubbio una delle più apprezzate nella recente storia dei videogiochi, e finalmente anche i pazienti possessori di PS3 si potranno addentrare in un mondo "nuovo", inquietante e meraviglioso al tempo stesso.
Il titolo vi vede nei panni di un uomo misterioso, che si ritrova a naufragare nell'oceano a seguito di un incidente aereo. Nuotando disperatamente in cerca di salvezza, vi ritroverete dinnanzi una strana struttura... La vostra ancora di salvezza si rivelerà subito essere l'entrata di Rapture, imponente città sommersa, nata dall'utopia dell'enigmatico Andrew Ryan e costruita quattordici anni prima. Rapture fu una sorta di esperimento sociale, l'idea di una nuova civiltà progredita e senza limiti. Percorrendo le sue rovine decadenti, scoprirete le cause che l'hanno portata verso l'abiezione e la disfatta. Quella che nei sogni di Ryan doveva essere una nuova umanità, geniale, creativa e libera da qualsiasi morale si è però trasformata in un incubo terribile, in cui pallide bambine frugano cadaveri sotto la protezione dei Big Daddy (enormi creature protette da uno scafandro), i medici deturpano i propri pazienti e i poeti massacrano in nome dell'ispirazione.
Dire di più sulle vicende che vi aspettano sarebbe un grave torto per tutti coloro che hanno avuto la tenacia di tenersi lontani da spoiler e indiscrezioni per quasi un anno. Non andremo oltre quindi, ma sappiate che Rapture nasconde molto più di quanto non si creda inizialmente. Ci spostiamo quindi sul versante tecnico. In un tempo in cui gli sviluppatori sembrano essersi infatuati di tonalità grigie e marroni, BioShock vi offre ambientazioni uniche, rigogliose di dettagli suggestivi, seppure inquietanti, malinconici e spesso profondamente macabri. Le costruzioni in stile deco, silenziose testimoni di un fasto perduto, sono esemplari delle atmosfere ambigue che respirerete una volta entrati nel vivo del gioco. Nascondersi in anfratti oscuri, e ascoltare i dialoghi (spesso deliranti) dei vari personaggi vi offrirà un senso di partecipazione che ci risulta difficile descrivervi. È qualcosa che bisogna vivere in prima persona, proprio come la visuale adottata dal gioco. Stesi al suolo, agonizzanti dopo uno scontro finito male, vi potrebbe persino succedere di sentire le scuse dei vostri nemici, sinceramente dispiaciuti per il modo brutale in cui vi hanno sconfitto. Sono momenti di tensione incredibile, e BioShock ne offre parecchi.
Si potrebbe quindi accennare alle differenze tecniche tra Xbox 360 e PlayStation 3, ma ammettiamo che da parte nostra non abbiamo notato nulla di seriamente rilevante. Quest'ultima versione destinata alla console Sony gira a 30 frame al secondo, senza sbavature o rallentamenti. In ogni caso, ci si può sempre rivolgere alle opzioni video presenti nel menù per ottimizzare al meglio il titolo secondo le proprie esigenze.
L'Unreal Engine è utilizzato in maniera egregia, e PS3 non sfigura di certo nei confronti della rivale targata Microsoft. Se da un lato il titolo richiede ora una installazione obbligatoria (ben 5 GB di dati su hard disk) dall'altro notiamo genericamente una più veloce esecuzione dei caricamenti.