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Call of Juarez: Bound in Blood

"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto..."

La sensazione è che tutto questo sia stato inserito per dare alcuni momenti di stacco ma la cura riposta in questi frangenti, unita al tipo di ambientazione, non certamente il più interessante e suggestivo del gioco, rendono vano il tentativo. Molto meglio le aree della Georgia o dell’Arkansas che si possono apprezzare nelle prime ore.

La trama è discretamente strutturata anche se, come in quasi tutti gli sparatutto in prima persona, funge sostanzialmente da sfondo all’azione che si attua sul campo. Peraltro i miglioramenti rispetto al primo capitolo sono visibili da questo punto di vista, basti pensare alla tensione delle vicende e ai dialoghi concitati, accompagnati dal delicato contesto storico e da alcuni colpi di scena inaspettati.

Le cut-scene sono supportate da un doppiaggio convincente ma da animazioni non particolarmente credibili e dinamiche. D’effetto invece gli intermezzi tra i capitoli, con la voce in sottofondo del terzo fratello, lo studente e seminarista William.

A fianco della campagna il multiplayer arricchisce l’offerta globale, siete pronti a far crescere a dismisura la taglia pendente sulla vostra testa?

Infine dobbiamo spendere alcune parole per il multiplayer che, oltre ad aggiungere una taglia sulla propria testa, incrementabile di pari passo con i successi ottenuti nelle sessioni online, introduce alcune modalità di gioco standard come Sparatoria (il classico deathmatch) e Ricercato (il deathmatch tutti contro tutti) e la modalità Leggende del West che suddivide i giocatori in due squadre, una di banditi e l’altra di sceriffi, impegnati a combattersi a vicenda. Ad arricchire il tutto una serie di classi sbloccabili e mappe che replicano famosi momenti di rilevanza storica.

Call of Juarez non sarà qualcosa di rivoluzionario ma la sua struttura ci è sembrata solida, capace di trasmettere le sensazioni che permeano l’immaginario legato al selvaggio West. Il ritmo scandito da ogni missione rende divertente vestire i panni dei fratelli McCall e la presenza della Concentration Mode arroventa ancora una volta l’atmosfera.

Si poteva fare di meglio per quanto riguarda lo sviluppo delle azioni stealth, ancora una volta sotto tono, così come per la componente cooperativa, ancora una volta assente, che avrebbe giovato per la longevità, vista anche la presenza di due personaggi. Gli amanti del genere spaghetti western non possono perdersi l’occasione di trasformare il proprio pad in un revolver, per tutti gli altri può essere un buon modo per staccare dagli FPS legati a scenari bellici contemporanei o futuristici super inflazionati.

7 / 10