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Call of Juarez: Bound in Blood

"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto..."

Il western è un genere che oggi non ha vita facile. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando John Wayne rappresentava un’icona del genere, o i film di Sergio Leone venivano osannati dal pubblico, che apprezzava al contempo le colonne sonore di Ennio Morricone e le interpretazioni di un giovane Clint Eastwood.

Probabilmente è anche per questo motivo che i videogiochi hanno fatto sempre fatica ad approcciarsi alla materia e a confezionare titoli degni di essere ricordati. Ubisoft e il team polacco Techland hanno puntato ad un’inversione di tendenza già due anni fa, quando il primo episodio di Call of Juarez raggiunse i negozi in versione PC e Xbox 360, mescolando al suo interno una miscela di trama e personaggi aderenti ai tipici clichè del genere, ambientazioni a tema e l'adrenalina tipica degli FPS. Il risultato non fece gridare al miracolo ma diede il margine sufficiente in vista della creazione di un seguito.

Questa seconda incarnazione riprende principalmente le meccaniche del primo capitolo, cercando di migliorarle rendendo l’esperienza di gioco più godibile nel complesso. Techland ha compreso che Ray, uno dei due protagonisti, era il tassello più importante dell’intero gioco, pertanto ha deciso di concentrarsi su quanto accadutogli circa vent’anni prima rispetto ai fatti del primo episodio. Si andranno quindi a ripercorrere le avventure dell'epoca, come combattente nel periodo della Guerra Civile americana e come bandito e fuorilegge.

La Guerra Civile americana fa da sfondo alle prime fasi di gioco, peccato che i fratelli McCall non siano propriamente dei soldati modello.

Il titolo cerca di risolvere molti dei problemi che erano riscontrabili in precedenza, pur sviluppandosi ancora una volta sulla tipica struttura a binari che storicamente appartiene agli sparatutto in soggettiva e che oggi continua ad essere portato avanti con successo da brand affermati come Call of Duty.

Ad affiancare Ray nello svolgimento delle missioni da compiere ci sarà il giovane ed esuberante fratello Thomas, anch’esso utilizzabile nel corso della storia, dotato di skill atletiche, predisposizione alle azioni stealth e utilizzo di armi di precisione che già erano proprie di Billy Candle nel primo capitolo, come ad esempio l’abilità di utilizzare arco e frecce o il lazo per raggiungere luoghi fuori portata. Le abilità di Ray saranno ancora una volta incentrate sui combattimenti a corto raggio e sullo sfruttamento della forza, così come di un arsenale che oseremmo definire “terra terra”, tra cui il classico revolver e il prezioso supporto della dinamite.

Entrambi i personaggi sono ora in possesso della cosiddetta Concentration Mode, attivabile dopo aver ucciso un sufficiente quantitativo di nemici. L’azione rallenterà per alcuni istanti, garantendo la selezione di molteplici obiettivi, che saranno inquadrati da un mirino di colore rosso e potranno essere abbattuti premendo a ripetizione il grilletto destro del pad, esattamente come se si avesse tra le mani un revolver.

La selezione del personaggio potrà essere fatta esclusivamente all’inizio di ogni nuovo capitolo. Sebbene probabilmente nelle premesse la componente stealth sarebbe dovuta essere potenziata, tale scelta non migliorerà sensibilmente questo aspetto del gameplay, che rimarrà in fin dei conti ancorato alle meccaniche più tradizionali basate sulla ripulitura degli scenari in modo ben poco silenzioso. Che poi se ci riflettiamo un attimo è proprio quello che avviene nei film: sparatorie a non finire, botte da orbi e legge del più forte a prevalere. Senza bisogno di andare a scomodare la selezione naturale.